ESCLUSIVA PG, Gianni Fossati: «Vi spiego chi era Carbunin»

Il figlio dell'ex presidente: «Preziosi doveva difendere Juric a Pescara. A Udine credo non ci sarà reazione»

Fossati Genoa
Gianni Fossati, figlio di Renzo

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Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Gianni Fossati. Il figlio dell’ex presidente rossoblù Renzo ripercorre assieme a noi gli anni di Carbunin, Gerolamo Craviotto, lo storico massaggiatore del Genoa. Poi un balzo nel passato di famiglia e nel presente del Grifo. Gianni Fossati è stato un importante giocatore di pallanuoto, attuale dirigente accompagnatore della Bogliasco Bene.

Per lei chi è stato Carbunin? «Era molto amico di mio papà essendo stato un grande appassionato di ciclismo, si allenava con Coppi. Fece di tutto per portarlo al Genoa, ci riuscì dopo qualche tentativo. Per Carbunin il calcio era un mondo nuovo ma s’inserì immediatamente. Era capacissimo ma anche una macchietta, teneva sereno l’ambiente. Nell’ultimo periodo, quando aveva un pò d’esaurimento, ricordo che diceva nello spogliatoio: ‘Ragazzi, vestitevi bene e tagliatevi i capelli, oggi viene a trovarci il Papa’. Un grande, o Carbunin».

Ci racconta un aneddoto? «Poco prima della finale scudetto di pallanuoto con Recco volli avere un parere di Carbunin. Mio papà lo raggiunse a Sant’Olcese e gli chiese un piccolo aiuto: era fortemente contrario a ogni forma di doping. Lo pregò in ginocchio e alla fine riuscì a trovare delle gocce che erano semplicemente degli eccitanti. ‘Io non la conosco, io non so chi è’ disse a mio padre. Era un menaggio continuo, specialmente quando un calciatore si faceva male».

Si narra che Aldo Spinelli si presentò da suo papà in Vespa per acquistare il Genoa: è vero? «L’interesse ad acquistare ci fu comunicato dal giornalista Cesare Lanza. In un tardo pomeriggio d’inverno mio padre mi disse: ‘Vai ad accogliere un signore, si chiama Aldo Spinelli, forse vuole il Genoa’. Piovigginava, si presentò in moto avvolto in un impermeabile bianco, altro che valige cariche di soldi o macchine con l’autista. Comprò il 30%, mio padre voleva che proseguissi io perché ero ben visto dalla tifoseria. In un solo mese capii che la convivenza con Spinelli era impossibile perché mio papà voleva presenziare alle riunioni mentre Aldo non lo voleva. Ero tra due fuochi e mi sentivo male».

Come finì? «Feci finta di vendere il mio 70% a un altro personaggio genovese, mio papà capì tutto ma stette al gioco. Spinelli intuì che il Genoa era un veicolo capace di far crescere il suo business portuale. Adesso è tutto diverso, i costi sono aumentati e capisco l’attuale posizione di Enrico Preziosi; preferisco che resti prima di finire in mano a nessuno».

Il famoso imprenditore genovese per il Genoa è una figura ormai mitologica? «Mio papà è nato povero, scavalcava le griglie dello stadio perché non poteva acquistare il biglietto. Acquistare il Genoa da Berrino fu per lui il coronamento di un sogno. Nella nostra città figure così non ce ne sono più, Genova è una città morta da questo punto di vista. Di cordate ne sento parlare da quarant’anni ma non si sono mai realizzate. Adesso è il momento ideale per acquistare il Genoa».

Torniamo al presente. Che idea si è fatto della stagione? «Juric doveva essere tutelato a Pescara, dopo un ottimo girone d’andata. Preziosi doveva andare negli spogliatoi e fare chiarezza, confermando il tecnico croato e mettendo fuori rosa qualche giocatore. Purtroppo non è successo, si sono concatenate altre sfighe come gli infortuni di Veloso e Perin. Da tifoso spero di vincere a Udine con tre gol, però non credo ci sarà una svolta. Il futuro deve essere di Pellegri e Biraschi».

Alessandro Legnazzi

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