Esclusiva PG, Gianfranco Zigoni: “Il Genoa è un mito incrollabile”

L'ex rossoblù: "George Best mi ha copiato. Che bello essere l'idolo di Faber"

Zigoni
Gianfranco Zigoni, suo il primo gol del Genoa al Cagliari in serie A

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Pianetagenoa1893.net incontra Gianfranco Zigoni e il prodotto che ne esce è un’intervista a tutto campo sul grande amore dell’istrionico calciatore trevigiano: il Genoa.

Facciamo un tuffo nel passato visto che oggi è il compleanno di Gigi Riva. 3 gennaio 1965, Genoa-Cagliari 1-1. «Gli faccio tanti cari auguri anche se l’ho visto di recente e devo dire che ne dimostra molti più di me (ride, ndr). Quella partita me la ricordo bene, segnò prima Gigi e cinque minuti dopo io su punizione, un tiro imprendibile per il mio amico Colombo. Purtroppo poi quella stagione finì con la retrocessione, credo anche a causa di alcuni intrallazzi nelle ultime giornate, ma non ho prove: un grande rammarico perché fummo presuntuosi in alcune partite (su tutte quella col Toro di Meroni)».

Che cos’è il Genoa per lei, Gianfranco? «Un mito che non avrà fine, come Fausto Coppi, Fabrizio De André o gli All Blacks di rugby (per cui nutro un tifo viscerale). È stato un onore aver indossato quella maglia, bellissima per colori e per il Grifone sullo stemma: ti confido un desiderio, prima di morire vorrei la stella. Segnare sotto la Gradinata Nord è stato un’emozione indescrivibile. Adoro Faber, è una passione che condividevo con Francesco Morini: la sua ‘Inverno’ e l’album ‘La buona novella’ sono meravigliosi. In un libro ho scoperto che io e Meroni eravamo i suoi idoli, che emozione».

Qual è il più grande ricordo che lei ha con il club più antico d’Italia? «I due derby vinti nella stagione ‘64-‘65, il primo addirittura in dieci perché si fece male il terzino Elio Vanara: in panchina sedeva Roberto Lerici, il mio padre sportivo. Poi anche un 3-1 in amichevole davanti a 30mila spettatori al Milan di Trapattoni, Rivera e Maldini: tre “margherite” di sinistro che non dimenticherò mai. Anche mio figlio Gianmarco ha deciso un derby mentre era nella Primavera con Perin e Sturaro».

Veniamo all’attualità, domenica ci sarà Cagliari-Genoa, Zeman contro Gasperini: Zigoni si sarebbe trovato meglio nel tridente del boemo o in quello del tecnico piemontese? «Con nessuno, sono sempre stato un ribelle senza schemi che fino a 15 anni non ha mai avuto un allenatore, altrimenti sarei diventato il migliore, come mi disse Ferruccio Valcareggi poco prima di morire. Con Zeman mai perché distrugge i giocatori e io di voglia d’allenarmi non ne ho avuta: sono nato in una luogo difficile dove giocare a calcio voleva dire divertirsi con gli amici. George Best mi ha ricopiato: credo d’aver giocato sempre al 30% del potenziale visto che mi bastavano cinque minuti per decidere una partita».

Ama ancora Genova? «Sì. Mi ha fatto un grande male vedere la città distrutta, alluvionata. Tutti dovrebbero voler bene a Genova e al Genoa: conosco il figlio di Mario Pantaleoni, calciatore rossoblù di fine Anni ’50, non si perde una partita casalinga del Grifone nonostante abiti a Trieste. Questo è vero amore».

Matri e Pinilla hanno avuto un grande inizio di stagione, però Gasperini non li ha mai schierati assieme dal primo minuto. Secondo lei sono incompatibili? «Solo il cane e gatto sono incompatibili. Questi giocatori sono fortissimi, Matri può svariare su tutto il fronte mentre Pinilla giocherebbe più in area viste le sue doti. Alla Juve avevo Heriberto Herrera che mi metteva in campo con De Paoli, Menichelli e Del Sol unico attaccante: vincemmo così il campionato sulla Grande Inter. Il segreto sta nel rincorrere gli avversari e sudare per i propri compagni anche se sei una punta».

Alessandro Legnazzi

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