ESCLUSIVA, Alfredo Franci: “Abbadie, mattatore del Milan. Perin è un grande portiere”

L'ex portiere del Genoa: "Ho imparato dai dualismi con Ghezzi e Lorenzo Buffon, sono restato in rossoblù nonostante il caso Cappello e la Serie B"

Una formazione del Genoa 1956-57. Abbadie è il terzo da sinistra. Franci, il penultimo in piedi .(gentile concessione della Fondazione Genoa)

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Voce squillante sebbene l’emozione dei ricordi inganni talvolta il flusso di parole. Lo spiccato accento fiorentino, la gorgia toscana che aspira alcune consonanti. Non ci sono dubbi, è proprio lui Alfredo Franci. Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva l’ex portiere del Grifone nel periodo ’56-’61 (cinquantatré presenze in rossoblù), quello coincidente con l’immortale leggenda di Julio Abbadie.

Franci, lei era in campo nel Milan-Genoa 1-5 del 25 maggio 1958. Che cosa ricorda? «Ho da poco compiuto ottantatré anni ma non posso scordare la gioia di quel pomeriggio. Fu un risultato utile alla nostra salvezza, sebbene sporcato dal rigore calciato da Alfio Fontana: per quanto mi riguarda sarebbe stato ancor più bello concludere sullo 0-5. La stagione fu positiva, andò tutto per il meglio».

Mattatore di quella partita fu Abbadie. «Ogni volta che Julio scendeva faceva sempre gol, sembrava che attraversasse un corridoio dritto verso la porta di Lorenzo Buffon. Abbadie era un grande giocatore, me lo ricordo bene».

Al Genoa ha vissuto parecchi dualismi: Ghezzi, Buffon e Gallesi. Come li ha affrontati? «Ho imparato anche da loro. La società aveva diversi accordi a causa di un mio infortunio alla mano. Al tempo Ghezzi e Lorenzo Buffon erano tra i migliori, ed erano del Genoa. Decisi di restare in rossoblù anche dopo il caso Cappello che ci relegò in Serie B con una decina di punti di penalizzazione. La mia carriera si è dipanata tra mar Ligure e mar Tirreno: ho raccolto diverse soddisfazioni dopo il mio ritiro a quarantadue anni e per questo sono contento di come sia andata».

Segue ancora il calcio moderno? «Certo, le mie due squadre sono Fiorentina e Genoa. Mattia Perin è un grande portiere, lo seguo sempre molto attentamente: si è ripreso alla grande dall’incidente dell’anno scorso. E’ bravo in tutto, gli invidio l’altezza: quando giocavo, un portiere di 1,72 come me era considerato alto, oggi sono tutti 1,9 se non di più».

Alessandro Legnazzi

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