Ecco i «Promossi&bocciati» della stagione: Perin e Gila trascinatori, Gasperini fondamentale

Portieri: Perin 8: Alzi la mano chi ad inizio stagione lo avrebbe inserito tra i 30 papabili per Brasile 2014. Tra questi, forse, non ci sarebbe nemmeno lo stesso Perin. La sua stagione tra i pali del Genoa è andata al di là di ogni più ottimistica previsione. Pensando, soprattutto, a quell’errore con la Fiorentina […]


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Portieri:

Perin 8: Alzi la mano chi ad inizio stagione lo avrebbe inserito tra i

30 papabili per Brasile 2014. Tra questi, forse, non ci sarebbe nemmeno lo stesso Perin. La sua stagione tra i pali del Genoa è andata al di là di ogni più ottimistica previsione. Pensando, soprattutto, a quell’errore con la Fiorentina che ai tempi mosse i primi dubbi nei suoi confronti: Liverani e Gasperini hanno avuto il merito di vederci lungo e confermarlo, lui quello di crederci ancora più di loro.

Possiamo dire di aver visto il portiere del Genoa più decisivo degli ultimi venti o, perché no, trent’anni? Con la garanzia della maglia azzurra, decisamente sì. Eroe Nazionale.

Bizzarri 6,5: Una presenza, una vittoria, zero gol subiti. Non si contano, invece, i consigli e gli accorgimenti da fratello maggiore per quel «novellino» di Perin. Quando si dice, per lui parlano i numeri. Usato sicuro.

Difesa:

Portanova 6,5: Prima parte di stagione rombante che ha portato il Genoa ad essere la terza miglior difesa del campionato. Poi l’infortunio, la partenza del compagno di sportellate Manfredini e, più di tutto, la conferma di De Maio. E i presunti dissapori con Gasperini, sino alla discussione maturata a Bergamo per la scelta di concedere la fascia da capitano a Gilardino. In tutto questo rimane immutato l’impegno in nome del popolo rossoblù che già dalla scorsa stagione aveva visto in lui le caratteristiche di uno di quei giocatori «da Nord». Che sotto la Nord, fosse per lui, ci rimarrebbe ancora a lungo.

De Maio 7: Una delle sorprese più liete del campionato. Reduce dalla stagione in cadetteria con il Brescia, il suo esordio in A non sembra dei più promettenti. Saranno il tempo e l’esperienza al fianco di navigati compagni di squadra a formare il carattere del centrale francese che, a suon di anticipi e chiusure puntuali, ha conquistato la fiducia del tecnico e dell’ambiente (oltre all’attenzione di alcuni top-club). Da gatto di marmo a leone ruggente.

Antonini 7: Chiusa la porta del Milan, si apre il portone che arriva dritto nel cuore dei tifosi rossoblù. Anche se la porta è quella tempestata di scudetti e Champions League del club più titolato al mondo. Al Genoa lo scudetto è la salvezza, il pallone d’oro è un gol nel derby, il «triplete» è sentire la Nord che canta il tuo nome. Lui conquista tutti e tre, giocando per gran parte del campionato come difensore centrale: l’esperimento di Gasperini può dirsi il più riuscito. Peccato per l’infortunio che non gli permette di presenziare con continuità nel finale del torneo. Menzione particolare per l’inarrivabile attivismo su Twitter che fa di lui il Grifone più cinguettante della rosa. Tweet-star.

Marchese 7: Scontati i tre mesi di «esilio», il Marchese si presenta al cospetto del suo nuovo pubblico con due assist per Gilardino nel 2-1 sul Chievo. Da lì in poi salterà solamente quattro partite. Da esterno, sì, ma mettendosi spesso e volentieri a disposizione di Gasperini come centrale di difesa, risultando forse il più efficace dell’intero reparto. Marchese di nome, Duca di fatto.

Burdisso 5: Il suo approdo a Genova è accompagnato dagli squilli di trombe: nazionale argentino, esperto mestierante di Inter e Roma. Un giocatore mai visto in rossoblù. Il campo lo conferma nelle primissime uscite, non in quelle successive. Gli errori con Milan, Torino e Cagliari pesano dal punto di vista del risultato. E, guardando i numeri, con lui in campo il Genoa riuscirà a vincere solo quattro partite. Malcapitato.

Gamberini 6: La stagione travagliata dagli infortuni fisici gli permette di raccogliere giusto una manciata di gettoni in rossoblù, spesi, peraltro, con l’autoritaria presenza vista a Firenze e Napoli.

Sfortunato.

Centrocampo:

Matuzalem 7,5: Anno accademico più che soddisfacente per il Professore del centrocampo rossoblù, non fosse per quel problema al polpaccio che lo ha costretto a lasciare vacante la cattedra da fine marzo in poi. Dopo aver trascinato il Genoa nel suo momento migliore, la sua assenza è coincisa non a caso con il calo di risultati e, conseguentemente, di rendimento dei suoi compagni. A memoria, la lezione tenuta contro il centrocampo della Juventus resta la più emozionante. Barone universitario.

Kucka 6,5: Maledetto crociato. Saltato proprio nel momento topico della sua stagione che, stando alle sue 11 presenze, prometteva solamente del gran bene in quel ruolo «ibrido» tra centrocampo e attacco ideato (ancora una volta) da Gasperini. Carro disarmato.

Bertolacci 6,5: Prima scudiero e poi supplente di Matuzalem nel centrocampo rossoblù, il mediano tuttofare di scuola Roma ha piano piano convinto Gasperini nell’affidargli con fiducia le chiavi di un centrocampo in cui figurerà come il più esperto, nonostante le sole 23 primavere. Il bilancio, per quanto attendibile, è questo: in crescita ma tuttora acerbo come regista, già affermato nella dimensione della Serie A come centrocampista in appoggio alle punte. L’assenza del brasiliano è comunque servita per accumulare esperienza in vista del futuro. Colorato di rossoblù o giallorosso? Questo non è ancora dato saperlo.

Sturaro 7: Vedendolo giocare, sembra quasi che calpesti i campi della Serie A da almeno cinque o sei anni. Eppure è al suo esordio, proprio con la maglia che lo ha accompagnato negli ultimi anni del settore giovanile. Medianaccio, a volte ingenuamente irruento, come non si vedevano da tempo, all’occorrenza anche esterno nel camaleontico scacchiere gasperiniano, il giovane Stefano ha trovato solo in un anno conferma, fiducia e affetto da parte dell’intera piazza, la chiamata in Under21 da ct Di Biagio e il primo gol, arrivato nel 2-0 contro il Catania.

Cofie 5,5: Reduce dall’esperienza positiva con la maglia del Chievo, non trova continuità di prestazioni sotto la Lanterna. I mezzi ci sono, come mostrato sia a Verona sia, a sprazzi, al Ferraris: per vederlo maturare però serve tempo. E fiducia. Promettente.

Cabral 5: Oggetto misterioso in arrivo dall’Inghilterra, al Ferraris basta il primo tocco di palla per giudicarlo. Non un fenomeno, il giocatore svizzero-capoverdiano, che con i suoi movimenti spesso impacciati sembra dover perdere l’equilibrio da un momento all’altro. Doveroso, però, sottolineare la sua maturazione da gennaio: le prestazioni incoraggianti con Parma e Roma ne sono la dimostrazione. Grazie e arrivederci.

Antonelli 7: Punto fermo in costante movimento sulla corsia sinistra, ancora di più dopo la mancata partenza per Napoli durante il mercato di gennaio. La sua duttilità convola a nozze con l’inventiva di Gasperini, il suo spirito di sacrificio con l’animo dei tifosi rossoblù. E i suoi tre gol con Inter, Livorno e Catania portano ben 9 punti in classifica. Tuono.

Vrsaljko 7: Le diagonali difensive viste in Coppa Italia con lo Spezia iniziano a mettere sul chi va là i presenti: «Stai a vedere che ‘sto qua è forte», commentano i più. Le prestazioni di inizio campionato lo confermano e «Versalico» entra già nel mirino di alcune grandi del calcio italiano e non solo. L’infortunio al ginocchio frena la sua ascesa, ma quando è il momento di tornare in campo con l’Atalanta sembra quasi rigenerato. Pezzo pregiato della rosa, difficilmente il Genoa potrà permettersi di trattenerlo. Troppo bello per essere vero.

Motta 6,5: Sbolognato dalla Juventus nel mercato di gennaio, l’ex Roma e Catania ha saputo arricchire il Genoa con l’esperienza di chi mastica Serie A ormai da dieci anni, sostituendo il sopracitato Vrsaljko senza alcun rimpianto. Affidabile in copertura, vivo in fase di spinta, pungente in area di rigore: la conferma per il prossimo anno è strameritata. Colpo di fulmine.

De Ceglie 5: Voluto e lanciato, almeno all’inizio, da Gasperini come sostituto di Kucka tra centrocampo ed esterno d’attacco, l’ormai ex rossoblù non ha saputo trovare nella nuova esperienza sotto la Lanterna l’occasione per rilanciarsi dopo gli anni di anonimato nelle ultime stagioni con la Juventus. Entrato nei meccanismi, ma da esterno puro, nell’ultima parte del campionato, arriva a segnare il suo primo e unico gol contro l’Atalanta. Meteora.

Attacco:

Gilardino 8: Elemento imprescindibile per concretezza e professionalità, trascina il Genoa a suon di gol (in totale 15) verso i più accoglienti lidi del centro classifica con delle prestazioni che, pensandoci, meriterebbero ben altri palcoscenici. Come quello brasiliano, il prossimo giugno. Campione.

Sculli 6: Per lui la chiamata del Genoa dopo i mesi di inattività forzata alla Lazio vale come quella del Barcellona. Arriva per trasmettere esperienza e «gasperinità» all’interno dello spogliatoio, calandosi con la solita abnegazione alle situazioni più delicate. Chioccia.

Fetfatzidis 6,5: Terrore dei cronisti nel trascrivere il suo cognome nei momenti più concitati della partita, ma ancora di più dei malcapitati difensori che transitano sul suo zigzagato percorso. Ma va a domeniche alterne: è capace di cambiare da solo le sorti dell’incontro come di intestardirsi nel scartare tutti i presenti, spettatori compresi. Il gol contro la Roma è il premio per una stagione di crescita, la convocazione della Grecia per il Mondiale è il riconoscimento del suo valore. Che il Genoa vuole tenersi ben stretto. Piè veloce.

Centurion 6: I tempi di adattamento al calcio italiano da chi viene dall’altro parte dell’oceano Atlantico non sono mai brevi. La cura Gasperini sembra però produrre i suoi primi risultati, vedendolo passare da dribbling a volte ignoranti, a più ponderate azioni offensive alternate a frequenti rientri difensivi. Con le dovute proporzioni, può ricordare un Palacio alle prime armi in Serie A. Palacietto.

Calaiò 6: Poche opportunità per mettersi in mostra, ma gol pesanti. Su tutti quello con la Sampdoria nel trionfale 3-0 durante la gestione Liverani, oltre alla magistrale punizione che ha concesso l’1-1 in casa del (suo) Napoli. Utile alla causa.

Konatè 5.5: Tra tutti gli esordienti in A sembrava quasi il più vicino alla conferma da parte del club, considerando anche la giovanissima età (classe 1993). Ma l’apice toccato con il gol all’Udinese non ha trovato seguito nelle sporadiche apparizioni concesse da Gasperini. E il biglietto di ritorno per Krasnodar è già pronto.

Allenatore – Gasperini 7.5: Il primo amore non si scorda mai. Neanche dopo quel piovoso novembre di quattro anni fa, quando le strade si divisero definitivamente. Il «chiodo scaccia chiodo» di Enrico Preziosi, tra Ballardini, De Canio, Delneri, più che ad aiutare a dimenticarsi l’uno dell’altro, ha portato a rimpiangere Gasperini con ancora più forza. Sembra che senza di lui il Genoa non riesca a trovare una dimensione. Dall’altra parte, anche il tecnico piemontese non sa trovare nelle altre (squadre) la stessa chimica che sotto la Lanterna lo ha reso parte fondamentale della storia rossoblù.

Archiviata l’esperienza di Liverani, non c’era davvero altra cosa da fare per Preziosi: il numero in rubrica era ancora lì. E rieccoci qua, a parlare di un Genoa con un’identità, meno spettacolare ma più concreto, meno blasonato ma comunque ambizioso e, soprattutto, salvo con tre mesi di anticipo. Con la certezza, infine, di poter cominciare la nuova stagione su basi più che collaudate. Ah, l’amore.

Daniele Zanardi

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