Campionato 1914/15, il settimo sigillo, Stefano Massa: “Quel torneo così lontano, così vicino”

Il Campionato 1914/1915 è l’unico nella storia di quelli di massima serie disputati in Italia a non essere stato portato a termine. Molto scarne sono le notizie sulla sua assegnazione «postuma» al Genoa: alla fine del 1920 la rivista milanese Lo Sport Illustrato presentò una fotografia di una formazione rossoblù impegnata nel campionato in corso, […]


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Il Campionato 1914/1915 è l’unico nella storia di quelli di massima serie disputati in Italia a non essere stato portato a termine. Molto scarne sono le notizie sulla sua assegnazione «postuma» al Genoa: alla fine del 1920 la rivista milanese Lo Sport Illustrato presentò una fotografia di una formazione rossoblù impegnata nel campionato in corso, mettendo nella didascalia che la società sperava di vedersi riconosciuto il titolo del campionato interrotto per l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale e la rivista sociale Genoa Club nel settembre 1921 informava, pubblicando una fotografia della squadra di sei anni prima (tra l’altro, riferita non a una partita di campionato, ma all’incontro amichevole casalingo vinto mercoledì 6 gennaio 1915 4-1 contro il Milan) dell’assegnazione al Genoa del campionato e nel gennaio 1922 di una cerimonia svoltasi la sera dell’11 dicembre 1921 (nel pomeriggio i rossoblù avevano sconfitto 2-0 in casa il Savona, laureandosi «campioni d’inverno» del Girone B della Lega del Nord del Campionato della Confederazione Calcistica Italiana) al Restaurant Francia in cui, alla presenza della prima squadra del 1921/1922 (in cui di quella di sei anni prima militavano Ruggero Maineri, Renzo De Vecchi, Ettore Leale, Edoardo Mariani, Celeste Sardi I ed Augusto Bergamino I), erano state consegnate le medaglie di vincitori del titolo nazionale del 1914/1915.

   In generale, l’interesse per i massimi campionati precedenti quello del 1929/1930 (il primo a girone unico, non considerando l’edizione del 1909/1910 limitata a sole nove squadre) è stato fino a pochi lustri fa molto limitato ed oggetto di ricostruzioni approssimative, spesso basate su vaghi ricordi o leggende non verificate. I sei titoli nazionali vinti (e storicamente gloriosi) dal Genoa nei primi sette campionati (disputatisi tra il 1898 e il 1904), con una media di due partite per ciascuno, sono spesso stati confusi con i tre conquistati nel 1914/1915, nel 1922/1923 e nel 1923/1924, in cui la formazione allenata da «Mister» William Garbutt disputò mediamente venticinque incontri a campionato. Molti tifosi genoani ignorano come stiano effettivamente le cose, altri che tengono per squadre che vincevano campionati anche all’epoca, ma molti meno di adesso, o, non esistendo ancora, non avevano avuto la possibilità di aggiudicarsi i non molti titoli nazionali di cui si sarebbero successivamente fregiate hanno guardato con commiserazione quelle competizioni e c’è stato anche chi è riuscito a far trovare ospitalità su carta stampata di prestigio ad articoli in cui si sosteneva che il campionato interrotto dal diktat della F.I.G.C. sabato 22 maggio 1915 non fosse nemmeno iniziato!

   Negli ultimi tempi si è creato interesse per quegli antichi campionati con pubblicazioni che saranno sicuramente «di nicchia» (tra esse ricordiamo il libro di Alessandro Bassi, appena giunto nelle librerie con i tipi della casa editrice torinese BradipoLibri, 1915. Dal football alle trincee, che sarà presto recensito su questo sito), ma hanno un pubblico di lettori numericamente non esiguo ed anche con iniziative quali quella della Lazio di sondare la F.I.G.C. per sapere se la società biancoceleste ha titolo di condividere ex aequo la vittoria del Campionato 1914/1915 con il Genoa.

   Prima di delineare i criteri che hanno guidato la dettagliata ricostruzione delle vicende del Genoa in quel Campionato (di cui, tra l’altro, sono stati forniti risultati e classifiche in progress di tutti i gironi), mi piace ricordare due persone con cui sono imparentato, che sono decedute rispettivamente nel 1969 e nel 2012, e che, a diverso titolo, sono ad esso legate: mio cugino Celeste «Enrico» Sardi I, che disputò in quella stagione il primo dei suoi sei campionati (metà dei quali vinti) con la maglia del Genoa, e mia madre Maria Angela Cavallo, che sulla soglia degli ottant’anni ha trascorso centinaia di ore a ricopiare al computer i testi da me raccolti in forma manoscritta in svariate biblioteche italiane.

   Chi ha seguito il Settimo Sigillo Genoano avrà visto che oltre a una fotografia (che in taluni casi era l’unica disponibile, in altri una delle tante) e alla grafica delle squadre in campo per ciascun incontro c’era un articolo corredato di rassegna stampa (entrambi analizzavano l’aspetto tecnico-tattico dell’incontro e non le situazioni di gioco). Le varie azioni rappresentate con grande abilità da Marco Montaruli, che ha realizzato anche le maglie del Genoa e delle sue avversarie, si basavano sulle descrizioni – omesse nella rassegna stampa, già così molto nutrita, specialmente nelle partite del Girone Finale dell’Italia Settentrionale – dei giornali dell’epoca, che davano spazi diversi agli eventi sportivi, a seconda della loro importanza (mancavano, per esempio, le descrizioni delle ventotto reti rifilate all’Acqui in due incontri e addirittura l’indicazione dei marcatori nel primo): ovviamente nella ricostruzione dei disegni l’ala sinistra centrava sempre dal suo lato di competenza, se un giocatore colpiva il palo si decideva arbitrariamente quale e a che altezza, ecc.; proprio per questo motivo non sono mai stati inseriti disegni (si pensi, ad esempio, alle reti «tralasciate» di Genoa-Venezia 9-1 di domenica 28 febbraio 1915) di azioni su cui mancava qualsiasi tipo di dato descrittivo. Personalmente negli articoli non ho mai usato i termini «tifosi» e «tifoseria», che entrarono nel lessico sportivo dopo la Prima Guerra Mondiale così come non ho mai dato i numeri (assenti ovviamente anche nelle vignette), che furono introdotti in Italia a partire dal campionato 1939/1940, ai giocatori, che, invece, sono stati disposti in campo con lo schema, allora adottato dalle squadre, del «Metodo».

   Ovviamente con maggiore tempo a disposizione si sarebbe potuto lavorare ancora meglio (scoprire, per fare due esempi, che non era stato – chissà perché? – da me ricopiato l’articolo di La Gazzetta dello Sport relativo a Genoa-Internazionale Milano 5-3 di domenica 25 aprile 1915 e che nella partita di ritorno tra le due squadre, vinta 3-1 dalla formazione rossoblù domenica 16 maggio 1915, la rivista milanese Sport aveva dichiarato che il colore della maglia indossata dal portiere genoano Giacomo Rolla era verde e non blu come si era ipotizzato – ovviamente per i colori delle maglie degli estremi difensori si è andati «ad occhio», basandosi sulle fotografie in bianco e nero –).

Per evitare, nei limiti del possibile, errori di questo tipo e per non farsi assalire dallo stress di finire il lavoro in tempo, che ha caratterizzato soprattutto le prime e le ultime settimane del Settimo Sigillo Genoano, andando ad incidere anche sugli equilibri biologici (pasti saltati, notti insonni, ecc.) del trio (formato dai già ricordati Stefano Massa e Marco Montaruli e – last but not least – da Marco Liguori, che ha fornito tutto l’appoggio professionale ed editoriale possibile a un’iniziativa che ha avuto lusinghieri riscontri a livello di seguito, ma poteva anche essere, non foss’altro per il suo carattere fortemente innovativo rispetto a quanto si era visto finora, un flop) che ha lavorato in maniera veramente sinergica per otto mesi, da settembre si inizierà a preparare il Campionato 1922/1923 (il più glorioso di tutta la storia del Genoa). Avendo il trio un’età media di quasi mezzo secolo, contiamo di esserci al gran completo anche per ricordare quei due titoli consecutivamente conquistati nella prima metà degli anni Venti del secolo scorso dalla compagine allenata da Garbutt, ma… la cosa non dipende da noi!

Per il momento mi limito a salutare tutti i tifosi genoani e gli appassionati di storia del calcio che in tutto o in parte hanno seguito il Settimo Sigillo Genoano e a cedere la parola a loro per esprimere giudizi e considerazioni su tale iniziativa.

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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