Campionato 1914/15, il settimo sigillo: Genoa manda tre “baci” all’Inter e vola in testa alla classifica

Campionato Italiano di Prima Categoria 1914/1915 Risultati e classifiche di domenica 16 maggio 1915   ITALIA SETTENTRIONALE   Girone Finale Risultati della V giornata: a Genova: Internazionale Milano-Genoa 1-3; a Torino: Torino-Milan 1-1. Classifica dopo la V giornata: Genoa punti 7; Torino, Internazionale Milano punti 5, Milan punti 3. ITALIA CENTRALE   Girone Finale Risultati […]


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Campionato Italiano di Prima Categoria 1914/1915

Risultati e classifiche di domenica 16 maggio 1915

 

ITALIA SETTENTRIONALE

 

Girone Finale

Risultati della V giornata: a Genova: Internazionale Milano-Genoa 1-3; a Torino: Torino-Milan 1-1.

Classifica dopo la V giornata: Genoa punti 7; Torino, Internazionale Milano punti 5, Milan punti 3.

ITALIA CENTRALE

 

Girone Finale

Risultati della VI giornata: a Roma: Lazio-Lucca 2-0 [per forfait; il Lucca si è ritirato dal Campionato il giorno precedente, sicché gli viene dato perso anche l’incontro casalingo con il Roman rinviato domenica 2 maggio 1915]; a Pisa: Pisa-Roman 2-0 [per forfait].

Classifica finale: Lazio punti 10; Pisa punti 8; Roman punti 7; Lucca [ritirato dal Campionato] punti 2.

Lazio accede alle finalissime dell’Italia Centro-Meridionale.

 

ITALIA MERIDIONALE

 

Girone Campano

Incontro di andata: ad Agnano Terme (NA): Internazionale Napoli-Naples 3-0.

 

Disputando una gara magistrale, il Genoa espugna il fortino neroazzurro e mette una serissima ipoteca sulla conquista del Campionato Italiano 1914/1915

 

MILANO, 16 maggio 1915

Domenica 11 ottobre 1914 l’Internazionale Milano e il Genoa, alla seconda giornata dei rispettivi gironi eliminatori, fecero i loro – vittoriosi, anzi, trionfali – esordi casalinghi, battendo rispettivamente per 8-0 il Modena e per 7-0 il Savona. Da quel momento entrambe le formazioni avevano sempre vinto tutti gli incontri casalinghi e quelli esterni che ciascuna delle due ha disputato nella propria città. Gli uomini di Garbutt, che hanno dovuto rinunciare a ben quattro elementi per impegni militari (i mediani A. Magni, Pella e C. Sardi I, oggi assente per la prima volta, e l’attaccante Benvenuto I), sembravano destinati al ruolo di comparse in quella che sarebbe dovuta essere una festa per i sostenitori e i giocatori neroazzurri. Invece, il copione andato in scena sul campo di via Carlo Goldoni è stato opposto alle previsioni: i padroni di casa schiacciati dal peso dell’importanza decisiva della sfida e gli ospiti capaci di compattarsi e soffrire nei momenti difficili dell’incontro e cinici nel colpire gli avversari quando se n’è presentata l’occasione. Dopo la deludente prestazione in casa del Milan e quella disastrosa in casa del Torino, il Genoa ha abbandonato il gioco individualistico e lezioso mostrato in quelle occasioni per dare vita nella sua terza ed ultima trasferta del Girone Finale dell’Italia Settentrionale a una partita coraggiosa ed autoritaria, in cui hanno brillato tanto i giocatori più dotati di classe come R. De Vecchi, Berardo II (autore della rete che ha riportato in vantaggio la squadra) e Santamaria I, quanto quelli meno celebrati come il portiere Rolla (oggi in giornata di gran vena, che ha ripagato in pieno la fiducia datagli da Garbutt, quando aveva deciso di accantonare l’incerto Lissoni), l’esordiente mediano destro Sedino (tutt’altro che bloccato dall’emozione) e la mezzala destra Bergamino I (il diciassettenne promettentissimo attaccante, in ombra nella trasferta contro il Torino e non schierato nella precedente partita casalinga contro il Milan, ha siglato la rete del definitivo 3-1). Pure degne di nota sono state le prestazioni di Casanova II, impeccabile fuorché nell’azione del momentaneo pareggio dei padroni di casa, e Leale, oggi schierato nell’inedita posizione di centromediano, in cui si è disimpegnato benissimo fino al rude intervento falloso che gli è costato l’espulsione poco dopo la rete del 3-1. I neroazzurri, che avevano fatto di tutto per avere in campo il loro carismatico capitano Fossati I, assente nel vittorioso incontro casalingo di sette giorni fa con il Torino, lo hanno schierato, ma la prestazione del centromediano della Nazionale Italiana è stata molto deludente, come quelle di altri suoi compagni quali Aebi sr., Cevenini III ed Asti. La prova del nuovo atteggiamento tattico all’insegna del pragmatismo voluto da Garbutt si è avuta nella ripresa, quando Berardo II, dopo aver messo a segno la rete del 2-1, è arretrato dalla linea attaccante a quella mediana per supportare il lavoro di interdizione dei compagni nella difesa del preziosissimo vantaggio. A coronare la meravigliosa giornata rossoblù è giunta dal capoluogo piemontese la notizia dell’inaspettato pareggio per 1-1 tra il Torino (inviperito contro l’arbitro Scamoni, socio della Juventus, come lo era stato domenica scorsa con Portigliatti, anch’egli con tessera del sodalizio bianconero) e il Milan (di cui va apprezzata la sportività, visto che, se fossero stati validi i pronostici della vigilia, avrebbe finito per favorire i propri rivali cittadini). Ora al Genoa, che nei dieci incontri casalinghi finora disputati in questo campionato ha sempre vinto, segnando 51 reti e subendone 5, basterà pareggiare domenica prossima a Marassi contro il Torino per vincere il Girone Finale dell’Italia Settentrionale, il che equivale, stante la risaputa netta inferiorità della squadra che si laureerà campione dell’Italia Centro-Meridionale, a dire che, se non verrà sconfitto dalla formazione di Pozzo (apparsa oggi in un momento involutivo), dopo undici anni potrà riscrivere il proprio nome nell’Albo d’Oro del calcio italiano. Un grave dilemma angustia, però, le menti di tutti gli sportivi e, in particolare, gli appartenenti all’universo rossoblù: visto il probabile ingresso dell’Italia nel conflitto, le partite di domenica prossima avranno regolare svolgimento oppure il Campionato verrà sospeso?

 

Stefano Massa

CITAZIONE DAL GIORNALE MILANESE LA GAZZETTA DELLO SPORT [articolo di Arturo Balestrieri]:  Lo squadrone genoano, quello squadrone che aveva saputo già infliggere una sconfitta tanto dura [5-3, a Genova il 25 aprile 1915, nell’incontro di andata] ai nero-azzurri di Milano, ha voluto riconfermare la sua netta superiorità, sfatando di forza e di scienza il pregiudizio dell’influenza del [fattore] campo, e, soprattutto, aggiudicandosi oramai [quasi sicuramente] il campionato d’Italia, al quale da tanti anni [l’ultimo successo risaliva al 1904] aspira con inflessibile fede.

Certamente il team genovese è disceso in campo, ieri, fieramente deciso a vendere cara una sua eventuale sconfitta definitiva. Dall’ultimo grande match della stagione la compagine rosso-bleu aveva tutto da guadagnare e niente da perdere, nel confronto, se si eccettua la classica posta del titolo. Ha giuocato quindi il tutto per il tutto, pronta a cogliere al varco qualunque debolezza nemica. Gettato con coraggio alla difesa di un nome e di un passato glorioso, il Genoa ha rifulso come nei suoi giorni migliori, travolgendo nettamente la squadra ch’era teoricamente valutata imbattibile nel momento attuale, sfasciandone completamente il groviglio, dissolvendola ed abbattendola come una raffica fa di una festuca d’erba.

E l’Internazionale [Milano], davanti alla fulminea riscossa genoana, non è neppure stato capace di un momento di resipiscenza: nel momento appunto nel quale sarebbe forse stato sufficiente, per rendere meno aspra la sconfitta – un risollevamento collettivo e violento della sua anima, ha offerto uno spettacolo miserabile di rassegnato dissolvimento e di nullità combattiva. Una équipe di giuocatori di calcio deve essere invece, soprattutto, indifferente così alla mala sorte, come alla buona: essa deve sempre fare del suo meglio, adattando semplicemente i suoi mezzi alle diverse fasi della battaglia.

Le ragioni della vittoria L’Internazionale [Milano] ieri, con l’impiego prematuro delle sue forze in un attacco continuo ed estenuante davanti al nucleo opposto, non ha potuto conservare per l’istante necessario il complesso delle sue energie: sarebbe stato sufficiente che avesse giuocato con brio ed audacia, senza esagerazione d’impegno; forse allora si sarebbe trovato nella condizione di opporsi più validamente al ripristino d’attacco [cioè: ritorno all’attacco] dei genovesi, i quali hanno precisamente incominciata la loro controffensiva inesorabilmente quando i nero-azzurri hanno incominciato il disgregamento collettivo, ed il lavoro prettamente individuale.

Il Genoa è disceso in campo privo dei suoi giuocatori ora soldati e cioè senza la seconda linea del campionato dove il trio [A.] Magni, [C.] Sardi [I] e Pella mancava, malgrado gli sforzi fatti [dai dirigenti rossoblu] per averli a Milano, e dove in prima riga al posto di Benvenuto [I] mister Garbutt aveva dovuto mettere Bergamino [I]. Eppure in questa formazione così gravemente indebolita ogni uomo ha fatto molto più del suo dovere, senza mai scoraggiarsi per irruenza degli Internazionali [cioè: interisti] anche quando questi si erano installati da padroni nell’area di Rolla, e con un invertito ordine di attaccanti hanno inflitta [sic!: inflitto] ai nero-azzurri la cocente sconfitta della perdita del campionato [solamente con una vittoria del Torino in casa del Genoa e dell’Internazionale Milano nel derby esterno contro il Milan domenica 23 maggio 1915 le tre formazioni per prime menzionate si sarebbero ritrovate in testa a pari punti al termine del Girone Finale dell’Italia Settentrionale].

L’Internazionale [Milano] ha messo insieme il suo classico squadrone: tutti erano al loro posto, generosamente, ma non tutti hanno fatto del loro meglio: la [saldezza della] compagine apparente era minata dal mal sottile, e l’edificio è crollato, in piena efficienza, senza sostituti e senza giustificazioni di uomini e di posizioni.

I genoani hanno giuocato veramente bene specialmente nel momento in cui il maggiore impegno poteva avere un’efficacia decisiva: ma il loro valore complessivo ha rifulso anche assai più a cagione del rovescio accaduto nella squadra di Fossati [I] [era il capitano della formazione neroazzurra]. Quando appunto questa ha incominciato a tentennare, a mancare di affiatamento fra le linee ed in ogni riga, allora i rosso-bleu hanno immediatamente raggruppato i loro elementi, lasciandoli con maggiore violenza e fiducia all’assalto della rete di Binda e producendo in tal guisa la dissoluzione ed il tracollo definitivo, che ha triplicata [sic!: triplicato (con riferimento alle tre reti subite)] la loro dotazione al fischio terminale. La spina dorsale ligure è stata pel primo tempo nella difesa estrema formata da quell’ammirabile coppia ch’è costituita da [R.] De Vecchi e Casanova [II], entrambi in magnifica giornata, specialmente nella seconda ripresa [cioè: nel secondo tempo]. Ma anche la linea mediana, quantunque composta dagli elementi di riserva [Sedino e Traverso], ha mirabilmente coadiuvato il lavoro degli avanti che sono stati sostenuti a tempo: e l’aver poi messo momentaneamente Berardo [II] in seconda linea a rinforzo del trio ora accennato, allo scopo di rendere impenetrabile ai nero-azzurri la via del goal milanese [sic!: genovese], ha contribuito d’assai a sfasciare ogni assalto nero-azzurro scoraggiandone soprattutto i tentativi estremi.

La debolezza dei nero-azzurri L’Internazionale [Milano] ha avuto in proprio favore il primo tempo, il cui ha esplicata [sic!: esplicato] una serie di azioni altrettanto scientifiche, quanto precise, rapide e preordinate: nella seconda ripresa [cioè: nel secondo tempo], invece, quando il Genoa ha marcato il secondo punto, l’affiatamento è scomparso: nessun uomo ha più mantenuto il suo posto e nella affannosa ricerca della via per salvare l’onore lo squadrone lombardo è scomparso ed i genoani hanno giuocato per circa tre quarti d’ora senza nemici nell’area estrema [cioè: nel settore difensivo avversario]. Il solo biondo Peterly [II] è rimasto impassibile a tentare [di frapporre] l’ostacolo [all’avanzata] di una invasione continua, ma la sua opera generosa non ha avuto effetto alcuno, davanti alla veloce e chiusa linea [attaccante, in cui è spiccata la prestazione] di Walsingham.

Abbiamo detto che dei rosso-bleu tutti fecero ampiamente il loro dovere: qualcuno però fece qualche cosa di più come i due eccellenti terzini, il centro half [cioè: centromediano] Leale [schierato per l’emergenza in una posizione da lui mai occupata] ammirabilmente coadiuvato dal suo compagno di sinistra Traverso [I], e, in modo specialissimo Santamaria [I] e Berardo [II]. Rolla non fu soverchiamente impegnato: tuttavia salvò palloni capricciosi, insidiosi e velocissimi: in tuffo od in presa egli parò sempre a tempo e salvò la sua rete in critiche circostanze di mischia.

Fra i nero-azzurri, colpiti a metà gara dalla gravissima crisi inaspettata ed inattendibile [cioè: che non si poteva attendere] l’uomo che veramente eccelse soprattutto fu Peterly [II], il cui giuoco di testa fu semplicemente straordinario. Nella seconda riga il migliore fu Cevenini I, ma ben lontano dalla sua forma migliore. Gli avanti, nella prima ripresa esplicarono un finissimo giuoco d’attacco, e fra i meno degni di critica ci sono apparsi Agradi [I] ed Aebi [sr.], che seppero frustrare l’inesorabile marcamento, mentre le due ali [Bontadini III ed Asti] ebbero rare centrate di [sic!: a] tempo. Binda giuocò bene: quantunque mancante ancora di quella percezione esatta della situazione ch’è la dote precipua di un custode della porta, egli ebbe eccellenti parate, in piedi, ed appunto in quelle posizioni di giuoco in cui egli può maggiormente e scientificamente fare sfoggio delle sue non comuni qualità atletiche.

Una giornata incantevole ed un pubblico fittissimo ed elegantissimo hanno fatto cornice all’importante partita che ha veduta la soluzione sul campo di via Goldoni, e che è stata arbitrata da Pedroni [II] [impegnato per la terza domenica consecutiva ad arbitrare il Genoa] in modo poco favorevolmente commentato dal pubblico. Forse Pedroni [II] fu anche troppo scrupoloso, e segnò falli quando sarebbe stato più ovvio lasciar correre: ma gli animi erano soverchiamente eccitati, e non sempre la diligenza del referee [cioè: dell’arbitro] fu benevolmente interpretata.

PRIMA CITAZIONE DAL GIORNALE ROMANO L’ITALIA SPORTIVA: Il campionato italiano è ormai deciso; il Genoa, con l’ultima brillante vittoria [in trasferta sull’Internazionale Milano], ha preso netto vantaggio, né la sua posizione ormai è suscettibile di seri assalti. Da anni [l’ultimo titolo nazionale era stato conquistato nel 1904 e in particolare dal 1912 la dirigenza genoana si era impegnata a rinverdire le glorie del passato] il poderoso undici ligure perseguiva con ostinazione inflessibile il suo scopo di afferrare l’ambito primato ed il titolo per il campionato italiano; tutti  i mezzi furono tentati, e pur oggi, ricordiamo giorni non lieti per il glorioso club genovese, giorni dovuti al troppo intenso amore della vittoria [riferimento agli scandali per tesseramenti con corrispettivi economici allora vietati di Swift nel 1910, di C. Sardi I, Santamaria I ed A, Fresia nel 1913 e di Berardo II e Mattea I nel 1914].

Ma oggi, finalmente, la fortuna ha premiato chi mai si è scoraggiato e che ad ogni ostinata contrarietà di uomini e di cose, ha opposto incrollabile la volontà di riuscire.

L’undici genoano, prima famoso per la internazionalità dei suoi componenti, oggi rifatto in edizione quasi completamente italiana [oltre all’inglese Walsingham figurava nell’organico solo un altro straniero, lo svizzero Herrmann, impiegato solamente nel vittorioso (3-0) incontro casalingo con tro l’Associazione Ligure del Calcio di domenica 6 dicembre 1914], ma educato alla severa e vigile scuola d’un allenatore valoroso e coscienzioso quale mister Garbutt, ha raggiunto una forma veramente brillante ed in tutto degna d’una squadra aspirante al titolo di campione [d’Italia].

Rumoreggia la guerra e le cronache calcistiche forse non sarà più possibile farle domenica prossima.

Diamo al [probabile] neo-campione italiano il benvenuto, augurando ai suoi componenti di mantenere alto il nome del Genoa anche tra le file dei combattenti [con riferimento allo spostamento dei giocatori dalle fila della squadra a quelle dell’esercito].

SECONDA CITAZIONE DAL GIORNALE ROMANO L’ITALIA SPORTIVA [articolo di Casarico]: La vittoria genoana, avvenuta oggi, in campo milanese, assume un valore di grandissima importanza per il fatto che la squadra vincitrice si presentava incompleta, mentre l’Internazionale [Milano] scendeva in campo completa [a parte il portiere Campelli e il terzino Bavastro II] in tutte le sue linee.

Contro l’attesa generale, l’incontro tra le due squadre, rappresentanti certo il miglior giuoco ligure e lombardo che oggi si abbia, non riusciva molto interessante, anzi spesso prendeva un aspetto preordinato e quasi caotico, con abbondanza inverosimile di falli. Bisogna dire che il Genoa ha meritato la vittoria. La sua difesa si trovava indubbiamente in ottima giornata, cominciando dal portiere. Rolla, infatti, ha parato  numerosi ed insidiosi palloni, salvandosi da ben critiche situazioni.

La linea mediana, con Leale al centro [posizione per lui inedita, dettata dall’emergenza] e Traverso [I] ed il loro collega Sedino [ai lati], è stata veramente maraviglisa, svolgendo un brillantissimo giuoco di offesa e di difesa; la prima, linea, e specie per merito di Walsigham, è stata delle più pericolose.

I nero-azzurri non apparivano invece in buona giornata, ed in loro l’emozione era assai evidente.

Gli unici uomini veramente efficaci risultarono Cevenini I, Peterli, [G.] Rizzi e Fossati [I], mentre Cevenini II commetteva errori veramente poco perdonabili e Binda si mostrava colpito da emozione, decisamente dannosa per il suo ufficio di portiere.

La linea dei terzini genoana era quella delle due difese che decideva delle sorti della giornata, rompendo inesorabilmente ogni tentativo di offensiva avversaria.

CITAZIONE DAL SETTIMANALE MILANESE SPORT [articolo di «Chantecler»]: L’ultima vittoria del Genoa sull’Internazionale [Milano] è stata troppo strana perché possiamo convincerci che i rosso e bleu della finale [cioè: del Girone Finale dell’Italia Settentrionale] siano degni degli ammirevoli rosso e bleu delle eliminatorie e delle semifinali [cioè: dei Girone Eliminatori e di Semifinale dell’Italia Settentrionale]. Quella stessa squadra che presentatasi a Torino più forte che non lo fosse domenica subiva il più doloroso scacco che il Genoa abbia noverato nei suoi annali [in realtà, domenica 30 aprile 1911 aveva perso in trasferta per 0-6 contro la Pro Vercelli], a Milano nella più grave incompletezza in cui questo anno si siano mai trovati i rosso e bleu otteneva il più inatteso successo; proprio su quel campo di via Goldoni dove l’Internazionale [Milano] aveva tutte le ragioni di credersi imbattibile [aveva vinto tutti e dieci gli incontri di campionato precedentemente disputati].

Il risultato è stranissimo, sotto qualsiasi aspetto lo si riguardi, l’Internazionale [Milano], privo di Fossati [I], con Viganò halfback [cioè: mediano], si dimostrò superiore al Torino. L’Internazionale [Milano] ritornata al completo, ad una settimana di distanza non ha saputo evitare la sconfitta da parte del [sic!: contro il] Genoa.

Ora il Genoa doveva certamente rappresentare per l’Internazionale [Milano] un pericolo minore di quello del Torino. Eppure la squadra, già poco quotata dopo l’insuccesso di Torino e ancor meno quotata nell’imminenza della gara, per la sua grave incompletezza, ha debellato ogni pronostico e ogni aspettativa.

Perché noi ci troviamo di fronte ad un ben curioso problema. Se non avessimo assistito al match non saremmo riusciti a farci una ragione di quel bizzarro risultato. Ma a noi spettatori, l’incontro di via Goldoni ha palesato una strana cattiva disposizione della squadra milanese, la quale, proprio nell’incontro in cui poche difficoltà doveva superare per aggiudicarsi senz’altro il campionato, ha mancato alla fede in essa riposta dai supporters del club dei fratelli Mauro [i due gemelli erano tra i massimi dirigenti dell’Internazionale Milano].

Perché perse l’Internazionale… L’Internazionale [Milano] è completamente mancato [sic!: mancata] nella seconda parte dell’incontro. Nel primo tempo i nero e azzurri dimostrarono, col numero e coll’efficacia dei loro attacchi, di essere sensibilmente superiori. Alla ripresa, per logica di cose, l’Internazionale [Milano], che quest’anno dimostra doti di resistenza, di fiato maggiore che non in passato, doveva imporsi al Genoa, al quale il caldo molesto della giornata sembrava aver recato più danno. Invece fu la ripresa a dimostrare un sempre è più netto dominio dei genoani, i quali vinsero con un convincente vantaggio.

Convincente, diciamo perché alla ripresa il Genoa era realmente migliore dell’Internazionale [Milano]. Ma il risultato se consideriamo la partita in tutto il suo complesso e nella loro efficienza è uno dei più strani fra quanti abbiano fatto restare di sasso il critico.

L’Internazionale [Milano] a mano a mano che s’inoltrò la partita, rivelò sempre più chiaramente la cattiva giornata in cui si trovavano parecchi dei suoi migliori giuocatori, specialmente la difesa. La prima linea [cioè: L’attacco], debole all’ala destra [ruolo ricoperto da Bontadini III] e non perfettamente fusa come in altri precedenti matches, pur essendo inferiore alla sua forma abituale fece del suo meglio e gli efficacissimi attacchi portati sul finire alla rete di Rolla dimostrano che i forwards [cioè: gli attaccanti] nero e azzurri fecero il loro dovere. A mio avviso, fra le tante cause che possono spiegare il bizzarro risultato, sta prima la deficienza della squadra milanese nella particolare giornata. Solo Peterli [II] – questo ammirevole giuocatore che senza essere il migliore di tutti, è certo il giuocatore che fra noi rende di più in una squadra – si salvò dal generale disastro dei difensori.

Fossati [I}, stanco di lunghi giorni di fatica militare, fu nullo. L’attacco ebbe scarso alimento dal suo giuoco; la difesa non poté contare su di lui. Spezzata così nel suo nucleo centrale, la squadra inoltrandosi la partita, e sparendo l’impeto iniziale, andò sempre più sfasciandosi. Gli halfbacks [cioè: mediani], di lato, disorientati dal giuoco di Fossati, si strinsero al centro, in aiuto del capitano indisposto, e non sorvegliarono pertanto come avrebbero dovuto le ali avversarie, sulle quali si appoggiò l’audace avanzata del Genoa.

Cevenini II, che dopo il magnifico debutto coi nero e azzurri al Velodromo Sempione contro il Milan [l’ex bresciano aveva giocato nel vittorioso (5-2) incontro amichevole pasquale di domenica 11 aprile 1915], ci è apparso declinante di forma di gara in gara, non all’altezza del suo compito. E Binda – questo volenteroso e coscienzioso portiere, che con uno scarsissimo allenamento ha reso alla sua squadra quanto nessuno avrebbe potuto supporre – disorientato dal pessimo giuoco dei suoi difensori, non ebbe sempre l’intuizione sicura dell’attimo esatto per entrare in azione.

… e perché vinse il Genoa Così, colto di sorpresa in una giornata di particolare sfortuna, l’Internazionale [Milano] ha perso – probabilmente – il campionato, con la sconfitta nell’incontro che così poche preoccupazioni doveva suscitare per i milanesi. Ma era il Genoa in tale giornata da poter sfruttare le defaillances avversarie? I rosso e bleu giuocavano, com’ è noto, con quattro riserve [in realtà, tre: Sedino, Traverso I e Berardo II]. Mancava specialmente la seconda linea, che era costretta ad imperniarsi sulle ali. Ma i genoani, ridotti a così mal partito, hanno disputato un incontro con un animo meraviglioso. Quell’impeto che mancò ai genoani le altre volte, che non gli vedemmo a Milano sul terreno del Velodromo [Sempione] [nell’incontro di Campionato pareggiato 1-1 domenica 18 aprile con il Milan] e di via Goldoni [nella partita amichevole perduta 0-1 domenica 28 marzo 1915 contro l’Internazionale Milano], sorresse quel simulacro di prima squadra fino all’ultimo. Le riserve si arrabattarono[, facendo] del loro meglio. Se la squadra non ebbe la passata coesione, e non svolse un giuoco ricco di tecnica, bensì arruffato e scardinato, a folate, a mischie, con tiri da lontano, ebbe almeno l’impeto, e bastò l’impeto per dare la vittoria ai più deboli, sulla carta.

Ma forse nemmeno l’ottimo spirito battagliero sarebbe stato sufficiente al Genoa per vincere. Chi ha battuto l’Internazionale [Milano] è stato Rolla, il portiere rosso e bleu, che ha avuto una giornata veramente magnifica. Noi – lo confessiamo apertamente – pur ritendo Rolla fra i buoni portieri, non lo classificavamo fra i [sic!: all’altezza dei] Morando [I] ed i [cioè: dei] [L.] Barbieri [rispettivamente portiere del Torino e del Milan]. Eppure domenica il modesto portiere dalla maglia verde ci ha stupito, in fasi di disperato pericolo, per la calma la prontezza, la precisione del suo giuoco.

Il giuoco di Rolla. Quando, alla ripresa, il Genoa conquistò il secondo punto, l’Internazionale [Milano] nei momenti in cui poté liberare il proprio campo dalla minaccia avversaria fece di tutto per pareggiare. E fu in quela fase dell’incontro che ci si rivelò la felicissima giornata di Rolla. Una sua parata, crediamo con una palma aperta, di un pallone scaraventato trasversalmente da pochi metri, fu tale da convincerci che il portiere [in maglia] verde aveva una intuizione e una scelta di tempo – gli schermitori e i boxeurs m’intenderanno – veramente notevoli.

Ci siamo soffermati più a lungo del consueto sul rendimento di un giuocatore, perché Rolla, dopo il match di Torino, merita un particolare elogio. Se il Genoa ha potuto conservare il vantaggio dei due punti, segnati non troppo classicamente e mercé il volenteroso concorso della difesa nera e azzurra, esso lo deve in primo luogo al suo piccolo e simpatico portiere, che ha parato l’impossibile.

Così, a furia di discutere, di analizzare di cercare insomma il pelo nell’uovo, com’è abitudine del critico avvezzo a trovare nelle piccole cause grandi effetti, potremmo trarre le nostre conclusioni e, se ci contenteremmo di poco comprendere le ragioni che condussero il Genoa alla sensazionale vittoria.

Queste cause sono:

la pessima giornata di Fossati [I] e la crisi generale dei difensori nero e azzurri;

l’impeto dei genoani, che tentarono il tutto per il tutto attraverso un giuoco poco esatto, ma redditizio contro una difesa avversaria disorganizzata;

il magnifico giuoco di Rolla, che impedì ai nero e azzurri di pareggiare anche nelle fasi più critiche per il genoano.

L’apatia nero e azzurra. Quel che non si spiega tuttavia è perché l’Internazionale [Milano] abbia aspettato proprio il match decisivo del campionato per giuocare così male.

Ma noi settimane addietro, pur lodando e ammirando la forza dei nero e azzurri, facemmo alcune riserve sull’efficacia della squadra di Fossati [I] [identificata con il suo capitano]; riserve che suscitarono non pochi malumori fra gli habitues del Vergani [un locale milanese frequentato da sportivi] e che ci piace oggi ricordare sommariamente.

Dicemmo, dopo il match col Milan [vinto 3-1 in casa domenica 2 maggio 1915], che l’Internazionale [Milano] aveva in quell’occasione una tale superiorità che il vantaggio di due soli punti rendeva sommariamente.

Dicemmo, dopo il match col Milan, che l’Internazionale aveva in quella occasione dimostrato una tale superiorità che un’osservazione nasceva logicamente: se di fronte ad un Milan irriconoscibile, l’Internazionale [Milano] non ottiene che due punti [di scarto], come potrà esso vincere di fronte a squadre ben più temibili quali il Torino e il Genoa? E concludemmo che, pur essendo il giuoco dei nero e azzurri tale da assicurare la supremazia alla squadra anche in momenti difficili, non era però così irresistibile da poter garantire alla squadra un vantaggio numericamente pari alla supremazia della tattica.

I fatti ci hanno dato ragione. Anche contro il Torino – rivelatosi ben più potente del Milan – l’Internazionale [Milano] ha dimostrato di essere superiore, ma questa superiorità non ha potuto che affermarsi mercè il caso fortuito d’un calcio di rigore.

L’incontro col Genoa è venuto poi a dimostrare che nei precedenti incontri l’Internazionale [Milano] aveva compiuto sforzi superiori alla sua classe.

Dopo tutto, se si vogliono osservare le vicende del football con mente logica e serena, si giungerà sempre ad afferrare, che, anche, nel caso perenne dei risultati contradditori, quel filo sottile che conduce quasi sempre a un po’ di luce fra tante tenebre.

E quel filo ci ha condotto oggi a convincerci, che l’Internazionale [Milano], pur rinforzandosi formidabilmente in terza linea, pur dimostrando la superiorità della sua tecnica ammirevole, non ha – come non lo ebbe l’anno scorso, in cui aveva tante probabilità di vincere il campionato [che si era aggiudicato il Casale] – quel brio trascinatore che provoca la disfatta avversaria senza rimedio.

La squadra nero e azzurra ci fa l’effetto di un delicato e complicato macchinismo, che per ben funzionare richiede molte circostanze in suo assoluto favore. Manchino quelle circostanze, e verranno gli insuccessi di Como [2-3 domenica 4 ottobre 1914], di Vicenza [0-0 domenica 21 febbraio 1915 (dopo il clamoroso successo all’andata, domenica 10 gennaio 1915, per 16-0)], di Genova [0-1 domenica 17 gennaio 1915 contro l’Andrea Doria e 3-5 domenica 25 aprile contro il Genoa)]. Lo stesso fatto che il giuoco sul proprio campo conferisce un grande vantaggio, specialmente morale, alla squadra che, data la sua carriera e la sua virtuosità, dovrebbe sapersi ritrovare su qual si voglia terreno, è un’altra prova della delicatezza del macchinismo nero e azzurro.

Non è del resto, il primo anno che l’Internazionale [Milano] si lascia sfuggire il campionato. La squadra nero e azzurra è un vero vanto del football italiano, per la sua tattica studiata e piacentissima [cioè: piacevolissima], per la sua tecnica impeccabile; ma il morale non è all’altezza della tecnica. Risultati come quelli di domenica scorsa non si spiegano che con la mancanza di combattività che l’Internazionale [Milano] ha sempre dimostrato di avere.

CITAZIONE DAL SETTIMANALE MILANESE SPORT [articolo di «Il Trainer»]: La penultima giornata del girone finale [dell’Italia Settentrionale] fa segnare ancora una volta la débacle di tutti i pronostici: la classifica ne è rimasta sconvolta e mentre il campionato pareva ieri alla mercé dei nero-azzurri, della squadra outsider che aveva bravamente saputo portarsi alla testa della classifica con le maggiori probabilità di vittoria, oggi il Genoa riappare minaccioso all’orizzonte e l’équipe di [R.] De Vecchi, che aveva raccolto all’inizio del girone finale [dell’Italia Settentrionale] i maggiori consensi, salvo una nuova sorpresa nella giornata decisiva [quella del 23 maggio 1915 con in programma l’incontro Genoa-Torino] (tutto è, però, lecito attendersi da questi chiari di luna), potrà finalmente aggiudicarsi l’ambito titolo [nazionale] [conquistato sei volte nelle prime sette edizioni, dal 1898 al 1904 e poi non più].

Le domenicali sorprese. Questo nostro Campionato sembra voglia vivere esso pure i momenti di incertezza che attraversa la Patria; la sua maggiore caratteristica è stata, infatti, l’incertezza: non una sola domenica ha riconfermato o sanzionato [i verdetti espressi da]gli incontri della domenica precedente. La gara, nel suo complesso, non ne ha scapitato, ché, anzi, ha potuto trattenere intorno ad essa l’attenzione del piccolo mondo calcistico nazionale fino all’ultimo giorno, ma il fatto non depone certo a favore delle squadre finaliste [dell’Italia Settentrionale].

È oggi inconcepibile, lo è stato e sarà sempre, come una squadra [come l’Internazionale Milano,] che brillantemente dominava domenica scorsa il Torino, abbia potuto farsi battere per due punti di svantaggio da quella stessa squadra [il Genoa] che a Torino soccombeva pietosamente ai granata [perdendo 1-6]. Così come, per quanto si studi, non si spiega come il Milan, sconvolto, sfasciato, privo di alcuni dei suoi migliori elementi, abbia potuto piegare al match nullo, sul loro campo, gli uomini del signor Pozzo. È meglio non pensarci, tanto ormai siamo alla fine del girone [finale dell’Italia Settentrionale] e non è più il caso di studiare le cause di questi sbalzi di forma delle squadre concorrenti alla [vittoria] finale.

Ci basterà una malinconica considerazione: per forza di cose avremo anche nel 1915 una classifica, avremo, cioè, se tutto va bene, un Genoa primo, un[’] Internazionale [Milano] secondo [sic!: seconda], un Torino terzo, ecc.. Ma, francamente, non ci sembra che nessuna delle squadre che attualmente si contendono il titolo siano, oggi come oggi, all’apogeo della loro potenzialità o si presentino al tecnico, e non solo a lui, ma anche al pubblico profano che, malgrado tutto, affolla domenicalmente le signorili pelouses [cioè: i signorili campi da gioco] dei teams finalisti, in quella forma snella, virtuosa, costante, che valse a classificarle alla testa dei rispettivi gironi [di Semifinale dell’Italia Settentrionale]. E vale soprattutto questa nostra considerazione per le squadre di Genova e di Torino, le squadre fra le quali, e giustamente, si supponeva potesse essere circoscritta la lotta [per il primato].

Previsioni per l’ultima giornata. Per abitudine e solo per non venire meno in quest’ultima settimana alla nostra rassegna, ci soffermeremo sulle cifre offerte dallo specchietto delle partite disputate e da disputarsi.

I rosso-bleu si presenteranno nell’ultima giornata in condizioni di eccezionale favore: vale a dire, con una vittoria sul Torino o anche solo con un match nullo sugli avversari granata, essi si aggiudicherebbero definitivamente il primato. Essi, infatti, su cinque partite giuocate, contano tre vittorie [in casa 5-3, il 25 aprile 1915, contro l’Internazionale Milano e 3-0, il 9 maggio 1915, contro il Milan, e in trasferta, 3-1, contro l’Internazionale Milano], un match nullo [1-1, in trasferta, contro il Milan, il 18 aprile 1915] e una sconfitta [1-6, in trasferta, contro il Torino, il 2 maggio 1915], con tredici goals segnati agli avversari e dodici [sic!; undici] subiti (la metà dei quali [sic!; più della metà dei quali] in un solo match, quello infausto di Torino. L’ultima partita essi la dovranno disputare sul loro campo, vale a dire potranno allineare la squadra quanto più al completo sarà possibile, aumentando grandemente le già notevoli probabilità di vittoria col Torino.

L’Internazionale [Milano], che si incontrerà per l’ultima partita[, in campo esterno,] contro gli avversari del Milan, su cinque partite disputate conta due partite vinte [quelle casalinghe contro il Milan e il Torino, rispettivamente per 3-1 e 2-1 il 2 e il 9 maggio 1915], un match nullo [2-2, in trasferta contro il Torino, il 18 aprile 1915] e due partite perdute [entrambe contro il Genoa, in trasferta, 3-5, il 25 aprile 1915 e in casa, 1-3, il 16 maggio 1915] con un totale di cinque punti. Ha segnato dodici [sic!; undici] goals e ne ha subito undici [sic!; dodici], dei quali cinque in una sola partita, quella contro il Genoa sul campo di Marassi [perso 3-5, il 25 aprile 1915]. Non dovrebbe perdere [sic!; dalla prosecuzione del senso del discorso si ricava che il redattore dell’articolo voleva intendere con questa espressione: Non dovrebbe sfuggirle la vittoria] domani [Il Football usciva al sabato] il match contro il Milan, quanto meno, non dovrebbe essergli difficile strappare la partita pari – siamo alla peggiore delle ipotesi – e verrebbe così ad avere sette punti, o sei nell’ultima eventualità. Il secondo posto, perciò, non dovrebbe sfuggirgli [sic!; sfuggirle], perché il Torino, abbiamo detto, perdendo, rimarrebbe a cinque punti, o facendo il match nullo, si porterebbe tutt’al più a sei.

Ma il Torino, intendiamoci bene, non è un atout [cioè: un elemento] da scartare a priori: i granata contano una sola vittoria [6-1, in casa, contro il Genoa, il 2 maggio 1915], tre matches nulli [2-2, in casa, contro l’Internazionale, il 18 aprile 1915, 1-1, sia in trasferta sia in casa, contro il Milan, rispettivamente il 25 aprile 1915 e il 9 maggio 1915] ed una sola sconfitta [1-2, in trasferta, contro l’Internazionale, il 9 maggio 1915]: è la squadra più regolare di tutte le avversarie, [visto che] non ha subito che sei [sic!; sette] goals, pur [sic!; ] avendone marcati 11; vogliamo dire che non ha mai perduto che a denti stretti e con un solo punto di svantaggio (a Milano: Internazionale [Milano] 2 – Torino 1). È una squadra che, pure non progredendo, non ci ha mai ammannite [sic!; ammannito] dolorose sorprese. Il trainer intelligente [Vittorio Pozzo] che la guida potrebbe anche, dato che si tratta della conquista del titolo più ambito che una squadra possa desiderare, portare a Genova un team pericoloso per la squadra rosso-bleu, che non è poi apparsa gran che, domenica scorsa, sul campo di via Goldoni [quello dell’Internazionale].

Ed allora, cosa avremo? Cosa succederebbe nella non difficile ipotesi che l’Internazionale [Milano] battesse il Milan e che il Torino vincesse di misura a Marassi? Che Torino, Genoa e Internazionale [Milano] – il Milan è ormai escluso in tutti i modi da ogni calcolo [per il primato] – si troverebbero alla pari con sette punti. L’ultima giornata di Campionato, anziché decidere di una superiorità, rimetterebbe i tre teams contendenti nelle identiche condizioni, e sarebbe, a parer nostro, una cosa delle più giuste. Su ognuna di queste tre squadre, per analizzarne minutamente i pregi ed i difetti, si potrebbero scrivere delle pagine; d’altro canto, settimanalmente, questi pregi e questi difetti sono apparsi ad ognuno, sono stati rilevati anche. Sarebbe un fuor d’opera farlo oggi.

Nella situazione in cui si trova attualmente il nostro Paese [per l’imminente entrata in guerra], ove si verificasse l’ultima nostra previsione, difficilmente il Campionato [Italiano] potrebbe essere condotto a termine.

Cosa deciderebbe, in questo caso, la Federazione [Italiana Giuoco Calcio]?

Sul “match„ di Milano. C’è chi ha affermato, con perfetta persuasione, che una delle tante ragioni che contribuirono a ridurre la squadra nero-azzurra ad essere l’ombra del potente team che dominava due domeniche or sono l’undici di Bachmann [I] [era uso delle cronache dell’epoca identificare una squadra con il suo capitano, nella fattispecie del Torino], sia appunto quella che i giuocatori erano smontati, preoccupati quasi, del difficile momento che l’Italia attraversa. Pure osservando che tale pensiero incombente doveva logicamente gravare anche sui genoani (italiani al par degli uomini dell’Internazionale [Milano]), sta di fatto che i nero-azzurri hanno giuocata [sic!; giuocato] la loro partita senza soverchio entusiasmo.

Nemmeno il desiderio della revanche [cioè: rivincita (dopo la sconfitta per 3-5 patita domenica 25 aprile 1915 all’andata a Genova)] ha dato loro la forza di condurre la partita con quella saggia tecnica, con quella costante, tenace, virtuosità che rende tanto pericoloso il team di Fossati [I] [altro esempio di identificazione di una squadra con il suo capitano, nella fattispecie l’Internazionale Milano].

Hanno cercato di ripetere la tattica che ha dato loro tante vittorie: hanno, cioè, assediato fin dall’inizio la porta di Rolla, con un netto predominio; anche dopo il goal tanto discusso da loro [in quanto sostenevano che il pallone non avesse varcato la linea di porta], subito seppero mantenersi all’attacco e pareggiare. Ma si smontarono gradatamente, a poco a poco, forse tanto per la difesa, decisa e potente, genoana quanto per l’eccessiva meticolosità dell’arbitro [Pedroni II, che aveva diretto anche i due precedenti incontri del Genoa].

Non si può, infatti, onestamente supporre che gli uomini dell’Internazionale [Milano] mancassero di fiato, voglio dire di allenamento. Solamente la domenica precedente i medesimi uomini seppero imporre ad una squadra come quella del Torino novanta minuti di un giuoco vivacissimo, senza una pausa, senza un istante di rilassamento; poi, è noto che la principale caratteristica del giuoco nero-azzurro è la mobilità somma di tutte le sue linee. Dunque, è arbitrario pensare che fosse errata la tattica iniziale dei nero-azzurri.

Considerazioni varie, estranee al giuoco – la convinzione di non finire il Campionato, Fossati [I] ammalato e in pessima giornata, il nessun impegno posto nel match dagli altri uomini, data la presenza del capitano che toglieva ad ognuno una parte notevole di responsabilità anche in caso di sconfitta – hanno contribuito a fare di una partita che tutti si aspettavano aspramente combattuta una povera cosa: il naufragio completo di tante simpatie e di tante previsioni.

Il team della Superba è composto di uomini troppo rotti alle [esperienze delle] vicende del giuoco del calcio per non sapere approfittare di ogni avversaria debolezza; domenica, [R.] De Vecchi giuocava il tutto per tutto: una vittoria della sua squadra significava la possibilità, la certezza quasi, di vincere il Campionato, una sconfitta il fallimento di tutta un’annata di sacrifici, di speranze. Benché incompleta, la squadra del Genoa contava individualità come Berardo [II], Santamaria [I], Leale, Walsingham, [Ed.] Mariani, [R.] De Vecchi, capaci di ogni prodezza.

Lanciati all’attacco, dopo il primo successo insperato ed imprevisto, essi hanno compreso che gli avversari non si trovavano nella migliore delle loro giornate e decisamente hanno tratto vantaggio da una situazione sfruttabile. Ed hanno, per tal modo [di affrontare la partita], riportata [sic!; riportato] la loro netta vittoria.

Per carità di patria non diremo niente della partita: sarebbe mortificante credere che il giuoco svolto dalle due squadre finaliste contrapposte domenica scorsa fosse l’esponente della tecnica e della virtuosità nazionale! In Italia, ad onor del vero, si sa giuocar meglio, e si è spesso giuocato meglio, e non dalle squadre finaliste soltanto.

[…]

Le “chanches„ torinesi. Domenica prossima, dunque, tutta l’attenzione del mondo calcistico italiano sarà rivolta a Genova. Il match che metterà di fronte, sulla pelouse [cioè:  sul terreno di gioco] di Marassi, i rosso-bleu agli scarlatti [per il colore della maglia portafortuna, avuta in dono nell’estate 1914 dalla Nazionale Argentina in occasione della tournée in America Meridionale] sarà decisivo. E la partita presenta a priori tutti i requisiti per essere interessante: anzitutto due teams del pari forti ed agguerriti; e se gli uni [i genoani] hanno una dolorosa sconfitta [l’1-6 subito a Torino domenica 2 maggio 1915] da vendicare, gli altri [i torinisti] hanno in giuoco la posta massima che una squadra possa avere, la possibilità, cioè, di poter ancora aspirare al primo posto nell’aspra contesa che vedrebbe, contrariamente, domenica il suo epilogo. I genoani hanno il vantaggio del campo e la possibilità di allineare in squadra qualche soldato di più [perché di stanza in città]. I torinesi hanno una indiscutibile coesione e la tradizione di non essere mai stati battuti clamorosamente come è successo agli avversari.

E poi, siamo sinceri, il signor Pozzo ha sempre saputo, alla vigilia degli incontri di maggiore interesse e di maggiore importanza – chi non ricorda la superba vittoria strappata alla Pro Vercelli [per 1-0 domenica 7 marzo 1915 nel Girone di Semifinale C dell’Italia Settentrionale]? – dare una preparazione superiore alla sua squadra; lo abbiamo visto anche a Milano recentemente. Il Torino [si] piegò [per 1-2] agli avversari nero-azzurri, perché trovò l’Internazionale [Milano] in una giornata superba di anima e di combattività. Ma certo disputò in quel giorno [domenica 9 maggio 1915] una partita eccezionale. Se giuocasse a Genova come giuocò in quel giorno a Milano, e se il Genoa non sapesse migliorare dalla sua ultima apparizione sul campo di via Goldoni, il Torino potrebbe aspirare seriamente alla vittoria.

A Milano la partita [Milan-Internazionale Milano] non dovrebbe elevarsi al di sopra di una disputa di convenienza [cioè: formalità], poiché i rosso-neri non hanno più alcuna speranza. La differenza di classe è notevole fra i due teams: si è delineata netta in due incontri successivi [il 5-2 nell’amichevole pasquale di domenica 9 aprile 1915 e il 3-1 dell’incontro di andata di domenica 2 maggio 1915, entrambi a favore dei neroazzurri].

A meno che l’antica rivalità non desse vigore a quella larva di squadra che difende oggi strenuamente i colori della simpatica società milanese e la spingesse a togliere ogni velleità, ogni speranza (nel caso di una vittoria torinese a Genova) agli avversari.

Non ci sarebbe nulla da ridire. Ed è per questo che anche Milano potrebbe vedere un ultimo match combattuto, elegante, vivace.

CITAZIONE DAL SETTIMANALE TORINESE LA STAMPA SPORTIVA [articolo di «Arbiter»]: «Un po’ che la duri!», come diceva quel tale, e finiremo a non capirci un’acca di questo campionato e a reputare degna del titolo [nazionale] qualche squadra rimasta esclusa dalle [sic!: nelle] eliminatorie precedenti [al Girone Finale dell’Italia Settentrionale].

Domenica si trovavano di fronte Genoa contro l’Internazionale [Milano] sul campo di quest’ultimo e il Milan contro il Torino sul terreno torinese. Dopo le partite combattute vivacemente sui campi avversari i nero-azzurri potevano ben pretendere [di possedere] i migliori titoli per uscire vittoriosi dal duro incontro e assicurarsi [il possesso] di quel titolo [nazionale], meta di tante battaglie [sportive]. Avuto [sic!: Avuta] ragione del Torino, [per l’Internazionale Milano] la nuova lotta del [sic!: contro il] Genoa non appariva più così gravida di minacce come in passato: tanto più che una certa sicurezza era nell’animo dei giuocatori milanesi per aver avuto ragione in più riprese [in realtà solamente domenica 28 marzo 1915 in un incontro amichevole disputatosi a Milano] nell’attuale stagione degli avversari di ieri e per avere constatato sul terreno [la presenza di] tre riserve genoane [Sedino, Traverso I e Bergamino I], che sulla carta non apparivano i coefficienti più adatti per dare forza e invulnerabilità alla compagine rosso-bleu.

L’Internazionale [Milano], invece, era al completo [in realtà, era priva del portiere Campelli e del terzino Bavastro II], avendo potuto allineare anche il suo capitano Fossati [I]. Ma questi non fu domenica il giuocatore abituale e, senza voler sminuire in nulla il merito intrinseco del duce [cioè: il leader] che guidò la sua squadra in tante splendide battaglie coronate di [cioè: dalla] vittoria, ben si può dire che fu il primo giocatore a cedere, a scompaginare quel lavoro di tessitura della prima linea [cioè: dell’attacco] che ha sempre bisogno di essere validamente sostenuta, a ingenerare quel disordine che fu bene la causa prima della sconfitta dei nero-azzurri. Così, contrariamente a ogni aspettativa, dopo un primo tempo con sorti alterne e esito pari – uno a uno –, si vide nella ripresa svolgentesi tutta favorevole pei genoani che seppero accrescere di due punti il loro attivo sia nel risultato del match che nella classifica generale, due punti che si possono ritenere decisivi per il titolo di campionato giacché assicurano al Genoa un tale vantaggio da essere ben difficilmente neutralizzato nell’unico match ancora da disputarsi [l’incontro casalingo con il Torino di domenica 23 maggio 1915]. Ma il gran pubblico che volle presenziare [a] questa [sorta di] finalissima non rimase soddisfatto del giuoco svolto dalle due squadre. Fu un brutto match, nel quale la azioni individuali prevalsero tanto da annullare ogni giuoco combinato, la vera bellezza del pallone rotondo.

La prima linea dell’Internazionale [Milano], forse demoralizzata da un primo punto concesso a torto [ci furono accese discussioni sul fatto se il pallone avesse interamente varcato la linea di porta] agli avversari, ancor più sconnessa dalla defaillance del proprio centro di seconda linea [Fossati I], non offerse la consueta insistente continuità, la sicurezza dei passaggi e dei tiri in porta, doti che solo essa poteva vantare tanto eminenti fra le quattro partecipanti alla finale [cioè: al Girone Finale dell’Italia Settentrionale]. E anche gli avanti rosso-bleu non furono di molto superiori agli avversari, ché pur essi furono tardi nelle azioni, indecisi sotto il goal, puerili in certi falli [cioè: errori]. Le difese si comportarono un po’ meglio e [R.] De Vecchi da un lato e Peterly [II] dall’altro emersero sopra tutti facendosi applaudire come affaticate da un eccesso di lavoro, da surmenage [cioè: straordinario] per la stagione lunga e per l’epoca poco propizia a un giuoco tutto movimento e di tanta animazione.

Non crediamo che il Torino possa aver ragione domenica ventura sul terreno di Marassi del Genoa [Cricket and Foot Ball] Club. Veramente in questo campionato accaddero tante strane interversioni che ogni eccezione è attendibile: ma rimanendo nella normalità colla vittoria prevedibile, il Genoa [Cricket and Foot Ball] Club, cogli elementi italiani, riesce finalmente a conseguire quel titolo al quale invano aveva dato la caccia reclutando [in passato] calciatori esteri di vaglia. Segno che i footballers italiani hanno delle qualità che mancano agli stranieri: e queste possono essere l’animazione, quegli scatti d’energia che ti strappano una vittoria dubbiosa [cioè: piena di incertezza] o ti salvano da una sconfitta quasi certa, quell’entusiasmo che spesse volte è la miglior dote di un giuocatore.

Chi conosce la grande fede sportiva del Genoa [Cricket and Foot Ball] Club non può far a meno di compiacersi che tale apprezzabile ambizione sia stata finalmente esaudita.

 

Note all’incontro Internazionale Milano-Genoa 1-3

La partita Genoa-Internazionale Milano, valida per la V giornata del Girone di Finale dell’Italia Settentrionale, ha inizio sul “Campo dell’Internazionale Milano Football Club”, sito a Milano in via Carlo Goldoni, alle ore 15,30 di domenica 16 maggio 1915, agli ordini del signor Pedroni II di Milano, socio dell’Associazione Milanese del Calcio. L’Internazionale Milano è diretta (forse) dal suo capitano Fossati I, mentre il Genoa, sul cui seguito di tifosi – presumibilmente cospicuo – mancano informazioni giornalistiche, ha per allenatore Garbutt. Nel 1° tempo il Genoa passa in vantaggio all’8’ in una convulsa azione, in cui secondo alcune fonti c’è un primo tiro di Santamaria I e secondo altre di Walsingham e una deviazione vicino alla linea di porta, dopo la prima respinta del portiere Binda, con il pallone che forse l’ha varcata al momento del secondo intervento dell’estremo difensore dei locali; al 15’ Agradi I ristabilisce la parità. Nella ripresa al 15’ Berardo II e al 30’ Bergamino I fissano il risultato sul definitivo 3-1 per il Genoa, che al 32’ circa subisce l’espulsione di Leale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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