Una tranquilla giornata particolare: è troppo chiedere che sia sempre così?

A vedere la scena da fuori sembra quasi che non sia in programma una partita di calcio. Il motorino si può parcheggiare davanti agli sportelli degli accrediti, che tra l’altro oggi non vengono distribuiti. All’interno del parcheggio ci sono persino alcune macchine che i rispettivi proprietari ritroveranno con (sgradita) sorpresa al primo deposito di automobili […]


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A vedere la scena da fuori sembra quasi che non sia in programma una partita di calcio. Il motorino si può parcheggiare davanti agli sportelli degli accrediti, che tra l’altro oggi non vengono distribuiti. All’interno del parcheggio ci sono persino alcune macchine che i rispettivi proprietari ritroveranno con (sgradita) sorpresa al primo deposito di automobili disponibile, insieme ad un simpatico foglietto rosa incastrato sotto i tergicristalli. L’aria sempre più invernale di novembre, tuttavia, è mitigata dall’atmosfera di serenità che si respira attorno al Ferraris, teatro dell’amichevole tra Genoa e Locarno.

A vedere la scena da fuori sembra quasi che non sia in programma una partita di calcio. Non ci sono code, forze dell’ordine o controlli a contornare gli spazi antistanti al Ferraris, consentendo ai tifosi di buon cuore che hanno salutato il tepore del salotto di casa di venire a sostenere il Genoa senza alcun impedimento. Una volta giunti all’interno dello stadio, occupato per l’occasione solo nella Nord e nella tribuna, sono gli applausi del pubblico a riscaldare il Ferraris mezzo vuoto (o mezzo pieno, dipende): prima, come prevedibile, per il Genoa entrato per il riscaldamento, dopo, scontato ma neanche troppo, per gli avversari del Locarno. Sugli spalti nessun posto assegnato: regna la legge non scritta del “chi prima arriva, meglio alloggia”, con il tacito benestare dei non paganti, dato che questo pomeriggio l’ingresso è gratuito. Anziani, famiglie e bambini popolano le tribune dello stadio, oggi privo del ricco condimento di insulti, bestemmie e anatemi scagliati solitamente dai tifosi all’indirizzo del prossimo, rossoblù o avversario che sia. La Nord, nonostante le diverse assenze, si fa sentire come sempre. Ma solo per sostenere il Genoa, eccezion fatta per un solitario “Milan, Milan vaff…”, così, giusto per portarsi avanti col lavoro in vista della ripresa del campionato. Non si sentono, sul finale di partita, i ripetitivi avvisi dello speaker per “invitare i tifosi ospiti ad attendere le disposizioni delle Autorità per lasciare lo stadio”. Di ultras ospiti, infatti, non sembrano esserci o al limite sono mischiati pacificamente ai sostenitori rossoblù. Quando l’arbitro Siciliani di Genova decreta il triplice fischio del match, il pubblico, dopo aver dedicato i canonici applausi a squadra e allenatore, si dirige verso l’uscita con le tasche intonse, le mani infreddolite e la soddisfazione per esser stato ancora una volta vicino al suo Genoa.

A vedere la scena da fuori sembra quasi che non sia in un programma una partita di calcio. Un’amara verità per quello che dovrebbe essere solo un dolce passatempo. E’ davvero così esagerato immaginare che durante una qualsiasi gara di campionato non siano previste restrizioni economiche e logistiche per i tifosi? Ad una settimana di distanza dalla blindatissima sfida con il Verona, che tanti disagi ha causato agli spettatori per raggiungere lo stadio, l’abissale differenza con il clima disteso respirato nell’amichevole contro il Locarno fa capire in maniera eloquente come sia diventato il calcio in Italia. E’ bastata una gara di allenamento a dimostrare la genuina passione dei tifosi e la serenità delle famiglie, finalmente protagoniste del pacifico contorno che ha popolato il Ferraris. E’ davvero troppo chiedere che il calcio torni ad essere così?

Daniele Zanardi

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