Tutto è perduto, fuorché l’onore e la classifica

«Tutto è perduto, fuorché l’onore» disse Francesco I di Francia chiuso nella Torre del Guado di Pizzighettone prigioniero dei nemici spagnoli. Anche Gian Piero Gasperini può aver pronunciato questa frase famosa dopo il 5-2 di ieri sera a San Siro. Intendiamoci: perdere contro una grande squadra come il Milan è un fatto da mettere in […]


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«Tutto è perduto, fuorché l’onore» disse Francesco I di Francia chiuso nella Torre del Guado di Pizzighettone prigioniero dei nemici spagnoli. Anche Gian Piero Gasperini può aver pronunciato questa frase famosa dopo il 5-2 di ieri sera a San Siro. Intendiamoci: perdere contro una grande squadra come il Milan è un fatto da mettere in preventivo. E’ il modo in cui si è perso che brucia e lascia pensare. E’ inutile recriminare su errori arbitrali: la partita sarebbe finita, come ha ammesso lo stesso Gasperini, comunque con una sconfitta anche se meno eclatante. Dunque occorre cercare altrove le motivazioni.

Probabilmente le ragioni della debacle di ieri sera risiedono in un mix di fattori: calo di rendimento di alcuni giocatori e una rosa inadeguata per numero di giocatori ad affrontare tre tornei. Alcuni acquisti promettevano molto bene, come ad esempio Zapater: ma lo spagnolo da circa due mesi sembra che abbia perso la bussola. La campagna acquisti estiva è stata sontuosa per le cifre impiegate: ma sono rimasti scoperti alcuni ruoli, come ad esempio il difensore centrale, e mancano i ricambi. Gli infortuni a raffica hanno poi complicato ancor di più la situazione: Kharja avrebbe dovuto essere il nuovo “cervello” di centrocampo assieme a Milanetto, mentre Jankovic avrebbe dovuto essere l’alternativa per il settore esterno offensivo. Sarebbe stato prezioso in questo momento in cui anche Palladino è anche lui fermo per un problema di salute. Anzi, l’assenza del “Palladinho” pesa ancor di più, visto che più di una volta si è impossessato del pallone e prendeva l’iniziativa per le azioni offensive. Come dire: piove (e ripiove) sul bagnato. Si aggiunga a tutto ciò la serata a “corrente alternata” del centrocampo (primo tempo con buon gioco sulle fasce, ripresa da dimenticare) e il quadro è completo. E suonano come una beffa i gol segnati da Floccari con la maglia della Lazio: purtroppo per il Genoa è risultato un giocatore perfetto per gli schemi di Ballardini, ma non per quelli di Gasperini.

Tutto ciò sta pesando come un macigno a metà stagione, momento in cui cominciano a tirarsi le prime somme e si delineano i possibili piazzamenti nei vari tornei. Ma non bisogna pensare al peggio, autoflagellandosi per l’eliminazione dalla Europa League e per la discesa del Grifo nella parte destra della classifica. Innanzitutto la graduatoria è corta: il quarto posto è ad appena sei punti, ossia due vittorie, e il Genoa deve recuperare la partita col Bari. Occorre inoltre recuperare alcuni giocatori che hanno perso lo smalto dopo un inizio brillante. Fronte mercato: dopo l’ottimo acquisto di Suazo (convincente la sua prova a Milano) va benissimo prendere Menegazzo che occuperà il posto lasciato da Kharja. E’ urgente e improrogabile prendere un difensore centrale di esperienza: magari anche un altro centrocampista muscolare che possa sostituire all’occorrenza Juric. Ma per far questo occorre il pieno funzionamento della sinergia tra l’allenatore e il presidente Preziosi: il primo suggerisce, il secondo investe. Solo così si impiegherà al meglio il danaro speso e si potrà puntare il più possibile in alto per portare il Grifone nelle posizioni che gli competono.

Marco Liguori

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