Situazione molto difficile, ma al Genoa non serve la “sachertorte”

Miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso la gara di oggi è una di quella che non avremmo voluto mai vedere. C’è una profonda delusione non soltanto nella Gradinata Nord, che l’ha espresso con i cori di fine partita, ma in tutto il popolo rossoblù. Abbiamo visto una squadra spenta, con le batterie […]


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Miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso la gara di oggi è una di quella che non avremmo voluto mai vedere. C’è una profonda delusione non soltanto nella Gradinata Nord, che l’ha espresso con i cori di fine partita, ma in tutto il popolo rossoblù. Abbiamo visto una squadra spenta, con le batterie scariche, invece di quella pimpante delle gare con Udinese, Lazio e Napoli. Insomma, il Genoa “formato trasferta” trasferito al Ferraris. Non voglio qui discettare di ciò che accadrà nel futuro: vedremo a giugno se le indiscrezioni rivelate dal collega di Sky Sport, Gianluca Di Marzio, saranno confermate o meno. E soprattutto non scatenare una inutile “caccia alle streghe” sulle responsabilità di questo o di quello: sarebbe controproducente. Vi dirò di più: se domattina il presidente Preziosi riuscisse a chiamare Mourinho oppure Guardiola i problemi resterebbero sul tappeto. Dunque un cambio di allenatore non sarebbe risolutivo. Voglio dunque soffermarmi semplicemente sulla sconfitta contro il Chievo.

Cosa ci dice l’analisi della partita? Il Genoa è stato incapace di giocare in velocità sulle fasce per prendere in controtempo un avversario statico, ma molto legnoso che è stato capace di imporre il suo “non gioco” composto da falli e da marcature strette. Si sapeva che i veneti avrebbero disputato una partita pragmatica, com’è giusto che sia: ma il dovere dei rossoblù era di non cascarci. E invece, non lo hanno fatto. Soprattutto noto una pericolosa tendenza del Grifone di non riuscire a segnare: con oggi sono tre le gare consecutive in cui non ha violato la porta avversaria. Non solo: esaminando le statistiche della Lega di A si nota che la squadra di Marino è riuscita ad essere meno pericolosa dei Mussi Volanti. Il dato percentule è inequivocabile: 38,2% Genoa, 40,5% Chievo, a fronte di un possesso palla schiacciante per i rossoblù (58% contro 42%). Insomma, una superiorità territoriale sterile, senza alcuna finalizzazione. Colpa anche della lentezza di gioco, orchestrata da un Veloso al rallentatore che, pur avendo servito perfettamente 38 passaggi, non è riuscito a imprimere quelle accelerazioni viste nelle gare precedenti del Ferraris. In ombra anche Jankovic che inizia purtroppo a perdere colpi. Palacio spesso si è trovato solo, proprio come in trasferta. Ed è anche arrivato il solito “buco” difensivo che ha regalato il gol al club di Verona. Fa pensare invece che sul’altro fronte Acerbi, in comproprietà tra Genoa e Chievo, sia stato uno dei migliori e che avrebbe potuto essere invece sulla sponda rossoblù: a gennaio aveva affermato di voler venire sotto la Lanterna, ma non se ne fece nulla. Peccato, avrebbe fatto molto comodo al reparto arretrato: stando alle statistiche della Lega ha recuperato ben 35 palloni. Ciliegina sulla torta sono i due cartellini gialli ai diffidati Sculli e Biondini: sabato prossimo contro il Parma ci sarà un centrocampo da inventare. Piccolo inciso, la direzione arbitrale di Guida, costellata di errori come gli episodi dei falli da rigore in area. E non solo: il gialloblù Bradley, già ammonito, è stato “graziato” nonostante la raffica di falli tattici commessi nella ripresa. Ma l’arbitraggio stavolta non può e non deve essere un alibi.

Nonostante il quadro per nulla confortante, voglio ribadire che un clima da ultima spiaggia sarebbe nocivo. Anzi, passatemi la battuta, per dirla con Nanni Moretti sarebbe come la scena della sachertorte nel suo film “Bianca”: «Continuiamo così, facciamoci del male». Il Genoa domattina tornerà al lavoro per preparare al meglio la gara contro il Parma. Qui ci vogliono due cose: un colpo di genio di Marino e ritrovare lo spirito da Genoa che è stato perso anche al Ferraris. Insomma, ci vuole l’orgoglio da grifoni: tornerà presto?

Marco Liguori

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