Pesano la corsa “alla Bolt” di Nesta e gli errori di Gervasoni: ma non devono essere un alibi

Gara decisa più dalle decisioni (o indecisioni?) dell’arbitro che dagli episodi più o meno casuali. Questo però, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, non deve costituire un alibi. Purtroppo le squadre che si recano a render visita alle grandi non hanno in genere (se non mai) un trattamento equo da parte dei […]


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Gara decisa più dalle decisioni (o indecisioni?) dell’arbitro che dagli episodi più o meno casuali. Questo però, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, non deve costituire un alibi. Purtroppo le squadre che si recano a render visita alle grandi non hanno in genere (se non mai) un trattamento equo da parte dei direttori di gara. Però stasera abbiamo assistito a un episodio raro e curioso. Passi per il rigore non visto, pur se clamoroso, di cui è stato protagonista Nesta. E’ il secondo che mi desta molto perplessità: non ne ho un ricordo su un campo di calcio (qualcuno mi corregga se sbaglio). Nel secondo tempo lo stesso Nesta si precipita con una corsa da centometrista (meglio di Usain Bolt) verso Gervasoni per segnalargli un fallo da ammonizione di Jankovic. Se l’avesse fatto un giocatore del Genoa, cosa sarebbe successo? Secondo me sarebbe stato ammonito lui invece del presunto colpevole. Detto ciò, concludo il capitolo arbitro in Milan-Genoa ricordando (per l’ennesima volta) a tutto il “palazzo pallonaro” che gli arbitri fanno parte integrante del gioco e che le loro decisoni errate pesano.

Tornando un attimo all’episodio dell’ammonizione ed espulsione di Jankovic: non sarebbe meglio a questo punto tener fuori questo esterno talentuoso, ma fin troppo con i nervi a fior di pelle? Per raggiungere la salvezza occorrono giocatori dai nervi saldi che non regalino un cartellino rosso all’avversario in un momento topico della gara.

E passiamo all’aspetto tecnico. De Canio è stato encomiabile non solo nell’aver ridato smalto e morale alla squadra in soli tre giorni scarsi, ma anche per aver saputo dare l’approccio giusto alla gara. Insomma ha subito capito (parafrasando il grande poeta Francesco Petrarca) «ché l’antiquo valore nei Grifonici cor’ non è anchor morto». Il 4-5-1 era lo schema ideale per imbrigliare i rossoneri di Allegri a centrocampo e non lasciargli spazi. Due linee, difesa e centrocampo, che hanno saputo respingere gli attacchi avversari, soprattutto nel primo tempo in cui Frey non ha praticamente fatto una sola parata di rilievo. Insomma un buon catenaccio all’italiana, ma a cui è mancato un elemento: il contropiede con le occasioni da gol. Non si poteva pretendere dal nuovo allenatore anche l’ultimo tassello che manca al Grifone da tempo. Ora ha altri tre giorni per cercare di costruirlo. Sarà la gara di domenica contro il Bologna al Dall’Ara per cercare di ridare i punti occorrenti per la salvezza.

Marco Liguori

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