No moviola in campo, no penalty per il Genoa

E’ il 46° minuto. Palacio crossa un pallone pennellato per i suoi compagni, ma il difensore dell’Udinese Domizzi tocca la palla con la mano. L’arbitro fischia il fallo fuori dall’area di rigore. Ma il dubbio resta: è in area oppure no? L’allenatore del Genoa, Gianpiero Gasperini, chiama il quarto uomo per chiedere l’uso della moviola […]


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E’ il 46° minuto. Palacio crossa un pallone pennellato per i suoi compagni, ma il difensore dell’Udinese Domizzi tocca la palla con la mano. L’arbitro fischia il fallo fuori dall’area di rigore. Ma il dubbio resta: è in area oppure no? L’allenatore del Genoa, Gianpiero Gasperini, chiama il quarto uomo per chiedere l’uso della moviola per sciogliere il dubbio: non ha usato la sua opportunità nel primo tempo, lo fa invece nella ripresa. Il direttore di gara la concede. In pochi minuti vedono l’episodio contestato: risulta chiaro dai fotogrammi che Domizzi ha palesemente colpito al di là della linea che delimita la zona dove si concede la massima punizione. Batte il penalty Crespo e segna: Udinese-Genoa 0-1. Purtroppo questa descrizione del possibile vantaggio del Grifone al Friuli resterà, almeno per il momento, un racconto di fantasia. Lo avrebbe potuto scrivere anche Osvaldo Soriano in uno dei suoi romanzi fantastici sul calcio. E questo perché la moviola in campo non è prevista nel dorato mondo del pallone.

La premessa era d’obbligo, visto che l’errore arbitrale era così macroscopico che se ne sarebbe accorto anche un cieco che si avventurasse di notte nel buio pesto dei carrugi. Con ciò non si vogliono sminuire i meriti dell’Udinese, squadra molto più accorta e cinica del Genoa: è un ricordo quella bella e sciupona di un anno fa, quando adottava il 4-3-3 mietendo grande spettacolo ma non risultati importanti come quelli di questo primo scorcio di campionato. I bianconeri hanno costruito poco nel primo tempo e in parte nel secondo: hanno aspettato il calo degli avversari per piazzare il colpo vincente con un contropiede micidiale di Di Natale e il colpo di grazia con Pepe.

Al Genoa, per dirla in dialetto napoletano con Mimmo Criscito, è mancata proprio la “cazzimma”: ossia la cattiveria. L’aveva sfoderata contro la Roma e una settimana dopo contro l’Atalanta: a Bergamo, senza brillare, aveva aspettato di sferrare il colpo vincente controllando perfettamente l’avversario. Avevo parlato di un mutamento di “pelle” del Grifone, che finalmente possedeva quel pizzico di pragmatismo che era mancato durante la passata stagione. E, invece, per ora questo elemento sembra ancora mancare. Però fino all’ultimo quarto d’ora gli uomini di Gasperini non avevano demeritato, con diversi tentativi a rete di Crespo, Sculli e Palacio. Stavolta ci si è messa anche la malasorte a complicare la vita ai rossoblù: il tecnico non ha potuto svolgere la sua consueta manovra efficace con i cambi nella ripresa, a causa degli infortuni di Criscito e Biava. C’è da augurarsi soltanto che non sia un campanello d’allarme in vista delle altre due difficili trasferte di Valencia (giovedì) e Bologna (domenica). Una nota positiva per Gasperson in difesa: il positivo debutto di Esposito, cha ha convinto sulle sue buone qualità.

Le fatiche delle partite infrasettimanali si stanno già facendo sentire: il girone di Europa League è un campionato aggiunto che sottrae energie. Bisognerà vedere se la rosa a disposizione di Gasperini reggerà l’urto e sperare che Criscito, Biava e Rossi (dopo la botta la costato contro la Juve) siano regolarmente in campo al Mestalla. Bisognerà stringere i denti fino a dicembre, quando il ritmo “un-due-tre” delle gare di campionato e in Europa, con l’aggiunta di un turno di Coppa Italia, dovrebbe esaurirsi. Solo allora si potranno tirare le somme del primo scorcio della stagione del Genoa.

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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