Milito, Lodi, Boselli, De Prà. Morale: “Il derby va a chi lo vuole”

Storie anticonvenzionali di stracittadine marchiate di rossoblù, tra stracci e spionaggio

Genoa al derby (Fonte: sito ufficiale Genoa CFC)

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«A Genova conta solo il derby. Se non lo vinci è come rapinare una banca ed accorgersi di aver portato via una valigia piena di stracci». Il tempo ha costantemente abusato di codesta citazione, tratta da un libro di Pino Flamigni dal titolo eloquente (“Il derby delle parole”). Il fatto però che se ne parli così tanto ancor oggi è sufficiente per far comprendere l’importanza di una gara simile: “Siamo nell’era del villaggio globale – mi viene in soccorso Fabio Caressa – eppure conta ancora il piccolo mondo quotidiano, il panettiere, l’amico bar, i colleghi d’ufficio. Navighiamo e chattiamo, ma è il rapporto con chi abbiamo vicino che cambia il nostro umore. Ecco perché, un derby così, nel suo piccolo, a Genova, conta di più”. Tutto straordinariamente vero.

GENOA, ITALY - NOVEMBER 28:  Marco Rossi of Genoa celebrates after scoring the 2:0 goal during the Serie A match between Genoa CFC and UC Sampdoria at Stadio Luigi Ferraris on November 28, 2009 in Genoa, Italy.  (Photo by Massimo Cebrelli/Getty Images)
GENOA, ITALY – NOVEMBER 28: Marco Rossi of Genoa celebrates after scoring the 2:0 goal during the Serie A match between Genoa CFC and UC Sampdoria at Stadio Luigi Ferraris on November 28, 2009 in Genoa, Italy. (Photo by Massimo Cebrelli/Getty Images)

Caressa ha ragione. Non solo un derby, una stracittadina. La bellissima sensazione di veder la Lanterna colorata di rossoblù il giorno dopo. L’aria festante di chi la mattina seguente si sveglia incurante dell’incombente mole di lavoro, assuefatto e indottrinato dalla mistica della vittoria. C’è lei, agognata come poche altre, ma pure la sconfitta: quella che fa rintanare nell’universo più tetro possibile gli sconfitti. Se si perde 2-3 come il 5 gennaio 2016, allora, l’onta è comunque passabile di critiche e osservazioni: Gasp che sbagliò alcune scelte, Ntcham impresentabile, un Lazovic che si mangiò una colossale occasione ma pure un bellissimo Pavoletti spiccare il volo, similmente a Tomáš Skuhravý, per l’abbozzata rimonta. Se invece a perderlo sono i cugini, e con un tris sul groppone, allora il discorso è ben diverso. La follia s’impossessa dell’animo genoano e infonde flavonoidi a più non posso. Il rilascio di adrenalina non vede freni, la percezione sensoriale subisce un crollo improvviso. Non c’è altra spiegazione: un Ciccio Lodi che gioca sei mesi al piccolo trotto, quasi svogliato, ozioso e indolente, di colpo diventa il miglior centrocampista d’Italia visto che la sera prima ha regalato una pennellata d’autore su calcio di punizione. Un Mauro Boselli finito a disonorare la numero 9, tristemente in panchina, con l’aria di saudade propria di chi non è chiaramente a suo agio, entra scavalcando nelle gerarchie Destro e Paloschi e per magia tira fuori il coniglio dal cilindro. All’improvviso nessuno capisce più nulla, la gente s’arrampica sui cartelli stradali e gli dedica vie, nascono gruppi su Facebook disposti al più generoso crowdfunding affinché il Retrocessore venisse premiato con un nuovo contratto.

Fonte: PianetaGenoa1893.net
Fonte: PianetaGenoa1893.net

Partita da folli, senza senso. Genova è un condominio, di quelli estremamente litigiosi. Si dice che la maggior parte delle cause che finiscano in tribunale siano per l’appunto oggetto di dispute all’interno del vicinato: al Ferraris è così, Grifone e Baciccia s’incontrano il meno possibile. Geograficamente, il capoluogo ligure è polarizzato: il Ponente è rossoblù, quartier generale a Villa Rostan, Pegli e case dei calciatori sparse per Arenzano, mentre il Levante è a uso e consumo blucerchiato, con epicentro Bogliasco. Mai, per ovvie ragioni di calendario, s’incontrano. Lo spazio che circonda il Ferraris, vetusto e problematico ma non certo meno glorioso, è sempre o genoano o sampdoriano. Mai tutt’e due le cose insieme, tranne in un’occasione. Il derby, l’evento che catalizza tutto l’odio e lo mette in gioco sul piatto, insieme a tre punti. Il croupier è il destino. La posta in palio, altissima.

Il 15 settembre 2013, al termine di una delle stracittadine più folli di sempre, Preziosi gioiva come un bimbo: “Il derby va a chi lo vuole”. A chi ha più energia. A chi ha più rabbia. A chi vede in 90′ l’occasione per far sprofondare nell’ignominia un infame parentado. Quando Gasp s’inventò Sculli falso nueve e mise Palacio a destra, Reto Ziegler finì la gara col mal di testa, due rigori causati e un goffo auto-palo. Bei tempi, quando i derby si vincevano con passivi imbarazzanti ai danni degli altri. L’ultimo di quelli fu lo 0-3 dell’8 maggio 2016, discorso Suso e prestazione Pavolosa. Cinque anni prima, Boselli. Ancora prima, Milito. Il Principe timbrò l’andata ma pure il ritorno, col Duecontrozero tutto attaccato che ancor oggi, a guardarlo su YouTube, fa accapponare la pelle come non mai. Nel mezzo, l’esordiente Liverani: al Genoa fece complessivamente malissimo, fu esonerato in autunno con l’avvio del Gasperson-bis, ma quel 3-0 è emblematico. Antonini, colpo grosso dell’agente segreto, la stoccata di Calaiò a far breccia col suo arco nei fragili cuori della Nord e il bacio di Lodi con maglietta ritraente i figli. Poesia.

Fonte: sito ufficiale Genoa CFC
Fonte: sito ufficiale Genoa CFC

Ultimo postulato, il derby è ridicolizzare e ridicolizzarsi. Allo stesso tempo. Prima di quella stracittadina il preparatore dei portieri Luca De Prà, cognome che profuma di storia, si era recato in mimetica nei boschi sopra Bogliasco. Fu scoperto, e non bastò una reazione simile a quella del cuoco Chichibio nel Decameron di Boccaccio per scampare alla magra figura. Non era chiaramente in cerca di funghi, come aveva frettolosamente dichiarato, ma il Genoa dominò il derby e allora tutto passò inosservato. Al Ferraris erano tanti i doriani vestiti in mimetica, pronti allo sfottò più imbarazzante. Uscirono zitti e mesti dallo stadio, mentre sempre Preziosi perdonava il suo dipendente ammettendo: “È stata una goliardata”. Ma bando agli scherzi, stasera si fa sul serio. Il 116° derby della Lanterna è pronto a porre sul trono mezza Genova. L’altra? A bagno nel Bisagno, ovviamente.

PS: Nel momento in cui termino questo pezzo, noto il messaggio di un lettore sulla pagina: “Mia doriano stanni xittu,o l’ha segnou fina o RUTZITTU!!!!!!!”. Pure l’attaccante sardo è uno di quei volti da derby. L’ha intervistato in esclusiva ieri Davide, amico e collega. Dateci un’occhiata, non ve ne pentirete.

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