L’errore più grave del Genoa nel derby? Non aver giocato in contropiede

Il Grifone ha preso il pallino del gioco e la Sampdoria l'ha infilato due volte. Da notare il gran numero di palloni persi dai rossoblù: ben 42 contro 25 degli avversari. Salvezza, sfida molto difficile per Ballardini

Marco Liguori (Pianetagenoa1893.net)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Il Genoa ha giocato il derby nel modo che era da evitare. Venerdì sera, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, avevo scritto che Juric avrebbe dovuto impostare la partita col classico gioco all’italiana, catenaccio e contropiede: marcature e pressing a tutto campo per ripartire in velocità con Taarabt, Rigoni e Lapadula. Ebbene, il Grifone ha fatto  l’esatto contrario: lo prova il 52% di possesso palla che, se è vero che ha fruttato un’occasione sciupata da Lapadula (davvero mediocre) e una traversa di Rosi, ha prodotto nel complesso poco. Tanta corsa per i giocatori e poco costrutto. Invece la Sampdoria ha adottato la tattica attendista che avrebbero dovuto applicare i rossoblù: i blucerchiati hanno colpito in contropiede e creato le due occasioni con cui sono andati in gol. Era l’unico atteggiamento da tenere su un terreno in parte appesantito dalla pioggia: far sfuriare l’avversario e colpirlo di sorpresa. La Sampdoria lo ha fatto, il Genoa c’è cascato con tutte e due le scarpe. Non solo: la differenza l’hanno fatta le palle perse. I rossoblù ne hanno collezionato ben 42, contro le 25 degli avversari: un segnale di poca attenzione, non è la prima volta che accade durante la stagione.

Juric è ormai ai saluti: l’ufficialità del suo esonero è ormai questione di qualche ora. Dovrebbe arrivare al capezzale del Grifone malato il dottor Davide Ballardini, ottimo tecnico che già due volte ha risollevato con ottimi risultati la squadra da situazioni non facili da sbrogliare. Il suo valore non si discute: gode inoltre della simpatia e della fiducia dei tifosi che ammirano il suo pragmatismo: le sue vittorie nei derby del 2011 sono indelebili (quelli del missile di Rafinha e di Boselli con tanto di retrocessione della Sampdoria). Tuttavia, ho qualche perplessità rispetto alle sue esperienze del 2010 e del 2013: stavolta la rosa ha un valore tecnico ben inferiore e il mercato di gennaio, ahimè, è ancora lontano. Nella prima stagione aveva calciatori come Criscito, Ranocchia, Rafinha, Moretti, Antonelli, Palacio, Floro Flores, Mesto, Kucka oltre ai promettenti Destro e Paloschi: c’era anche Veloso regista con il suo alter ego Milanetto. Quella squadra arrivò al decimo posto. Nel 2013 c’era un certo Borriello, centravanti in doppia cifra e capace di fare reparto da solo: nel mercato invernale arrivarono due difensori di grande esperienza come Portanova e Manfredini che consentirono il rafforzamento di un reparto in crisi. Se Ballardini dovesse riuscire anche stavolta nel centrare la salvezza, si dovrebbe erigergli un monumento a Pegli: anche perché dovrà far uscire la squadra da una retrocessione che non è solo conseguenza della posizione (penultima a sei punti) in classifica, ma da un pericoloso atteggiamento mentale. La pausa del campionato dovrebbe consentirgli di prendere i provvedimenti necessari per affrontare la difficile trasferta di Crotone. Passo e chiudo!

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.