Le trattative con i cinesi, la prelazione della Fondazione: ecco gli scenari

Enrico Preziosi ha affermato mercoledì che tra una decina di giorni sapremo quale sarà l’esito della trattativa col gruppo cinese. Si parla della cessione di una quota pari al 30% del capitale del club rossoblù. A questo punto, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, entra in ballo la Fondazione Genoa 1893. Cosa c’entra? […]


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Enrico Preziosi ha affermato mercoledì che tra una decina di giorni sapremo quale sarà l’esito della trattativa col gruppo cinese. Si parla della cessione di una quota pari al 30% del capitale del club rossoblù.

A questo punto, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, entra in ballo la Fondazione Genoa 1893. Cosa c’entra? Il motivo lo spiega lo statuto del Genoa, con un richiamo in quello della stessa Fondazione (proprietaria del 25% del club più antico d’Italia): quest’ultima possiede un diritto di prelazione sull’eventuale cessione di quote azionarie. Qualunque sia la percentuale, dal 5, dal 10, dal 30 o dal 100%, il “guardiano” della genoanità ha il diritto di acquisirla per prima rispetto a un ipotetico compratore terzo. Questa disposizione costituisce una garanzia per il club di Villa Rostan: evita che le quote finiscano a soggetti o che non siano in grado di sostenerlo economicamente oppure che non ne rispettino la sua schietta ed autentica genoanità. Però si badi bene: non c’è un obbligo per la prelazione. Il Consiglio di reggenza della Fondazione può deliberare sull’esercizio della prelazione entro 30 giorni dalla comunicazione da parte della Fingiochi, l’azionista di riferimento. Scaduto il termine, l’operazione di cessione prosegue la sua strada fino all’eventuale conclusione. Dunque, la Fondazione può anche non esercitare il suo diritto: di conseguenza, non c’è alcun ostacolo alla vendita di una parte del capitale a un soggetto esterno come il gruppo cinese.

E a proposito di cinesi, vorrei guardare ancora a un altro aspetto della vendita di una quota del Genoa. Ipotizziamo che Preziosi venda loro il 30% del capitale detenuto da Fingiochi: quest’ultima passerebbe dall’attuale 74,89% al 44,89%, restando il primo azionista. Il gruppo cinese sarebbe secondo, appunto, con il 30% davanti alla Fondazione col 25%. Tuttavia, potrebbe valere in questo caso la celebre frase di Enrico Cuccia, fondatore di Mediobanca e grande protagonista della finanza italiana del ‘900: “Le azioni si pesano, non si contano”. Il gruppo cinese, forte della propria forza economica, potrebbe chiedere una presenza importante nella gestione del Genoa: si può ipotizzare la nomina di un amministratore delegato a loro gradito, con poteri abbastanza ampi, mentre Preziosi potrebbe restare presidente.

Inoltre è logico pensare che un gruppo operante in più settori, come descritto dai giornali, avrà sicuramente altri interessi in Italia, o in particolare in Liguria, su cui mirare oltre alla proprietà di un club di calcio come il Genoa. Quindi può essere una garanzia per la sua possibile permanenza nel club rossoblù con un apporto stabile di capitali per rafforzarlo.

Non scarterei, come ho scritto ultimamente, in ultima ipotesi un’eventuale sponsorizzazione: può essere una soluzione transitoria, in vista di un’evoluzione successiva nell’azionariato.

Attendiamo dunque il viaggio di Preziosi in Cina tra 10 giorni: solo allora sapremo se l’affare (da cui dipende anche il calciomercato rossoblù) è andato in porto.

Marco Liguori

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