La vittoria di oggi dedicata a Spagna

Oggi sembrava tutto cupo a Marassi. A cominciare dal clima uggioso, con raffiche di pioggia modello autunno inoltrato. Per poi passare alle acque torbide e limacciose del Bisagno che scendeva violento e impetuoso verso il mare. A condire il tutto, l’irreale e spettrale silenzio del Tempio, privato del calore e della passione del suo pubblico. […]


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Oggi sembrava tutto cupo a Marassi. A cominciare dal clima uggioso, con raffiche di pioggia modello autunno inoltrato. Per poi passare alle acque torbide e limacciose del Bisagno che scendeva violento e impetuoso verso il mare. A condire il tutto, l’irreale e spettrale silenzio del Tempio, privato del calore e della passione del suo pubblico. Ma d’un tratto l’atmosfera è cambiata. I numerosi tifosi genoani si sono fermati davanti alla stele di pietra che ricorda Spagna colpito a morte da Simone Barbaglia: poco dopo iniziavano a incitare il Grifo, proprio come se fossero all’interno dello stadio, con canti, urla, cori e petardi. All’interno i cronisti e i pochi spettatori presenti in tribuna d’onore trasformavano il Ferraris in un piccolo Maracanà. Il nostro “vate”, ispiratore di allegria con motti, frizzi e lazzi in dialetto genovese, è stato Carlo Bruzzone, decano dei cronisti sportivi liguri. In men che non si dica la tristezza delle porte chiuse è stata cancellata dallo spirito rossoblù. Tuttavia (ne ho già parlato ieri e lo riaccenno solo brevemente) non si vorrebbe più rivedere una situazione simile. E rigiriamo al ministro dell’Interno Maroni un importante quesito: quando il Viminale inizierà a essere il mediatore tra le tifoserie, invece di decidere all’improvviso di mandare i sostenitori di alcune squadre in trasferte a dir poco problematiche? Se si iniziasse questo nuovo corso, la già inutile tessera del tifoso finirebbe subito in cantina.

Nel nuovo clima che ho prima descritto è iniziata la partita. Il Genoa ha mostrato subito i muscoli: uomini in forma, tanto gioco, ma poca finalizzazione a causa della mancanza di un vero “ariete” d’attacco: Acquafresca purtroppo non possiede queste caratteristiche. Il Milan ha iniziato al piccolo trotto, affidandosi a qualche gocata raffinata dei suoi fuoriclasse Ronaldinho, Borriello, Pirlo. Un po’ poco per una squadra che occupa il terzo posto e che ha ambizioni di Champions: in certi momenti della partita la lentezza del gioco rossonero (ammessa dallo stesso tecnico Leonardo) è stata esasperante. Bisogna poi aggiungere che Criscito oggi tornava spesso indietro per trasformarsi in quarto difensore: una mossa indovinata dalla premiata ditta Gasperini-Chiappino che ha consentito di mettere la museruola a Pato. Il “papero” è sembrato un pesce fuor d’acqua e non ha contribuito alla manovra offensiva della sua squadra. Invece gli esterni d’attacco del Grifo avevano energie da vendere: Palacio e Sculli mettevano in difficoltà la difesa avversaria con le loro discese e cambi di posizione da sinistra a destra. Mistero Amelia: oggi è stato attento e preciso sulle poche occasioni milaniste come non mai. Ma perché non lo ha fatto in precedenza nelle altre gare? Il cambio di Sokratis (ahimé ancora un infortunato) con Fatic è stato un altro asso nella manica: il montenegrino ha sfoderato una prestazione maiuscola con cross dal fondo, gioco in velocità con avversari puntati e superati d’impeto. Un altro giocatore rispetto a quello incerto di un paio di mesi fa. In questo cotesto è maturata la marcatura di Beppe-gol, attraverso la magia di un tocco di testa deciso e velenoso che ha scavalcato il povero Dida. Risultato giusto, legittimato dalla traversa colpita da Acquafresca con la sua unica invenzione: davvero sfortunato il “cobra” in questa circostanza. E soprattutto è stata una vittoria dedicata a lui: Vincenzo Claudio Spagnolo.

E concludo tornando doverosamente a parlare di Spagna: ho inserito la mia foto della Gradinata Nord vuota con lo striscione con il suo nome per ricordarlo. Quel maledetto 29 gennaio 1995 l’ho vissuto solo indirettamente. Ricordo i titoli dei giornali del giorno successivo: “Fermiamo il campionato” sottolineò la Gazzetta dello Sport che riuscì nel suo intento la domenica successiva. Altro titolo: “Non si può morire per una partita di calcio”. Si spera che ciò non accada più: ma se si affrontano le partite di calcio col marasma dimostrato oggi, estirpare la violenza dagli stadi sarà soltanto una pia illusione.

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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