La fatica di Sisifo del Genoa contro l’Inter

«Qual è il numero di targa del Tir che ci è venuto addosso?». Si può immaginare che questa frase sabato sera l’abbiano pronunciata o pensata i tifosi genoani: l’Inter è stata come un Tir che ha schiacciato il povero Grifone. Ed è finita con un 0-5, risultato che (come ha scritto Claudio Baffico) non si […]


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«Qual è il numero di targa del Tir che ci è venuto addosso?». Si può immaginare che questa frase sabato sera l’abbiano pronunciata o pensata i tifosi genoani: l’Inter è stata come un Tir che ha schiacciato il povero Grifone. Ed è finita con un 0-5, risultato che (come ha scritto Claudio Baffico) non si vedeva a Marassi dal lontano 1983 quando giocò l’Udinese di Zico. Da dove iniziare l’analisi di questa disfatta? Vorrei partire da un lato positivo: il saldo rapporto tra tifosi, squadra e società. Non ci sono state contestazioni sugli spalti: anzi, la Gradinata Nord ha incitato per 90° i rossoblù, lanciando cori che immediatamente venivano ripresi dalla Sud e da tutto lo stadio. E alla fine della gara, tutti i giocatori si sono recati verso la stessa Nord per ricevere cori d’incoraggiamento e applausi: quando il pubblico è uscito dallo stadio, i cori sono proseguiti come se il Genoa avesse vinto. Per l’ennesima volta i sostenutori genoani hanno dimostrato grande maturità. Sono un esempio per tutte le tifoserie italiane: tutti lo devono tenere ben presente. Purtroppo, come nella celebre canzone in dialetto genovese “Trilli, Trilli”, avrebbero voluto mangiare «o stocchefisce e bacilli 
a gongorzola co-i grilli 
e ûn bottigion de vin bon» e invece hanno mangiato «menestrinn-a co-e êuve». Ma non è detto che ciò accada ancora: c’è la gara di Lille alle porte per un pronto riscatto.

E passiamo adesso alle dolenti note della gara. Sul piatto della bilancia pesano più i meriti dell’Inter o i demeriti del Genoa? Si può dare con tutta probabilità una risposta abbastanza precisa, non solo per aver assistito alla partita, ma anche per aver esaminato le statistiche della Lega Calcio-Panini Digital. Le cifre riportano che la formazione di Gasperini ha sovrastato quella di Mourinho in quattro caratteristiche: possesso palla (53% contro 47%), palle giocate (547 contro 498), passaggi riusciti (61,7% contro 58,6%) e supremazia territoriale, ovvero possesso palla nella metà campo avversaria (12 minuti e 36 secondo contro 5 minuti e 28 secondi). A ciò bisogna aggiungere i palloni recuperati, nella cui classifica i due genoani presenti, Bocchetti e Moretti, con un totale complessivo di 50 hanno superato i due interisti, Zanetti e Muntari, che ne hanno presi 45. Ciò conferma l’analisi a fine gara di Gasperini, che aveva spiegato nella sala stampa del Ferraris: «Abbiamo recuperato molti palloni, poi non eravamo in grado di ripartire nel modo giusto». I dati precedenti vanno confrontati con quelli in cui l’Inter è stata superiore: a cominciare dai tiri dove i nerazzurri hanno uno score di 6 tiri in porta (con 5 gol) su 13 totali, mentre i rossoblù ne hanno scagliati due nello specchio difeso da Julio Cesar su sei complessivi. La squadra dello “Special one” ha nettamente prevalso anche nell’attaccare la porta avversaria (58,6% contro 39,3%), nel grado di pericolosità (79,6% contro 23,7%) e nella capacità di difendersi (60,7% contro 41,4%). Questa raffica di cifre significa una cosa molto semplice: il Genoa esercitava una fatica di Sisifo per poter giocare, senza approdare a nessun risultato concreto, mentre l’Inter conduceva la gara in scioltezza realizzando cinque reti.

Dunque, dati alla mano, in campo c’era una squadra senza idee e schemi contro un’altra che sapeva come e dove colpire: una lotta impari. E meno male che durante la scorsa settimana autorevoli commentatori avevano affermato che la Beneamata non aveva un proprio gioco. Si può affermare invece che Mourinho ha svolto ciò che sa fare molto bene: giocare all’italiana, con catenaccio e contropiede con una punta sola, chiudendo gli spazi soprattutto a centrocampo e impedendo la manovra offensiva all’avversario. In particolare bloccando le fasce e pressando Milanetto e Zapater con Muntari e Cambiasso. E sapeva bene che il Genoa soffre moltissimo questo tipo di tattica: però da qui a dire che l’allenatore portoghese sia un innovatore ce ne corre. Diciamo che è molto abile a saper sfruttare le debolezze avversarie, utilizzando anche la miglior prestanza fisica dei suoi uomini. Il bel gioco è un’altra cosa. Ciò non giustifica la pessima gara del Grifo: emotivamente è da dimenticare al più presto, ma occorre ricordarla per il prosieguo della stagione affinché non si ripetano i medesimi errori.

Infine un giudizio telegrafico l’arbitro Morganti: lo colloco alla fine, poiché il suo pessimo arbitraggio (l’ennesimo della serie subito dai rossoblù) non sia una scusante per l’inaccettabile gara del Genoa. Avrebbe dovuto prendere decisioni ben più severe nei confronti di Balotelli (autore anche di molteplici “sceneggiate” non appena gli avversari lo toccavano), che sin dal primo minuto ha cominciato a tormentare Moretti con una raffica di scorrettezze. Non ha saputo arginare la serie di falli a raffica dei nerazzurri e ha usato metri di giudizio diversi per i medesimi episodi. Uno per tutti: attorno al 38° minuto del primo tempo viene commesso un fallo duro da tergo su Papastatopoulos non sanzionato. Poco dopo Sneijder riceve lo stesso fallo, ma il direttore di gara fischia immediatamente: resta il anche dubbio sul fallo da rigore su Floccari avvenuto nei primi minuti. Ovviamente è inutile sperare nella moviola in campo per “correggere” gli errori arbitrali: non esiste e purtroppo non sarà mai introdotta. E la sudditanza psicologica verso le grandi? E’ un’invenzione di alcuni giornalisti.

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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