Il processo di Verona

Dopo la sconfitta contro il Chievo, è arrivata quella ancora più pesante e umiliante contro l’Hellas. La gara di oggi, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, ha aperto una sorta di processo nei confronti della squadra. E’ stata una vera debacle contro un avversario ridotto in 10 uomini e che non era […]


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Dopo la sconfitta contro il Chievo, è arrivata quella ancora più pesante e umiliante contro l’Hellas. La gara di oggi, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, ha aperto una sorta di processo nei confronti della squadra. E’ stata una vera debacle contro un avversario ridotto in 10 uomini e che non era parso nel primo tempo irresistibile. A mio modesto parere, credo che istituire un “tribunale speciale” non serve a nulla. Piuttosto bisogna comprendere, per quanto possibile anche se non è facile, le motivazioni della sconfitta.

Preambolo: non è la prima volta in questo campionato che la squadra rossoblu si liquefa davanti agli avversari in trasferta. Al di là delle motivazioni intrinseche, è questa la prima riflessione da svolgere. Anche perché il 3-0 odierno è seguente alla più che soddisfacente partita giocata a Parma. Il Grifone manca decisamente di continuità: una pessima caratteristica in una competizione per regolaristi com’è il campionato.

Il Grifone aveva imbrigliato abbastanza bene (in particolare a centrocampo) i padroni di casa, passati in vantaggio grazie a un tiro-jolly di Donadel. Nella ripresa la squadra e il suo tecnico Gasperini sono stati colti probabilmente dalla folle frenesia di pareggiare a tutti i costi. In campo c’erano ben cinque attaccanti (Gilardino, Sculli, Fetfatzidis, Calaiò e Konate). Il problema non è mettere un attaccante in più per segnare, come diceva il Barone Liedholm, ma è costruire l’ordine in campo per metterli in condizioni di tirare: in più Fetfa non ha giocato da trequartista, come rende meglio, ma da attaccante laterale. Il risultato di questo eccesso di punte in disordine è stato il seguente: appena tre tiri in porta, di cui però uno su punizione nel primo tempo con unica parata difficile di Rafael, e 11 tiri fuori. Il Verona probabilmente non credeva ai suoi occhi e ha giocato un comodo “catenaccio e contropiede” all’italiana. I gialloblu hanno tirato 15 volte, di cui 7 in porta e segnando 3 gol. Il Genoa ha collezionato soltanto una inutile e sterile supremazia territoriale per complessivi 9’43”, contro i 7’16” degli avversari. Anche i numeri fanno comprendere che oggi tutti hanno sbagliato. Gran finale: manca un regista di scorta. Oggi l’assenza di Matuzalem si è fatta sentire.

C’è stata quindi una giornata storta di Gasperini e dei suoi uomini. Avranno molto da chiarirsi alla ripresa della preparazione, anche perché lunedì 7 aprile arriva il Milan. E’ una squadra rinfrancata dagli ultimi tre risultati positivi (pareggio con la Lazio, vittoria a Firenze e col Chievo in casa) in ascesa e con tre punti di vantaggio sul Grifone. Occorrerà che i giocatori si impegnino per cercare di conquistare un risultato di prestigio e far dimenticare (soprattutto ai tifosi, giustamente infuriati) al più presto questa brutta domenica. Passo e chiudo.

Marco Liguori

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