Il Grifo studentello svogliato: c'è anche il mistero Veloso

Miei cari amici genoani vicini e lontani non c’è niente da fare: si scrive Genoa e si legge sofferenza. Alla fine per fortuna è arrivata la vittoria, cercata e voluta solo dopo aver ricevuto il “siluro” dello svantaggio dal Vicenza che ha fatto un’onesta partita, finché ha potuto. Ballardini avrà molto da lavorare per comprendere […]


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Miei cari amici genoani vicini e lontani non c’è niente da fare: si scrive Genoa e si legge sofferenza. Alla fine per fortuna è arrivata la vittoria, cercata e voluta solo dopo aver ricevuto il “siluro” dello svantaggio dal Vicenza che ha fatto un’onesta partita, finché ha potuto. Ballardini avrà molto da lavorare per comprendere il disastroso primo tempo dei suoi uomini e di buona parte della ripresa. E’ vero che giocavano le riserve (e non tutti i calciatori erano di seconda linea), ma avrebbero dovuto dare quanto meno prova di buona volontà. Invece il Grifo si è comportato come uno studentello svogliato che pensava di fare il “compitino” e di portare a casa il “sei politico”, manco se l’avversario avesse aperto la difesa consentendo agli attaccanti rossoblù di entrare indisturbati. Se non ci fosse stato l’incessante coro per orchestra della inesauribile ed incommensurabile Gradinata Nord (riconosciuto anche dall’allenatore in conferenza stampa) che ha sostenuto dall’inizio alla fine i suoi beniamini forse non ci sarebbe stato il lieto fine. Si è rischiato di vedere la qualificazione agli ottavi di Coppa Italia da un binocolo dalla collina della Madonna del Gazzo.

Ieri sera nel gelo del Tempio riscaldato solo dai cori dei tifosi ho notato due elementi preoccupanti nel primo tempo. Uno: non solo c’era una mente pensante nel gioco genoano, ma era chiarissima l’assoluta mancanza di un trascinatore, se volete un capopopolo, che cominciasse a spronare i compagni imbambolati e addormentati anche semplicemente con urlacci da camallo. Mancava insomma Marco Rossi, il capitano che prende palla e lancia all’attacco i suoi: nessuno ha provato neppure timidamente ad abbozzare una reazione di questo tipo. Due: si è aggiunta la conferma definitiva del mistero Veloso. Il portoghese non è neppure il lontano parente del giocatore ammirato poco più di un anno fa nel match di Champions tra Sporting Lisbona e Fiorentina. Il dubbio: qual è il suo vero ruolo? Incontrista? Regista? Trequartista? Uomo assist con giocate di fino? In più presenta uno stato di forma precario. Cosa è successo a Miguel? Difficile stabilirlo anche perché aveva cominciato a entrare nei meccanismi di gioco nella gara col Bari: l’infortunio l’ha fermato per alcuni giorni, ma sembrava essersi integrato. E invece ha imbroccato due “topiche” con Juventus e Vicenza. “All’apparir del vero” leopardiano è caduto anche Zuculini: prendeva palla e non sapeva quale direzione prendere. Urgono ripari nel mercato di gennaio: è opportuno e necessario un incontrista vero a centrocampo. E meno male che ci ha pensato ancora la “vecchia guardia” a sistemare le cose con l’aggiunta di Toni: l’ingresso di Milanetto e Palacio ha garantito il passaggio agli ottavi. L’argentino si è confermata la spalla necessaria per il centravanti che ha lottato in area e si è procurato il rigore del pareggio. Un accenno alla difesa. Tomovic è sembrato un pesce fuor d’acqua sino al secondo tempo, ricordandosi che sa avanzare ed effettuare cross. Ranocchia aveva le pile scariche. Invece Moretti è sembrato abbastanza in forma: finora trascurato, potrebbe finalmente tornare utile in campionato. Il migliore è stato Kaladze, preciso in ogni chiusura. Ad ogni modo con l’Inter nella gara secca di San Siro non ci sarà spazio per l’ignavia: “qui si vedrà la tua nobilitade” diceva il sommo Dante.

E adesso arriva la trasferta di Brescia. Assieme all’altra trasferta di Lecce saranno le due gare che dovranno fa comprendere se il Genoa è guarito almeno dal “mal di trasferta”. Speremmu!

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

 

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