I debiti tributari, l'”assicurazione sulla vita” della Lazio

Grazie alla transazione consentita dalla legge con il fisco, che ha accettato la rateizzazione di 140 milioni in 23 anni, non conviene agli altri creditori presentare eventuali istanze di fallimento: riceverebbero solo le briciole


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Ripropongo questo mio editoriale che ho scritto sul mio blog-giornale “Il pallone in confusione” l’11 settembre 2008. Alla luce di quello che sta avvenendo alla Lazio è ancora molto attuale.

L’indebitamento della Lazio si è assestato a 126,04 milioni, con somme scadute per 8,69 milioni. Il dato, risalente al 31 luglio è registrato nell’ultima comunicazione Consob del 31 agosto scorso. I tifosi della Lazio però non dovranno preoccuparsi: non tanto perché la cifra è diminuita rispetto ai 129,29 milioni di fine giugno, ma per una semplice constatazione pratica. Il 20 maggio 2005 il presidente Claudio Lotito sottoscrisse l’atto di transazione in 23 anni dei debiti fiscali con l’Agenzia delle entrate «relativo alle imposte Irpef e Iva – si legge nel bilancio al 30 giugno 2007 – dovute a tutto il 31 dicembre 2004 e non versate dalle precedenti gestioni, pari a complessivi Euro 108,78 milioni, ai quali vanno aggiunti gli interessi legali (per un totale complessivo di oltre Euro 140 milioni)». Questo atto, siglato in base alla legge 178/2002 (in seguito abrogata), rappresenta la vera “assicurazione sulla vita” per la Lazio: quest’ultima, stando sempre alla comunicazione del 31 agosto scorso, deve ancora 88,72 milioni, ed ha versato regolarmente tutte le rate finora dovute al fisco secondo l’accordo.

Ma perché l’intesa raggiunta è un’“assicurazione sulla vita”? Considerato che il fisco è il maggior creditore della società biancoceleste ed è per legge il primo privilegiato in assoluto, non c’è alcuna convenienza per tutti gli altri a presentare eventuali istanze di fallimento. Infatti, sarebbe molto difficile per essi recuperare le cifre dovute dalla squadra romana, poiché l’amministrazione tributaria sarebbe la prima a incassare le somme provenienti dall’ipotetico dissesto. In più, l’Agenzia delle entrate ha garantito i suoi importi con la cessione pro-solvendo dei crediti rivenienti dagli incassi da biglietteria, mentre sul centro sportivo di Formello grava un’ipoteca iscritta dal 31 marzo 2004 dal Concessionario del servizio della riscossione della Provincia di Roma. «Tale garanzia – si legge ancora nel bilancio 2006/07 – rimarrà operativa sino alla definitiva esecuzione della transazione con l’Agenzia delle Entrate». Insomma, ai fornitori (che devono ricevere ancora 10,19 milioni), al personale (11,25 milioni) e alle società di calcio (9,38 milioni) non c’è alcun interesse a chiedere il fallimento: gli resterebbero soltanto le briciole.

Oltre a ciò, c’è un altro vantaggio per Lotito, che controlla la società biancoceleste tramite la sua Lazio Events con la quota del 61,312%. Proprio grazie alla transazione non ha dovuto effettuare un’immediata operazione di ricapitalizzazione per ripagare le somme dovute all’amministrazione tributaria. Se quest’ultima avesse subito avviato le procedure coattive di riscossione e intentato l’eventuale successiva azione fallimentare, sarebbe stato costretto a farlo: ma il numero uno laziale è stato abile a trovare la legge che ha consentito di evitare tutto questo. E tutti vissero felici e contenti.

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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