E i doriani ci rispettano

 «E i doriani ci rispettano, che le balle ancor gli girano». Mi perdonerà Paolo Conte se prendo in prestito e faccio una parafrasi della sua stupenda “Bartali”, ma il verso di questa canzone mi sembra più idoneo a comprendere il derby di ieri sera. Anzi, visto che ieri sera ero in tribuna stampa a Marassi, […]


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 «E i doriani ci rispettano, che le balle ancor gli girano». Mi perdonerà Paolo Conte se prendo in prestito e faccio una parafrasi della sua stupenda “Bartali”, ma il verso di questa canzone mi sembra più idoneo a comprendere il derby di ieri sera. Anzi, visto che ieri sera ero in tribuna stampa a Marassi, aggiungo un’altra dotta parafrasi del poeta di Asti: «Tra i doriani che si incazzano
e i giornali che svolazzano». Giornali che stamattina riportavano la notizia del ritorno al successo del Genoa nel derby all’andata e al ritorno dopo 44 anni. E chi potrebbe essere il Bartali rossoblù che ha fatto disperare l’universo mondo blucerchiato? Sicuramente Diego Milito, che è un fuoriclasse ma, come il grande corridore toscano, sa gareggiare con grande umiltà e soprattutto giocare per la squadra: è questa forse la sua forza.

E stamattina riportavano anche le dichiarazioni di Gasperini e Mazzarri sulla gara. Mi soffermo sulle parole del tecnico della Sampdoria, che ha parlato riguardo agli episodi che hanno deciso la gara. Premesso, con il dovuto rispetto verso Mazzarri e la sua professionalità, che non credo che una partita possa essere decisa da due palloni non entrati in porta: il primo di Pazzini dopo soli tre minuti e quello in apertura di ripresa di Sammarco. Un po’ poco, anche perché i primi 15 minuti della Samp assunti come esempio di buon gioco dal tecnico, come anche il resto dei tentativi d’attacco della formazione blucerchiata, sembravano somigliare molto di più al “facite ammuina” della marina borbonica che a un attacco ordinato verso l’area avversaria. Invece, avrebbe dovuto pensare a un elemento fondamentale: i suoi uomini hanno consentito a Palladino, Sculli, Criscito, Rossi e, nel secondo tempo, a Mesto di scorazzare liberamente sulle fasce. Cosa che invece Lazio e Bologna avevano drasticamente impedito, sapendo a cosa sarebbero andati incontro. Non a caso i due esterni, Raggi a destra e Pieri a sinistra, si sono trovati a malpartito contro le “frecce”rossoblù: anzi, più d’una volta sono stati costretti a retrocedere. Non solo, ma la Samp faceva un ulteriore errore: ha accettato, come accaduto a Cagliari e a Napoli, l’astuzia di Gasperini. Il tecnico rossoblù ha atteso che l’avversario si sfuriasse in un attacco a testa bassa, per poi inflzarlo con un cambio giusto (appunto, Mesto). In più, Palombo cercava di orchestrare il gioco ma predicava nel deserto, fermato anche dalla “diga” Juric: di conseguenza Cassano e Pazzini dovevano cercare palloni giocabili e spesso erano isolati in avanti. Sommando il poco costrutto in attacco e il contrasto inesistente a centrocampo ecco spiegato il 3-1 finale. Forse, Mazzarri avrebbe dovuto ascoltare l’esclamazione in genovese di un collega sul colpo di testa da posizione favorevolissima di Sammarco, terminato alto sulla traversa: «Figieu, cose ‘u s’è mangiou!» (Figliolo, cosa ti sei mangiato! Chiedo scusa per l’accentazione errata…). Forse in quel momento era terminata la gara della Sampdoria, rientrata in corsa solo per un errore arbitrale sul fuorigioco di Campagnaro. Stavolta però bisogna ringraziare Morganti, che ha concesso il secondo gol a Milito, anch’egli in offside: dopo i tanti torti subiti, per una volta tanto il Genoa ne ha usufruito e ha compensato il primo a favore del Doria. Personalmente è una logica che non mi piace: ma visto che i vertici italici e internazionali della pedata non vogliono saperne della tecnologia in campo per una volta, ripeto, sta bene ai colori rossoblù. E a proposito della direzione arbitrale, alcuni hanno affermato che è stata esemplare: anzi, avrebbe dovuto cacciare fuori dal campo non solo due genoani e un blucerchiato, ma molti più giocatori. A parte il fatto che ancora mi sto domandando quale peccato abbia commesso Matteo Ferrari nel farsi espellere (sembra proprio che abbia pagato per altri) ma c’è un altra cosa che non capisco di Morganti: perché, non appena notati la serie di falli reciproci iniziai dal primo tempo, non ha chiamato i due capitani avvisandoli che alla prossima scorrettezza avrebbe preso gravi provvedimenti? In questo modo, avrebbe cominciato a “intimidire” i facinorosi invece di tirare fuori cartellini gialli e rossi nelle risse finali, manco fosse stata la serie di colori dei semafori che si incontrano sul lungomare di Genova su via Gramsci.

La vittoria nel derby della Lanterna è però stata pagata a duro prezzo: a Bergamo non ci saranno Thiago Motta e Ferrari, ossia il faro del centrocampo e uno dei perni della difesa. Bisognerà vedere Gasperson cosa tirerà fuori dal cilindro per ovviare a queste necessità. Perché se la Uefa Europe League è quasi vicina (meno otto punti sul Palermo) lo è altrettanto anche la Champions League con la Fiorentina a un solo punto di distacco.

Marco Liguori

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