Dopo il Valencia, la partita più importante: risolvere il caso Amelia

La sconfitta di ieri sera è una di quelle che lascia molto amaro in bocca. Dopo un primo tempo poco costruttivo, in cui gli avversari sono riusciti a non consentire tiri in porta, il Genoa ha giocato da “Grifo” soprattutto nei primi 20-30 minuti della ripresa, quando ha letteralmente schiacciato il Valencia nella sua metà […]


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La sconfitta di ieri sera è una di quelle che lascia molto amaro in bocca. Dopo un primo tempo poco costruttivo, in cui gli avversari sono riusciti a non consentire tiri in porta, il Genoa ha giocato da “Grifo” soprattutto nei primi 20-30 minuti della ripresa, quando ha letteralmente schiacciato il Valencia nella sua metà campo. Dopo il meritato pareggio di Crespo la furia rossoblù non ha accennato a placarsi: una caratteristica ottenuta (e non è una cosa da poco) senza la sapente regia di Omar Milanetto, rimasto ancora fermo per l’infortunio. L’aggressione degli uomini di Gasperini ha costretto più volte i malcapitati spagnoli a effettuare rinvii lunghi del pallone alla “viva il parroco” (come diceva il grande cronista Beppe Viola) per spazzare la palla e spezzare il gioco.

E qui devo soffermarmi a parlare del “doloroso” capitolo Scarpi/Amelia. Le responsabilità del secondo gol di Villa sono chiaramente della ormai ex riserva diventato titolare. Rivedendo però le immagini della prima marcatura spagnola, non mi sento di affibbiare colpe all’ottimo Alessio: la velenosissima inzuccata a pallonetto di Bruno, terminata in rete a fil di traversa, sembra proprio uno di quei tiri che riescono una volta nella vita. In tanti si sono chiesti dei perché dell’ennesimo “niet” di Gasperini ad Amelia. Ieri il tecnico ha dato una prima spiegazione parziale: «Se Amelia non ha giocato la responsabilità è solo sua. Che impari da Rossi o da Milanetto o da chi gioca sempre con abnegazione. Ce ne fossero giocatori come Scarpi. Mi dispiace per lui, ma non ha nessuna responsabilità». Alla luce di queste dichiarazioni molto forti, per certi versi inaspettate considerata la riservatezza di Gasperini, mi dà l’idea che il portiere che “ammalia” (come lo hanno soprannominato i tifosi) si sia reso responsabile di “insubordinazione” verso le direttive del tecnico. Il quale tollera sicuramente una giornata storta da parte dei suoi uomini, ma non l’indisciplina. Ora, quale possa essere stato il motivo scatenante della diatriba ormai conclamata tra i due sinceramente è impossibile dirlo: si può pensare all’intervista a Spotweek in cui Amelia aveva esposto critiche alla società. Troppo poco: probabilmente ci sono motivazioni ancora più importanti. E adesso cosa accadrà? Credo che si possa ipotizzare un chiarimento tra il portiere e l’allenatore e che tutto si ricomponga. Altro scenario: il Genoa decide di cedere subito Amelia al mercato di gennaio, prendendo un sostituto all’altezza e che sia rispettoso della filosofia di Gasperini. Oppure, in modo meno traumatico, l’estremo difensore potrebbe lasciare Pegli a giugno: in questo modo ci sarebbe tutto il tempo per scegliere, senza svolgere eventuali scelte avventate.

Alle porte c’è il Bari, avversario da prendere con le molle e pieno di ragazzi di scuola genoana. Alla loro guida c’è Ventura, che ha saputo fare della velocità l’arma vincente dei suoi uomini: insomma, sembra un “piccolo” Genoa, che ha tenuto sulla corda le grandi squadre del nostro campionato. Occorrerebbe una vittoria per il Grifo nell’ultimo impegno dell’anno per dimenticare l’eliminazione dall’Europa League e riacquistare morale. Vista la situazione, sarebbe opportuno che il “caso” Amelia fosse risolto: ma ogni eventuale decisione in merito spetta solo a Gasperini.

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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