Chiedere quattro prestazioni decenti è troppo?

Il Genoa di quest’anno calcistico, che ormai sta per spirare, è un vero mistero. Dopo il cambio di allenatore sembrava aver imboccato un cammino molto positivo. Riepilogando brevemente alcuni risultati importanti: nel girone di andata ha vinto fuori casa con la Lazio, pareggia a San Siro col Milan, poi batte l’Inter in casa, vince a […]


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Il Genoa di quest’anno calcistico, che ormai sta per spirare, è un vero mistero. Dopo il cambio di allenatore sembrava aver imboccato un cammino molto positivo. Riepilogando brevemente alcuni risultati importanti: nel girone di andata ha vinto fuori casa con la Lazio, pareggia a San Siro col Milan, poi batte l’Inter in casa, vince a Livorno, pur con l’intermezzo di un derby disputato in modo mediocre. Insomma, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, il Grifone pur se tra alti e bassi avrebbe potuto avere un obiettivo: lottare per l’ottavo posto che significava ricevere più soldi dalla Lega di A (e le palanche non si disdegnano mai) e iniziare a disputare la Coppa Italia da testa di serie, iniziando a giocare dal prossimo autunno. Tutto ciò è svanito con questo sciagurato quartetto di sconfitte che ha ridimensionato le speranze della squadra. Si badi bene: dopo la salvezza l’obiettivo c’era, ma lo si è lasciato erroneamente perdere. Insomma, come ha detto Gasperini, si sta rovinando un campionato che poteva concludersi in modo migliore.

Ricercare i motivi di questa debacle è cosa per nulla facile. La mancanza di Matuzalem è un problema concreto: manca in mezzo al campo chi detta i tempi della manovra. Però, resta inspiegabile il fatto che il Genoa giochi a sprazzi: oggi si è visto per 30 minuti del primo tempo pressare e mettere in difficoltà gli avversari. È anche passato in vantaggio, ma poi è stata notte fonda. Una motivazione di carattere tecnico delle due reti incassate, grazie al varco centrale creatosi in difesa, è che purtroppo si è tornati a un male di cui soffriva il Grifone qualche anno fa: lo scollamento tra centrocampo e retroguardia. In più i difensori, in questo caso Burdisso e De Maio, si sono lasciati superare da Sau e Ibarbo come birilli. Riepilogando: manca il faro della manovra, la difesa è poco coperta e il reparto arretrato si inceppa. Questo trio di concause è probabilmente alla base delle sconfitte subite: in particolare in quella odierna i problemi sono emersi in modo ancora più evidente.

In questo stato i rossoblù adesso dovranno affrontare un finale di campionato non semplice. Domenica c’è la trasferta di Bergamo contro l’Atalanta che in teoria è ancora in corsa per l’Europa League. Poi è la volta di due “pericolanti”: il Bologna al Ferraris e il Sassuolo fuori casa. Due squadre che giocheranno il tutto per tutto per evitare la retrocessione. L’ultima partita è al Tempio contro la Roma, ormai seconda, e dunque giocata soltanto per onor di firma. Io avevo ipotizzato un ritiro per far comprendere meglio al tecnico i motivi delle sconfitte e per far capire ai giocatori che si deve onorare la gloriosa maglia del Genoa fino alla fine della stagione. Anche perché i tifosi sono stufi di figuracce gratuite. Se proprio non si vuol rinchiudersi in un “eremo” calcistico, si deve comunque cambiare atteggiamento. Si chiede troppo?

Marco Liguori

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