A Marassi la “rivoluzione copernicana”: il mugugno è juventino, non genoano

«L’arbitro a cui tendevi la pargoletta mano…». Permettetemi, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, di parafrasare i versi immortali di Giosuè Carducci che si addicono al continuo movimento delle braccia e delle mani dei giocatori della Juventus svolto oggi in campo verso Nicola Rizzoli. Anzi nel gergo genovese si direbbe “albitro”, perfetta […]


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«L’arbitro a cui tendevi la pargoletta mano…». Permettetemi, miei cari amici genoani da Boccadasse al Mato Grosso, di parafrasare i versi immortali di Giosuè Carducci che si addicono al continuo movimento delle braccia e delle mani dei giocatori della Juventus svolto oggi in campo verso Nicola Rizzoli. Anzi nel gergo genovese si direbbe “albitro”, perfetta contrazione tra l’albero dei versi carducciani e l’arbitro. Al Ferraris si sono visti tante volte gli arti superiori dei calciatori avvolti dalle casacche bianconere alzarsi verso il cielo o verso il fischietto bolognese. Mi sembrava che le parti si fossero invertite: quelli della Vecchia signora mugugnavano come i genovesi, mentre i genoani erano irreprensibili e pensavano a giocare, non a lamentarsi a ogni piè sospinto. Insomma, abbiamo assistito al Tempio di Marassi alla “rivoluzione copernicana”. La Juve alla fine si è chiusa in un insolito silenzio stampa che dava più l’idea di tenere il broncio verso l’arbitro e gli avversari che un vero e proprio gesto di protesta. Ma c’era ben poco da protestare: è vero che c’era un rigore su Matri, ma c’era anche un penalty per il fallo di Pirlo su Rossi. Il gol di Pepe era in fuorigioco, sia pur millimetrico. E che dire dell’ammonizione rifilata a Kucka per proteste nei minuti iniziali della gara. Poco prima c’erano state due proteste dei giocatori bianconeri, non sanzionate con la stessa misura. Ovviamente lo slovacco è stato fortemente condizionato dal cartellino giallo e non ha potuto marcare a dovere soprattutto Pirlo. E che dire del fallo da ultimo uomo nel primo tempo di Vidal su contropiede di Palacio al limite dell’area di rigore juventina: l’arbitro ha ammonito De Ceglie che era al fianco del rossoblù, ma che non c’entrava nulla con l’azione irregolare compiuta invece dal compagno.

Insomma, un arbitraggio che “salomonicamente” scontenta tutti, non soltanto la Juventus. E le ragioni della pochezza della classe arbitrale sono arcinote: a cominciare dal fatto di non voler usare la tecnologia per i gol fantasma (cosa successa in Milan-Juventus e non in Molassana-San Cristoforo) e per i falli in area di rigore. Ma nessuno ha voluto affrontare seriamente il problema: a cominciare dal trio “Juvinterilan”.

Riguardo all’atteggiamento juventino voglio riportare le osservazioni di due miei illustri e amati colleghi, Pinuccio Brenzini e Giovanni Porcella, che avrebbero voluto chiedere al tecnico Angelo Alessio in conferenza stampa. Resteranno senza risposta, ma entrambe sono molto attinenti e interessanti. La prima di Porcella è il senso di insicurezza e di mancanza di serenità dei giocatori bianconeri dovuto proprio al loro segnalare in continuazione presunti azioni fallose. La seconda è una domanda di Brenzini: ma perché la Juve non ha anche disertato la conferenza stampa a San Siro dopo il gol non convalidato ingiustamente al Milan?

Detto ciò, voglio esprimere un’osservazione sul gioco del Genoa che è stato sovrastato (diamo a Cesare quel che è di Cesare) soprattutto nel secondo tempo dagli avversari. Il difetto di fabbrica del centrocampo rossoblù si è notato in modo molto marcato: la linea mediana serviva poco gli attaccanti e più d’una volta è stata infilata dalle azioni della Vecchia Signora. Discontinui Sculli e Jankovic sulla fasce,  dove galoppavano le zebre bianconere. Discorso a parte per Biondini che ha disputato una gara superba. E veniamo alle note positive: Gilardino e Palacio hanno dimostrato di intendersi quasi alla perfezione. Carvalho, dopo lo sbandamento iniziale, ha preso sicurezza ed era convincente in marcatura e disimpegno. Lunedì 19 si giocherà il posticipo serale contro la Roma: speriamo che il punto conquistato oggi sia un buon viatico per la trasferta dell’Olimpico.

Marco Liguori

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