Per il Genoa occorrono rinforzi veri, non i nomi che abbiamo sentito finora

Se non si cambia registro subito, l’inferno della serie B si avvicinerà a passi distesi

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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Ora Nicola deve davvero darsi una regolata (in senso buono). Lasci perdere De Andrè, lasci perdere il «vento siamo noi». Perchè questo vento, ahimé, sta soffiando, forte, contro di lui e i suoi. Attenzione, Nicola parla in termini sempre ottimistici e positivi, ma i risultati dicono che, dopo tredici anni, se si va avanti così (basta vedere le prossime tre partite), si finisce direttamente tra i cadetti. Nicola dice tante belle parole, e molto giuste: «Potevamo dare di più» (già, ma perché non lo avete dato?), ancora «siamo forse un po’ stanchi» (già e allora che si fa?), «i ragazzi danno l’anima ed è così che dobbiamo continuare a fare» (già, ma facendo così i risultati sono questi).

E allora? Allora, Nicola ha voluto osservare tre partite, dalle quali (aveva detto) avrebbe tratto le sue conclusioni e portate al presidente perchè provveda. In verità, queste tre partite avevano manifestato anche aspetti positivi: vittoria col Sassuolo, bella gara o comunque generosa col Torino in Coppa Italia (solo la stolidità di quell’ingenuo e pappa-molla di Radovanovic l’ha rovinata) e infine questa brutta pagina col Verona. Aveva detto Nicola: «Dopo queste dirò quello che penso al presidente». Bene, è arrivato il momento. Che dovrà dire a Preziosi? Una cosa fondamentale: ci vogliono rinforzi, ma rinforzi veri, non quelli che sentiamo sui giornali (almeno questa è la nostra opinione). Già sono arrivati i vari Destro e Behrami, che sono ancora in pieno rodaggio. Ora si parla di possibili acquisti che, onestamente, lasciano a desiderare parecchio.

L’altra lettura che Nicola dovrà fare riguarda il rapporto con i giocatori che, per la verità, danno davvero parecchio in termini di cuore e di generosità, ma i risultati sono scarsi, soprattutto sul piano del gioco. E poi, mentre qualche tempo fa il problema era l’attacco, ora si sente dire che il problema sia la difesa dove pare manchino giocatori, perché uno è stanco, l’altro poco attento (leggi Romero nel caso del rigore causato…), il terzo è diffidato. Insomma, si ha la sensazione che da una parte i valori di questa squadra ci sono, ma dall’altra non si riesce ad esprimerli. E lo stesso Nicola si trova ad avere gli stessi problemi dei suoi predecessori.

L’inferno è vicino, scrive qualcuno. Ed è vero, anche perché sembra impensabile che una squadra che si considera tale, vada in vantaggio con uno splendido gol e poi non riesca a tenere il risultato per una ragione o per l’altra.

Domenica arriva la Roma, con la quale inizia il girone di ritorno. Bisognerebbe raggiungere quaranta punti al termine del secondo ciclo. Non sono pochi, avendone solo 14 e soprattutto vedendo le rivali che, in un modo o nell’altro, fanno punti e non hanno la minima intenzione di farsi sopraffare. Non ci sono, dunque, squadre “materasso” quest’anno: per la lotta per la salvezza ormai si possono delineare tre, quattro, forse cinque squadre, Lecce, Spal, Brescia, Genoa appunto, visto che la Sampdoria si sta allontanando. È vero: il cammino è ancora lungo, guai a lasciarsi andare alla disperazione o peggio ancora alla rassegnazione. Perin, uno che ha il cuore tutto rossoblù, grida: «I giocatori siamo noi e dobbiamo noi tirarci fuori dai guai!». Speriamo sia davvero così.

Vittorio Sirianni

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