Kamada, il secondo giapponese rossoblù dopo Miura

Il Genoa vorrebbe integrarlo il prima possibile, la lingua è il primo ostacolo da superare

Kamada
Daichi Kamada (da eintracht.de)

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Daichi Kamada è un giapponese alla scoperta dell’Europa. Da Ehime a Francoforte il passo non è breve sebbene Germania e Giappone abbiano da più di un secolo un profondo legame giuridico. Il viaggio di Kamada, finora con pochi acuti sulle rive del Meno, è proseguito con i fiamminghi del Sint-Truiden: dodici gol in ventiquattro partite. Ottimo bottino e impatto da calciatore superiore nel calcio belga. Ora che il prestito è terminato il nipponico è tornato all’Eintracht dove Adolf Hütter lo sta seguendo da vicino per capirne le attitudini. Non a caso è subentrato per una mezz’ora nell’andata del preliminare di Europa League, vinta contro degli estoni.

Trequartista, anzi, numero dieci si sarebbe scritto un tempo. Alter ego di Pandev tra le linee pronto a innescare la prima punta partendo da lontano. Kamada giocherebbe nel Genoa anche se il momentaneo 3-5-2 di Andreazzoli lo avvicinerebbe più alla porta sacrificando parte della sua interessante progressione palla al piede. Niko Kovac, prima di passare al Bayern Monaco, non lo valorizzò nell’anno della storica Coppa di Germania, trofeo che nella bacheca delle Adler mancava da trent’anni. Hütter, prima di lasciarlo andare al Genoa, è intenzionato a trattenerlo fino alla gara europea di ritorno, in programma il primo d’agosto al Waldstadion.

Il Genoa vorrebbe integrarlo il prima possibile in rosa poiché la lingua è il primo ostacolo da superare. I giapponesi, è noto, sono un popolo intelligente e coraggioso: per dare l’idea dell’affermazione, i Samurai Blu sono la Nazionale di calcio con il più elevato tasso di laureati convocati dal selezionatore (circa il 70%). Merito di un sistema scolastico-sportivo che funziona e non è in corto circuito come quello italiano. Kamada avrà bisogno di poco tempo per adattarsi e diventare il secondo giapponese della storia rossoblù, dopo l’eterno Kazu Miura. Lui si che può aiutarlo a scoprire un’altra parte d’Europa.

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