«In questo momento non ho niente da aggiungere a quello che ho detto. Non dico qui dei nomi con cui ho parlato. Comunque li ho guardati negli occhi e gli ho detto cosa penso, ora dobbiamo andare avanti». Il tecnico Paulo Fonseca, nel corso della sua conferenza stampa a Milanello alla vigilia del match contro il Genoa, ha confermato il clima difficile scatenatosi nel Milan dopo la gara di Champions.
UMORE SQUADRA – «Dopo la partita siamo andati negli spogliatoi e tutti abbiamo avuto lo stesso feeling. Per me questo è stato positivo, un primo step per capire cos’è successo. Abbiamo parlato, la squadra ha lavorato bene e l’atmosfera è buona come sempre. Siamo una famiglia, dobbiamo risolvere i problemi nello spogliatoio ed è quello che abbiamo fatto».
THEO HERNANDEZ E L’APPOGGIO DEL CLUB – «Domani giocherà la squadra che io penso sia la migliore per poter vincere. Oggi non sono pronto a dire le mie scelte. Sapete che siamo andati alla festa del settore giovanile, ci siamo parlati e ho sentito l’appoggio della società come sempre».
SCELTA DI PARLARE PUBBLICAMENTE – «Io dico sempre la verità, è difficile nascondere quello che sento dopo una partita. Penso che devo essere sempre onesto. A volte penso che sono messaggi importanti da far passare. Ho avuto questa necessità, voi non siete all’interno e non sapete tutto: ho avuto questa necessità».
I PROBLEMI DEL MILAN – «Abbiamo già fatto questo esercizio qui, ma possiamo farlo di nuovo. Sono arrivato qui e mi hanno portato qui per cambiare il modo di giocare. Sono arrivato qua con 15 giocatori, siamo andati negli USA con 15 giocatori e tanti ragazzini: tanti giocatori presenti non erano quelli più importanti, che erano in nazionale. Ci siamo allenati, abbiamo fatto bene le cose, è andata bene le cose. Ma non con i giocatori che erano in nazionale. Sono arrivati 8 giorni prima della prima partita di campionato. In 8 giorni non possiamo cambiare tutto, e neanche molto. Dopo è stato difficile allenarci, giochiamo ogni tre giorni. Gli step che voglio fare hanno bisogno di più tempo. Ma per me abbiamo già cambiato cose che sono importanti per me e abbiamo fatto buone partite. In Italia non abbiamo avuto i risultati che volevamo, ma abbiamo fatto buone partite. E se facciamo analisi su tante cose tattiche c’è stato del progresso. Il problema per me è mentale, sento che è come una montagna russa. Partite come contro l’Empoli, contro il Sassuolo… Anche a Bergamo abbiamo fatto cose buone: hanno creato più contro il Real che contro di noi. Il problema è stato il secondo tempo, dove non abbiamo attaccato. Poi è arrivata la Champions League e non abbiamo avuto l’ambizione mentale per continuare a crescere. Mi sembra che quando la squadra pensa che ha vita facile nelle partite, come contro la Stella Rossa, ha questa presunzione. Ed è questo il problema. Io sono ritornato indietro al tempo in cui non ero qui. Le ultime dieci partite dell’anno scorso e ho visto che si dicevano le stesse cose: non è cambiato. Non si può dire che è solo quest’anno. Ho sentito che si parlava dell’atteggiamento della squadra».
FASCIA DI CAPITANO – «Io ho la mia opinione. Quando sono arrivato qui il Milan aveva già tre capitani. Calabria, Theo e Rafa. Immagina se cambio il capitano, voi mi ammazzate perché ho cambiato il capitano. Io ho fiducia nel capitano che abbiamo. Se sono d’accordo, è un’altra cosa. Ma ho rispettato la gerarchia della squadra, e continuerò a farlo. Fino a quando non deciderò di cambiarlo».
LEAO CAPITANO? – «È una possibilità».