Torti arbitrali: la lezione di stile del Genoa

Nessuna polemica e niente dossier, nonostante gli errori e le sviste a raffica. Però Preziosi e Gasperini non hanno certo deciso di seguire questa linea nella speranza di una maggiore magnanimità : ma almeno un po' di rispetto sarebbe stato doveroso


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Una grande dimostrazione di serietà, una filosofia che, se venisse seguita anche dalle altre società, darebbe una svolta importantissima al contraddittorio mondo del pallone. Nessuna polemica contro gli arbitri né tantomeno dossier rivendicativi da inviare ai vertici di Lega e Figc.

Eppure, fino a questo momento, il Genoa avrebbe potuto raccogliere materiale in quantità industriale. I toni bassi, usati anche quando una lamentela sarebbe stata sacrosanta, si possono leggere con una sola chiave: questione di stile. Ma è sotto gli occhi di tutti che il club rossoblu sia, tabellini alla mano, uno dei più penalizzati dalle giacchette nere. Attenzione, Preziosi e Gasperini non hanno certo deciso di seguire questa linea nella speranza di una maggiore magnanimità, ma almeno un po’ di rispetto sarebbe stato doveroso.

Tanti, spesso macroscopici, gli errori arbitrali contro cui hanno dovuto lottare Rossi e compagni. A fronte di un paio di sviste a vantaggio del Grifone.

Difficile stilare una graduatoria delle topiche più gravi, anche se il protagonista in negativo della stagione rossoblu ha un nome ed un cognome: si tratta di Nicola Rizzoli, designato per Genoa – Fiorentina. Una conduzione irritante, che in certi frangenti ha fatto vacillare anche coloro che da sempre negano la malafede e la sudditanza. Due pesi e due misure dal 1’ al 90’, con Beppe Biava espulso dopo venti minuti a causa di due falli veniali, e Jovetic, Donadel e Vargas che, al contrario, hanno potuto concludere la gara indisturbati. E che dire delle nove punizioni dal limite concesse al piede fatato di Adrian Mutu, del fuorigioco inesistente fischiato a Milito a tu per tu con Frey, e del fallo invertito costato il gol del 3-3?

Beh, neppure a seguito di una direzione così arrogante il Genoa ha alzato la voce contro il “Palazzo”. Anzi, qualche giorno dopo, il presidente Preziosi ha usato parole volte a distendere gli animi e a non imboccare la strada del vittimismo e delle dietrologie.

I sei gol regolari annullati a Diego Milito hanno dell’incredibile. Sul campo della Lazio, il Principe si trovava addirittura dietro al pallone al momento dell’assist. A Siena, invece, la posizione dell’argentino è apparsa buona anche senza l’ausilio della moviola. Vanificate da sbandierate precipitose anche le reti contro Napoli, Juventus, Catania e Atalanta.

Anche Ruben Olivera, domenica scorsa, si è visto annullare un gol limpido, per poi rifarsi qualche minuto più tardi incornado alle spalle del portiere del Cagliari Marchetti il pallone della vittoria.

Ci sarebbe da soffermarsi, eccome, anche sulla gestione dei cartellini. Nessun provvedimento disciplinare ai danni di Christian Maggio, reo di un’entrata assassina su Modesto, e, in compenso, massima severità nei confronti di Rossi e Sokratis, spediti anticipatamente sotto la doccia.

Molto discutibili anche i “rossi” estratti ai danni di Ivan Juric in Inter – Genoa e di Beppe Sculli in Roma – Genoa.

Nel capitolo “gol fantasma” rientra il diagonale di Balotelli, con il pallone respinto da Rossi prima che varcasse per intero la linea bianca. Si trattava della rete dello 0-2. Il vantaggio era stato realizzato da Ibrahimovic in probabile fuorigioco…

Una “chicca” anche in Coppa Italia, con il rigore assegnato ai nerazzurri per un fallo di Biava (poi espulso) su Adriano ben fuori dall’area.

Una stima approssimativa induce a pensare che il Grifone sia in credito di almeno cinque punti. In altri ambienti si griderebbe già al complotto, sventolando con rimpianto inequivocabili articoli di giornale. Al Genoa no. Qui a prevalere è un altro sentimento: l’orgoglio di occupare la quarta posizione solo ed esclusivamente grazie ai propri meriti.

Claudio Baffico

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