Alla scoperta dell’Hoffenheim, 2ª parte: la Champions con l’allenatore più giovane d’Europa

Julian Nagelsmann porta le Alci ai preliminari Champions. L'incredibile (e forse già scritta) carriera del mister adolescente che tifa... Bayern Monaco

Mister Julian Nagelsmann (dalla pagina Facebook TSG 1899)

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The Champiooons! Lo urleranno a squarciagola i trentamila della Rhein-Energie Arena, ad agosto quando l’Hoffenheim giocherà i preliminari di Champions League. Un traguardo che ha fatto la storia del club del sud della Germania. La programmazione porta nella massima competizione continentale una squadra che in Italia si definirebbe provinciale per le tremila anime della sua città: come se Ospedaletti o Portovenere andassero in Champions League. Immaginate? L’Hoffenheim è questo, un club vivo, sano sotto ogni aspetto.

LE STRUTTURE – Come ogni squadra importante l’Hoffenheim ha un centro sportivo all’avanguardia, posto a due ore di autostrada da Stoccarda. La cittadella dei Blauen sembra una navicella aliena caduta nella mezzadria delle fattorie del Baden-Württemberg: è stata ideata per ospitare le giovanili, una scuola e la prima squadra. Entrano bambini ed escono uomini. Il prototipo della filiera dell’Hoffenheim è Nicklas Süle, difensore centrale venduto di recente al Bayern Monaco per venti milioni di euro. Un affare per entrambi.

Il settore giovanile dispone di nove campi dove lavorano trentatré allenatori professionisti; 169 ragazzi tra gli undici e i ventitré anni si allenano fino a cinque volte a settimana. Dodici di loro vivono dentro il centro sportivo. Spiegano che inizialmente il lavoro si basa su forza e resistenza, utilissimi per costruire la struttura fisica di un calciatore ancora in fasce. Tutti sono seguiti dall’occhio della tecnologia. Ci sono telecamere, droni, laser, visori… strumenti che estrapolano dati visivi ed empirici, elaborati nel bunker dell’Hoffenheim.

Niente è lasciato al caso. SAP, il colosso dell’informatica del patron Hopp, sta sviluppando un campo ottico che consente al calciatore di allenare l’occhio in modo periferico. Uno schermo circolare come i televisori di ultima generazione stimola l’attivazione mentale del calciatore: egli smistare la palla velocemente e al corretto compagno di squadra, dopo che il computer gli ha cambiato il numero di maglia o la casacca. Sul prato, di fianco alle porte, è sorto un megaschermo dove l’analisi video è live e con la possibilità d’immediata correzione, non più fatta il giorno seguente. Siamo già nel futuro.

JULIAN NAGELSMANN – Per tutti un predestinato. Un ragazzo che non ha potuto giocare a calcio per una serie d’infortuni al ginocchio. In tenera età ha iniziato ad allenare e, ventinovenne, diventa responsabile tecnico della prima squadra dell’Hoffenheim: il più giovane mister nella storia della Bundesliga. Riesce a salvare la squadra riesumandola dalle polveri del penultimo posto e, dopo la meritata conferma di ruolo, l’ha condotta alle soglie della Champions League.

Nagelsmann cura in modo maniacale la preparazione fisica, incrociando costantemente dati informatici alle sensazioni dei giocatori: al termine di ogni allenamento ha imposto la compilazione di un questionario elettronico attraverso cui i calciatori indicano le zone del corpo stressate durante la sessione. Il responsabile dei dati, uno dei due preparatori atletici, è Christian Weigl che da bordo campo segue via tablet l’andamento dei giocatori attraverso un gps.

Nagelsmann è un leader giovane, un boss teenager, come l’ha definito la Bild. È stato eletto miglior allenatore tedesco del 2016: Carlo Ancelotti, tra andata e ritorno, li ha battuti tutti. Tranne Julian, che tifa Bayern Monaco e per Uli Höness sarà lui il futuro del club bavarese.

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