Nel 1940 il Genoa pareggia 2-2 con il Milan

Dopo essere arrivati terzi nel 1938 e quarti nella stagione successiva, i rossoblu si presentano ai nastri di partenza del campionato 1939-40 ancora più forti: sono arrivati Battistoni, centromediano perno della squadra, la formidabile coppia di ali Neri e Conti, la classica mezzala Arcari IV, l’italo-brasiliano Gabardo e il nazionale Ceresoli in porta. Barbieri guida […]


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Dopo essere arrivati terzi nel 1938 e quarti nella stagione successiva, i rossoblu si presentano ai nastri di partenza del campionato 1939-40 ancora più forti: sono arrivati Battistoni, centromediano perno della squadra, la formidabile coppia di ali Neri e Conti, la classica mezzala Arcari IV, l’italo-brasiliano Gabardo e il nazionale Ceresoli in porta.

Barbieri guida le operazioni a inizio campionato quando Garbutt per motivi personali è in Inghilterra e ne approfitta per provare la novità del ‘Sistema’ che lo stimola molto; i giocatori già lo conoscono per averlo sperimentato negli allenamenti grazie proprio a mister Garbutt che lo ha introdotto in Italia.

Il Sistema modifica radicalmente il modo di stare in campo, allarga i due terzini centrali a marcare le ali, porta i laterali della mediana in posizione più centrale a formare insieme alle mezzali il famoso ‘quadrilatero’, togliendo al centromediano i compiti di costruzione gioco e indirizzandolo alla marcatura del centravanti, introducendo una sistematica marcatura a uomo.

I risultati ottenuti dal Genoa sono alterni, la squadra segna molto ma subisce parecchio: 23 goal fatti e 18 subiti nelle prime otto giornate.

Tre mesi dopo, con il rientro di Garbutt, si decide di ritornare al ‘Metodo’: sarà un passaggio determinante. Il Genoa vince cinque partite consecutive (10 goal fatti e solo uno subito) e si presenta a San Siro per affrontare un Milan deciso a tentare la sesta vittoria consecutiva e portare così l’attacco decisivo al primo posto.

La Società rossoblu ci crede, i giocatori anche e i tifosi stanno già cucendo la stella sulle bandiere in preda a grande euforia perché l’ascesa del Genoa sembra inarrestabile.

A Milano l’incontro non inizia bene per il Grifone: dopo una ventina di minuti il Milan passa in vantaggio grazie ad un’autorete di Marchi e il Genoa assorbe il goal senza batter ciglio: macina grande gioco un’azione dopo l’altra, raggiunge il pareggio con Arcari IV al 43′ e passa in vantaggio con Miniati su rigore all’inizio ripresa, facendo intendere ai milanisti di avere le carte in regola per portare a casa i due punti. Ma non ha fatto i conti con Boffi, il centravanti del Milan che a inizio partita aveva minacciato Battistoni di rompergli una gamba, per intimorirlo. Detto e fatto: Battistoni improvvisamente crolla a terra su un intervento dello stesso Boffi, ritrovandosi con una tibia fratturata.

Il Genoa, in dieci, perde il comando delle operazioni: la partita cambia e a sette minuti dalla fine il Milan coglie il pareggio con Loik.

Fine del campionato per Battistoni e fine dei sogni di gloria per lo squadrone rossoblu che tre settimane dopo, primo in classifica e in odore di scudetto ma privo di Battistoni, perderà a Marassi contro il Bologna e darà l’addio al grande sogno.

Un altro Battistoni, infatti, non si trova da un giorno all’altro: senza il suo perno centrale la squadra non sarà più la stessa e perderà un campionato che sembrava potesse vincere.

Partita maledetta quella di Milano, che lascia il Genoa ancora una volta a mani vuote a meditare su una stella che sta diventando un’utopia.

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