Nel 1920 il Genoa incontra la Juve, nel 1971 vince contro il Torres e nel 1982 pareggia con il Napoli

Nel 1920 il Genoa incontra la Juventus a Milano. Nel primo campionato del dopoguerra la squadra rossoblu arrivò a giocarsi con Inter e Juve (vincitrici degli altri due gironi del Nord Italia) il diritto di disputare la finale per il titolo di campione d’Italia con la vincitrice del girone Centro-Sud. Il Genoa vinse il suo […]


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Nel 1920 il Genoa incontra la Juventus a Milano. Nel primo campionato del dopoguerra la squadra rossoblu arrivò a giocarsi con Inter e Juve (vincitrici degli altri due gironi del Nord Italia) il diritto di disputare la finale per il titolo di campione d’Italia con la vincitrice del girone Centro-Sud. Il Genoa vinse il suo girone con 19 punti su 20, passò indenne sul campo della Pro Vercelli aggiudicandosi le Semifinali del Girone A e realizzando 18 punti su 20, per un totale di 17 vittorie e 3 pareggi in 20 partite. Nessuna squadra aveva mai fatto tanto. Con questo straordinario biglietto da visita il Genoa si presentò all’incontro con la Juventus. Purtroppo non aveva fatto i conti con l’arbitro Varisco, notoriamente legato all’Inter: egli, conoscendo la superiorità dei rossoblu sui nerazzurri, arbitrò l’incontro a senso unico contro il Grifone, fischiando falli inesistenti per impedirgli di attaccare e inventandone diversi a favore della Juve. Il Genoa riesce comunque ad andare in vantaggio con Santamaria, al 4′, ma dopo venti minuti resta in dieci, complice l’infortunio di quest’ultimo. Contro un Genoa ridotto in dieci, la Juve riuscirà a pareggiare su calcio di rigore e a passare in vantaggio prima della fine del primo tempo. All’inizio della ripresa l’inossidabile capitan De Vecchi, difensore, regista e trascinatore della squadra si porta in attacco e la Juve, costretta alla difesa, capitola per opera di Sardi. Il Genoa cerca la vittoria, attacca a spron battuto e si espone ai contropiedi degli avversari, finchè su uno di questi, Bona infila Terzi senza scampo. Ma i giocatori rossoblu non si abbattono e ricominciano ad attaccare, assediando la porta bianconera: il gol sembra questione di momenti ma, su un tiro gol di un genoano, il terzino Novo salta la porta respingendo con un braccio. Rigore da manuale, ma non per l’ineffabile Varisco il cui compito è di pilotare la sconfitta del Genoa. Quello che accade dopo è un film già visto 14 anni prima a Torino, quando la partita venne sospesa per incidenti: Della Casa si avventa sull’arbitro e viene immediatamente espulso, mentre i tifosi entrano sul terreno di gicoco e iniziano i pestaggi. Traverso reagisce a modo suo e si autoespelle, allontanandosi disgustato dal terreno di gioco. Il Genoa resta così in otto e negli ultimi minuti cerca con coraggio di rimontare la partita buttandosi all’attacco, ma stremato deve arrendersi alla volontà dell’arbitro che riesce nell’intento di ridurre all’impotenza la più forte delle squadre italiane del momento; ciò che auspicava anche l’Inter, il cui vicepresidente Mauro era il capo degli arbitri. Quello stesso Mauro che nel ’25 arbitrerà il primo spareggio tra Genoa e Bologna, col gol non entrato che costerà un’altro scudetto ai rossoblu genoani.

Cinquantuno anni dopo, il Genoa vince contro il Torres. Mancavano cinque partite alla fine del campionato e il Genoa stava lottando contro la Spal per occupare l’unico posto disponibile per la promozione in B. La partita contro il Torres era da vincere a tutti i costi perchè una vittoria poteva segnare un passo decisivo per garantirsi il primo posto. I tifosi seguirono la squadra via mare, ripetendo l’impresa compiuta nel ’22 per la trasferta di Savona con il piroscafo ‘Bon Voyage’, su iniziativa del Coordinamento dei Club Genoani che era riuscito a noleggiare la nave ‘Caralis’, sulla quale trovarono posto un migliaio di genoani. Parteciparono tifosi di tutte le età, giovanissimi con i padri o i fratelli maggiori, bambini in braccio alle madri, anziani che ricordavano le trasferte di quando il Genoa lottava per vincere il campionato. La partita, giocata a Sassari, va subito per il verso giusto: Speggiorin, l’eroe della giornata, va in gol dopo otto minuti; i restanti ottantadue saranno un’interminabile attesa del triplice fischio di chiusura che arriverà con il punteggio sempre sull’1 a 0 a favore del Genoa. La squadra rossoblu torna a casa con due punti decisivi per la promozione e con la consapevolezza di essere sostenuto da una tifoseria appassionata e capace di darsi un’organizzazione tale da permettere di seguirla in massa in qualunque posto vada a giocare. Quando la ‘Caralis’ entrerà nel porto di Genova troverà la città ad aspettare i vincitori e da corso Aurelio Saffi fino a corso Italia sarà tutto uno sventolare di bandiere rossoblu: persino l’allenatore Arturo Silvestri, il duro, il combattente irriducibile di mille battaglie sui campi di calcio per un attimo dimenticherà di essere “Sandokan” e lascierà che i lucciconi innumidiscano i suoi occhi.

Lo stesso giorno, ma nel 1982, il Genoa pareggia con il Napoli per 2-2. Il Genoa si era messo nei guai perdendo in casa con il Milan a cinque partite dalla fine e quindi si trovò a dover andare a Napoli a giocarsi la vita. Dopo soli tre minuti di gioco, Braschi segna la rete dell’1 a 0; per tutto il primo tempo i rossoblu riescono a contenere la reazione del Napoli e, alla fine dei primi 45′ vanno al riposo con quel prezioso goletto di vantaggio, che verrà visto dai tifosi più ottimisti come una volontà della squadra partenopea di favorire la squadra rossoblu. Ma non avevano fatto i conti con Criscimanni, buon giocatore ed ex genoano dal dente avvelenato, che dopo una decina di minuti dalla ripresa delle ostilità segna il gol del pareggio. Non solo, ma continua ad imperversare mettendo il Genoa sempre più in difficoltà: infatti, pochi minuti dopo il gol, è ancora lui a provarci con un bolide all’incrocio dei pali, sventato da un intervento prodigioso di Martina. La squadra partenopea insiste e diventa sempre più pericolosa finchè al 62′ passa di nuovo con un gol di Musella. A questo punto i genoani si rendono conto che il Napoli sta giocando la sua onesta partita senza pensare di far favori al Genoa, e subito la paura si impadronisce di loro: sanno bene che se il Milan dovesse vincere, il Genoa andrà in serie B. E puntuale arriva la notizia che il Milan era passato a vincere con il Cesena per 3-2: la tragedia si abbatte immediatamente sui genoani. I tifosi napoletani, rendendosi conto che i supporters rossoblu stavano soffrendo sinceramente per il Grifone al punto da accusare malori, incominciano una specie di gara di solidarietà; non gradiscono che il Cesena permetta al Milan di salvarsi a spese del Genoa e, presi da un impulso di giustizia arrivano addirittura a fare il tifo per il Genoa e a gridare ai giocatori del Napoli di fare pareggiare la squadra rossoblu. Pareggio che arriva a cinque minuti dalla fine con Faccenda che infila Castellini in scivolata. Sugli spalti, i genoani si abbandonano a un delirio liberatorio, stringendo nello stesso tempo un patto di amicizia con i napoletani che dura ancora tuttora.

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