Nel 1905 il Genoa batte l’Andrea Doria per 1-0 grazie alla rete di Senft

Nel 1905 il Genoa batte l’Andrea Doria per 1-0. L’atteggiamento compassato del pubblico e dei giocatori che ha contraddistinto i primi anni di calcio in Italia è rapidamente mutato: si assiste infatti al segnale di passaggio da spettatori a tifosi. Per gli appassionati, la fase del calcio visto come novità capace d’incuriosire è ormai archiviata […]


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Nel 1905 il Genoa batte l’Andrea Doria per 1-0.

L’atteggiamento compassato del pubblico e dei giocatori che ha contraddistinto i primi anni di calcio in Italia è rapidamente mutato: si assiste infatti al segnale di passaggio da spettatori a tifosi.

Per gli appassionati, la fase del calcio visto come novità capace d’incuriosire è ormai archiviata e chi va al campo per vedere giocare lo fa parteggiando per la squadra del cuore, per la quale il tifoso è disposto a fare di tutto, anche a litigare e persino ad alzare le mani. Come scriverà lo scrittore brasiliano Nelson Rodriquez, il calcio è il più pornografico degli sport, poiché lo scambio di frasi volgari in campo e sugli spalti costituirebbe per giocatori e tifosi uno stimolo vitale e irresistibile.

Il fenomeno è internazionale e colpirà molti paesi in tutto il mondo: la partita di calcio ora va oltre la semplice esibizione sportiva di ventidue atleti in campo e i tifosi sono parte integrante dell’avvenimento.

All’epoca l’Andrea Doria si ritrovava un gruppo numeroso di seguaci fedeli e agguerriti e aveva superato il timore reverenziale nei confronti del Genoa, il quale aveva ormai consolidato una tifoseria che si aggirava sulle 3mila unità.

Questo derby è il terzo che viene giocato in poche settimane, dopo che i primi due erano terminati in pareggio: l’attesa è spasmodica e nell’aria la tensione è palpabile, tanto che il Caffaro invita gli spettatori a non rovinare l’incontro con comportamenti non adeguati e chiederà ai giocatori in campo di non rispondere alle provocazione dei tifosi.

L’Andrea Doria scende in campo per combattere senza esclusione di colpi, guidata dal temibile siciliano “Franz” Calì I; il Genoa è deciso a far valere i diritti della classe e presenta nelle sue fila anche il giovane Martins, figlio del console brasiliano.

I tifosi non si limitano a sostenere la squadra del cuore ma inveiscono contro gli avversari.

Baglietto, Steltner, Ansaldo, Galletti e Calì 1 si distinguono particolarmente nell’Andrea Doria, ricevendo una menzione di merito sui giornali, mentre nel Grifone spicca l’eccezionale bravura di Spensley, Bugnon e Mayer che emergono sui ventidue atleti in campo, spingendo la stampa a definirli giocatori di levatura superiore.

Durante l’incontro il Genoa, nonostante sia più forte, non riesce a concretizzare a causa della valida resistenza opposta dagli avversari che si battono per togliergli il primato cittadino.

L’equilibrio viene rotto a un quarto d’ora dalla fine grazie ad una stangata del centromediano Senft, che s’infila nella rete dell’Andrea Doria nonostante l’estremo tentativo dell’onnipresente Calì sulla linea di porta.

Non è la prima volta che un difensore segna un goal decisivo in una partita importante, segno che la manovra offensiva avanza con difficoltà e che le difese hanno spesso il sopravvento.

I genoani, inviperiti per l’annullamento di un secondo goal, alla fine sfogano la tensione in un’esultanza che trascende in grida offensive e di scherno rivolte ai rivali, che rispondono per le rime: è facile immaginare che le liti e gli sfottò siano continuati in centro città, con i supporters dell’Andrea Doria asserragliati nel bar del Carlo Felice di abituale frequentazione e quelli del Genoa sul lato opposto della strada, nel bar Klainguti in via Carlo Felice, roccaforte del tifo rossoblu, in un clima infuocato che sin dall’inizio ha contraddistinto i rapporti tra le due tifoserie e che avrà la sua naturale continuazione nei derby del dopoguerra tra Genoa e Sampdoria.

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