Correva l'anno 1966: il Grifone perde a Mantova le sue speranze di tornare in A

“Ho dïto che o striscion o deve stâ lì”. Con queste poche ma incisive parole, Callaghan, dopo essersi fatto largo a spintoni tra i tifosi mantovani, si è avvicinato allo striscione rossoblù dei genoani di Borgoratti, collocato in cima alla gradinata del Martelli di Mantova, e ha cominciato a riannodare i lacci che tenevano su […]


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“Ho dïto che o striscion o deve stâ lì”.

Con queste poche ma incisive parole, Callaghan, dopo essersi fatto largo a spintoni tra i tifosi mantovani, si è avvicinato allo striscione rossoblù dei genoani di Borgoratti, collocato in cima alla gradinata del Martelli di Mantova, e ha cominciato a riannodare i lacci che tenevano su lo striscione stesso, sciolti in precedenza dai tifosi avversari che stavano tentando di toglierlo.

Avvertito poco prima da un altro genoano suo amico: “Amìa – gli aveva detto – che stan a desligâ o striscion”, Callaghan si era mosso immediatamente e a muso duro aveva chiarito le cose in modo così convincente che più nessun tifoso mantovano aveva osato avvicinarsi allo striscione oggetto di contesa.

Di fatto Callaghan in questi anni è il tifoso con più ascendente della gradinata Nord. Ruvido di modi e poco incline al riso conformemente al famoso detto: “Son zeneize riso ræo strenzo i denti e parlo ciæo”, facile al mugugno e alla battuta tagliente, parole poche ma sempre decisive perché ha carisma, Callaghan è alto e spesso, un vero colosso, con l’aria sempre un po’ infastidita come se il Genoa non gli bastasse mai.

Sta sempre in piedi dietro la porta nel parterre della Nord, le braccia in conserta sull’ampio petto, capelli lunghi al vento e sguardo fiero.

Quando invece il Genoa gioca fuori casa, è sempre pronto a guidare le truppe da sbarco rossoblù in tutti i campi d’Italia. E’ conosciuto da tutti a Genova e in tutta Italia, e tutti riconoscono in lui un simbolo del tifo genoano.

La partita di Mantova è di importanza vitale.

Il Genoa, sbattuto in serie B l’anno precedente dall’arbitro Lo Bello, responsabile della sconfitta rossoblù a Cagliari, attualmente non è squadra di livello tecnico tale da garantire un campionato da promozione. E’ una buona squadra che lotta a ridosso delle prime, ma che stenta a emergere.

Tuttavia dopo l’inaspettata sconfitta di Busto Arsizio, ha inanellato una serie di 9 partite utili consecutive con 14 punti incasellati capaci di garantire una buona rimonta in classifica.

Il Mantova sopravanza il Genoa nella terza posizione utile per la promozione. Riuscire a passare indenni su quel difficile campo, significherebbe mantenere viva la speranza di poter superare in classifica gli avversari della città dei Gonzaga nelle undici partite che ancora mancano alla fine del campionato.

Per l’occasione la tifoseria rossoblù si mobilita in massa e già nel corso della settimana si parla di cinquemila tifosi pronti a mettersi in marcia,

Non è la prima volta che i tifosi rossoblù si muovono in numero così inconsueto per i tempi correnti, la notizia è di quelle che fanno parlare, ed Enzo Tortora prende contatti con la tifoseria per un servizio da mandare in onda sulla Rai nel corso della “Domenica Sportiva”, in caso di risultato positivo.

Mantova viene invasa da una marea di bandiere rossoblù ed il Martelli si appresta ad essere testimone dell’ennesima dimostrazione di passione messa in onda da una tifoseria che per il Genoa è sempre pronta a tutto.

Per i rossoblù le cose sono ulteriormente complicate da una assurda campagna stampa anti Genoa sostenuta da un giornale locale di Mantova, che per tutta la settimana precedente l’incontro, ha insinuato il sospetto che l’esperto Viani potesse influenzare l’arbitro in favore della squadra di Genova.

“Mantova non tollera scherzi – Genoa in 11” aveva titolato il giornale, con una provocazione ai limiti della querela.

La partita, in un clima avvelenato sugli spalti e in campo, inizia col Mantova all’attacco e il Genoa che si difende con buona organizzazione.

Baveni, Bassi e Rivara in mediana proteggono la difesa, bloccando le iniziative avversarie davanti all’area di rigore e in attacco c’è Zigoni che può sempre inventare qualcosa.

Dopo una ventina di minuti, passati a subire le iniziative del Mantova ecco un’occasione d’oro per il Genoa. Calcio d’angolo battuto da Zigoni, finta magistrale di Locatelli che smarca Gilardoni, il quale di sinistro “buca” clamorosamente. Locatelli però è pronto a ribattere a rete, ma Volpi salva a portiere battuto!

Nel finale del tempo il Mantova prende il sopravvento in modo massiccio, con Jonsson che domina a centrocampo, e il pericolosissimo Di Giacomo sempre in agguato, ma Grosso fa buona guardia finché proprio allo scadere, Di Giacomo controlla il pallone col braccio e insacca sotto la traversa. Pieroni annulla immediatamente, ma i tifosi mantovani ne approfittano per fare le vittime, e si va così al riposo in un clima surriscaldato.

Il Genoa si è soprattutto difeso, un po’ perché questa è la filosofia di Lerici e un po’ perché purtroppo non può fare di più. Non ha una struttura di squadra capace di imporre il proprio gioco in trasferta, ma è tuttavia abbastanza solido per sperare di portare a casa un punto di vitale importanza.

Il secondo tempo inizia col Mantova che parte deciso all’attacco e il Genoa che si difende tentando quando è possibile di colpire in contropiede. Difficile dire quanto la pressione del Mantova dipenda da una reale superiorità della squadra di casa e quanto invece da un atteggiamento rinunciatario del Genoa.

Comunque la difesa rossoblù sta tenendo bene, Baveni libero fa buona guardia e Grosso tra i pali non manca niente. Manca un po’ il filtro degli attaccanti genoani che non contrastano i difensori avversaria quando avanzano. C’è da soffrire, ma si può sperare.

Negli ultimi venti minuti accade però quello che non ti aspetti. Il signore in giacchetta nera, che finora non aveva certo favorito il Genoa, all’improvviso calca ulteriormente la mano contro la squadra rossoblù e comincia a dirigere a senso unico, arrivando a fischiare fino a tredici punizioni consecutive contro il Vecchio Grifo.

Ogni volta che i rossoblù arrivano a metà campo, ecco subito il fischio dell’arbitro che ferma l’azione del Genoa e comanda una punizione a favore del Mantova. Ormai è una lotta disperata: il Genoa rinvia il pallone e subito l’arbitro fischia il fallo sempre più vicino all’area di rigore.

I giocatori del Genoa lottano con l’acqua alla gola, fino a quando a pochi minuti dalla fine, Pieroni fischia l’ennesima punizione a favore del Mantova per un fallo inesistente di Rivara su Scesa, che si è fatto tutta la fascia indisturbato arrivando fin sul vertice sinistro dell’area di rigore rossoblù.

Batte lo stesso Scesa, grappolo in area, Grosso non esce, Trombini entra a catapulta e palla nel sacco.

Addio sogni di gloria e addio anche al servizio in TV.

Sconfitta pilotata, verrebbe da dire, ammessa che ci sia davvero un motivo reale per ostacolare la risalita della Società rossoblù.

Come se non bastasse, l’esperto Gipo Viani che era stato chiamato al Genoa per guidarne la ricostruzione e il ritorno tra le grandi, nel viaggio di ritorno in auto, in prossimità della…fatal Broni, uscirà di strada e praticamente anche dal calcio, dopo una lunga convalescenza per le gravi ferite riportate.

Malumore dei cinquemila tifosi in seguito, striscioni malinconicamente riavvolti, e un viaggio di ritorno interminabile tra rimpianti cocenti e speranze mai sopite, col treno che si ferma a lungo in tutte le fermate, come se anche le ferrovie dello Stato volessero infierire su una tifoseria già abbastanza maltrattata dalla sorte, per giungere infine a Genova nel cuore della notte, battuti ma non domi, pronti a rialzarsi per ricominciare.

Mantova 3 aprile 1966

Mantova – Genoa 1-0 (0-0)

Mantova: Zoff; Scesa, Ceccardi; Volpi, Spanio, Giagnoni; Pellizzaro, Jonsson, Di Giacomo, Tomeazzi, Trombini.

Genoa: Grosso; Poppi, Vanara; Baveni, Bassi, Rivara; Gilardoni, Bicicli, Koebl, Zigoni, Locatelli.

Arbitro: Pieroni di Roma

Tratto da

Franco Venturelli – “Genoa, una leggenda in 110 partite, storie di Genoa e di Genoani”

Nuova Editrice Genovese, anno 2011

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