UN TACCO DI CLASSE: mondo arbitrale in crisi totale

Irrati è solo la punta dell'iceberg


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Fermatelo, è pericoloso!”. Così ha gridato Preziosi. Incredibile: Irrati, un avvocato bravo, ha rovinato una partita di calcio con una condotta disastrosa.

E’ un discorso vecchio quello sugli arbitri: al di là di Irrati e del Grifo che ha subito umiliazioni varie e ingiustizie infinite. Gli arbitri italiani, amici cari, sono scarsi, sono impreparati, non sanno “gestire” una partita di calcio nei suoi aspetti diversificati, sia tecnici che psicologici soprattutto. Hanno un potere enorme (leggi: fischietto) e ne fanno un simbolo di forza. Il loro slogan è: “Le nostre decisioni non si discutono”. Capito? Pensate che si possono discutere persino le sentenze della giustizia ordinaria: figurarsi se non si possono confutare le decisioni dei direttori di gara. Ma sia chiaro: si debbono contestare le loro deliberazioni errate che purtroppo sono tantissime. E ha fatto benissimo Preziosi a sottolineare le indecisioni e gli erroracci di Irrati, al quale tutti i media hanno dato un bel “4” in pagella.

Bisogna insistere nel sottolineare gli errori, non sostenere la tesi che le “decisioni dell’arbitro non si discutono”. Certo: si accettano, ma si possono contestare proprio per mettere il dito nella piaga che è grande nel nosttro calcio. Perché tanti errori portano a una domanda: “Si sbaglia perché si è incapaci o perché si è in malafede?”. Dico subito la mia impressione: non c’è malafede (forse qualche volta una certa sudditanza psicologica), c’è solo e soltanto incapacità oggi a dirigere una partita che è diventata, purtroppo, un fatto delicato e difficile.

Detto questo e della partita rovinata da Irrati, resta però un’osservazione da fare, obiettiva: Pandev, uomo di grande esperienza, dovrebbe sapere che, proprio perché gli arbitri non sanno “capire” certi risvolti psicologici di una gara, non si debbono avere certe reazioni. Lo dico per Pandev e anche per Veloso: due espulsioni che gridano vendetta, ma che sono la conseguenza di arbitraggi slegati dalla conoscenza che caratterizza gli uomini e quindi anche i giocatori. Pandev aveva subito un enorme torto (“fallaccio” su di lui) che l’arbitro non aveva rilevato; ebbene, l’arbitro avrebbe dovuto capire la reazione “umanissima” del giocatore che aveva subito un grave torto e che il direttore di gara “doveva”, dico “doveva”, era suo dovere rilevalo.

Ricordiamo anche: Irrati aveva “rovinato” Chievo-Inter, non parliamo di Sampdoria-Milan, ora ecco Genoa-Pescara.

E volete sapere qual è la conclusione che prendono le istituzioni arbitrali di fronte a questa generale situazione di crisi della classe arbitrale? La nomina per la terza volta di Marcello Nicchi alla presidenza.

Nemmeno un presidente della Repubblica viene rinominato più di tre volte.

Vittorio Sirianni

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