Un Tacco di classe: il Genoa non deve essere più un “istituto di beneficenza”

Gli errori e le distrazioni dei rossoblù hanno "regalato" tre punti alla Lazio

Vittorio Sirianni

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Il mitico “cappello da Zorro” della nostra Contessa si era afflosciato dopo il primo tempo. L’avvocato Maurizio Mazzocchi era inviperito dietro il suo impassibile “stile”, il ristoratore Enzo Verrone (il re della tavola, eletto dalla Fondazione Genoa come rappresentante ufficiale dei ristoratori genoani nel mondo) era incupito, ma, dopo aver visto il bimbo Pellegri ha sorriso e sta preparando per il bomberino il suo tradizionale riso al pesto, che dedica a tutti i bomber del Genoa (da Milito, a Borriello, a Simeone…).

C’era anche Anselmi, ma nei distinti (si mormora che abbia pagato anche il biglietto): che voglia staccarsi definitivamente dal Grifo? C’era anche Massimo Zanetti, patron della Segafredo, che la solita voce destabilizzante dice sia interessato al Genoa: la Sri Group di Giulio Gallazzi ha però smentito oggi un suo eventuale coinvolgimento. In sostanza, pare che la trattativa non  sia alla frutta ma…al caffè.

PARTITA – Detto del clima attorno alla gara, lasciateci fare una riflessione, sulla quale molti non saranno d’accordo: la Lazio ha vinto, certo anche perché gioca meglio del Genoa, ma soprattutto ha ricevuto dal Grifo (noto istituto di beneficenza, come diciamo da tempo) tre enormi “regali” che andiamo ad enumerare. Il primo: punizione laziale; Perin non trattiene e offre il “tap in” all’avversario. Che regalone dal “vice Buffon”! Secondo regalo: sempre Perin, che quando deve rimettere la palla, sembra in totale confusione. Non segue il grido di Juric “fermati”; si stava infatti sostituendo Spolli infortunato con Gentiletti. No, Perin rimette subito la palla in gioco, lasciando la sua squadra in dieci e i laziali in vantaggio di uomini, il che ha portato al secondo pareggio. Terzo regalo: Gentiletti, ma qui ci fermiamo perché non vorremmo essere querelati. Vorremmo solo dire “basta” a quel continuo gioco di passaggi fra portiere, difensore, poi difensore e centrale e poi centrale e altro difensore: come si chiama, possesso palla a livello della propria area di rigore? Basta, per favore; basta, non ne possiamo più! Gli allenatori insegnino ai difensori a “marcare a uomo”; capito? Marcare a uomo, come si faceva in passato, quando il calcio italiano era “maestro” in Europa e nel mondo. Basta “zona”, zona mista o cose simili, se non si sanno fare. Sacchi la faceva, la zona, perché aveva Costacurta, Maldini, Baresi. Basta, per favore, basta regalare vittorie assurde e rischiare già alla quarta di campionato di dover recuperare e rincorrere la salvezza…

PELLEGRI – Parliamone, certo, perché per fortuna il bimbo stava salvando il Grifo; due gol eccellenti, da vero bomber. Tutto quanto detto, ha significato, secondo noi che la squadra nel suo complesso non è andata poi tanto male. E’ stata l’inettitudine di alcuni giocatori, segno certo di limitatezza tecnica, ma anche di sfortuna. D’altra parte Juric, povera anima, che può fare se deve mettere insieme otto giocatori nuovi, che devono affiatarsi. Il secondo tempo del Genoa è stato all’altezza degli avversari; si aveva il pareggio in mano e sarebbe stato anche giusto. Dunque: attenzione a non crocifiggere troppo l’insieme, il collettivo. Sono stati gli errori individuali a rompere il giocattolo: basterebbe stare più attenti e vincere contro il Chievo. Possibilmente senza “torello” davanti al proprio portiere.

Vittorio Sirianni

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.