Operazione qualità. Davide Ballardini ribalta il Genoa in due settimane di lavoro, abroga il 3-4-3 storto e passa al 4-3-2-1. Significa una mezz’ala in più a centrocampo, Laxalt con maggiori compiti difensivi e migliore definizione dei ruoli nei pressi dell’area di rigore. E’ negli ultimi sedici metri che il Grifone di Juric faceva un casino inenarrabile: talvolta c’erano cinque uomini dentro e nessuno a interrompere la ripartenza (vedi Bologna, il gol di Palacio nasce da Mirante), ovvero l’area era vuota e sopra le teste dei difensori avversari volavano molti cross rimasti inevasi da uno stoccatore (vedi derby).
Ballardini sa bene che le gare equilibrate si risolvono dentro le aree di rigore. Così ha dato una sistemata al disordine tattico degli ultimi sedici metri. Con Taarabt e Pandev aumenterà la qualità del gioco rossoblù. Più palleggio, più lavoro tecnico e spunti per mandare in gol Lapadula che calpesterà il suo terreno preferito: dall’arco verso la linea di porta. All’attaccante torinese manca disperatamente il gol. Lo ha sfiorato contro Napoli e Sampdoria, cercando di buttarla dentro in acrobazia: è un bravo manovratore di palloni ma a volte esagera nella ricerca del tocco estetico.
Il Genoa ha un pacchetto d’attaccanti completo: la capacità di giocare tra le linee di Pandev, lo strappo palla al piede di Taarabt, la forza muscolare di Galabinov, l’opportunismo di Lapadula, la freschezza atletica e di pensiero di Pietro Pellegri. A Ballardini mancano uomini in altri reparti, semmai. Il neo allenatore punta molto sul finale di carriera di quel Pandev che non si è goduto alla Lazio per capricci presidenziali: da domenica fino a gennaio non ci sono più impegni con la Macedonia, quindi Goran potrà lavorare continuativamente sulla condizione, inedito rispetto alla precedente gestione tecnica. Il Genoa vuole tornare a far gol e punti dopo tre sconfitte consecutive, la coppia Taarabt-Pandev darà una grande mano.
