Ritorno al passato, le ultime corse salvezza del Genoa

La retrocessione evitata nel 2011/12 e nel 2012/13

Davide Ballardini durante Genoa-Pescara 4-1 5 maggio 2013 al Ferraris. (Foto Gabriele Maltinti/Getty Images)

Era qualche anno che non vedevo più il Grifo volare così basso. Nelle ultime tre stagioni, con Gasperini in panca, abbiamo visto perfino l’Europa. Dopo aver preso in mano le redini da Liverani, Gasp condusse una creatura confusa ad una salvezza già a gennaio. Erano i tempi degli esperimenti, delle ali improvvisate per il 3-4-3, dell’invasione dei terzini manco fossero uno sciame di calabroni (Vrsaljko, Motta, De Ceglie, Antonelli, Marchese, Antonini). Era il Genoa di quegli esterni destinati a far bene, ma che alla fine combineranno ben poco (Centurión, Konatè, Fetfatzidis, Sculli), del tandem Gila-Calaiò che decise il derby con Liverani, di quel pacco misterioso chiamato Cabral. Annata storta, cominciata bene ma conclusasi in una lenta caduta. La stagione perfetta del “vorrei ma non posso”, di un morale sotto le scarpe a gennaio (quando la salvezza era acquisita e non vi erano risorse né intenti per puntare all’Europa). Che arriverà l’anno successivo, e mi piace pensare sia stata proprio frutto di quell’annata di sperimentazione continua. Oltre a qualche scelta particolarmente oculata in sede di mercato, naturalmente (Perotti e Falqué su tutti). Prima, però, non tutto era così rose e fiori. Anzi, il Grifo arrivava alla fine del campionato col patema d’animo.
Diego Perotti (Foto Giuseppe Bellini/Getty Images)
Diego Perotti (Foto Giuseppe Bellini/Getty Images)
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