Confesso: il Genoa può essere l’anti-Juve, ma l’ambiente Genoa deve rinnovarsi

Le considerazioni di Giancarlo Rizzoglio: il settimo posto potenzialmente potrebbe anche spingere il Grifone al secondo, a quattro punti dai bianconeri, ma occorre un salto di qualità di società e tifosi


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Lo confesso. Quegli undici punti in sei partite con un optional da giocarsi il 15 dicembre a Marassi contro la Fiorentina, sta silenziosamente risvegliando in me, inguaribile malato di Grifo fin dalla nascita, reconditi ed inconfessabili sogni. Che qualche saggio commentatore e detentore dell’assoluta verità calcistica cittadina definisce come pericolosi, in quanto, secondo la loro saggezza, turbativi dell’unico, possibile e razionale obiettivo del Genoa, ossia quello della salvezza.

Lo confesso. Questo settimo posto che potenzialmente potrebbe anche spingere il Vecchio Grifo al secondo e quindi a quattro punti dalla Juve, che nel caso avrebbero anche potuto diventare due se la partita contro il Pescara fosse andata come doveva andare, mi fa parlare e scrivere di un possibile campionato tranquillo, di una salvezza da conquistare con spensieratezza e saltuarie quanto effimere soddisfazioni, ma dentro il mio animo fa esplodere quell’insopprimibile e irrefrenabile messaggio proveniente dalla storia che reclama una stella sulla maglia più antica d’Italia.

E lo confesso ancora. Quei soli cinque gol incassati che al momento fanno della difesa rossoblù la seconda meno perforata d’Italia e la settima d’Europa, le prodezze balistiche di Pavoletti, gli ancora acerbi ma già efficaci funambolismi di Simeone, le irresistibili, e già rimpiante dall’Inter, scorribande di Laxalt a fare il paio con quelle di Lazovic, l’incontrastata potenza di Izzo supportata dalla seconda giovinezza di Burdisso e i motori delle corazzate Napoli, Roma, Milan e Inter finora funzionanti con molti giri a vuoto, mi fanno dire che sì, la parte sinistra della classifica potrebbe anche essere possibile, ma intanto fermo la tastiera e penso inesorabilmente al Leicester in una sorta di incontrollato meccanismo associativo indirizzato ad una scia bianconera da tallonare, da non perdere mai di vista seguendo le indicazioni della parola “Champions” e poi chissà, hai visto mai …

Sogni, già. Ma intanto ci lamentiamo della totale indifferenza della Rai o di Sky per una vittoria in quel di Bologna che se fosse arrivata da una cosiddetta “grande” sarebbe stata propinata e celebrata per tutta la settimana attraverso ogni angolazione possibile della tecnologia HD, mentre della truppa di Juric e del suo splendido quanto innovativo gioco praticamente nessuno si è degnato di parlare. E di informare correttamente – nel commentare la classifica – che il Genoa, dovendo ancora recuperare una partita, è potenzialmente in grado di agganciare il secondo posto, proprio mentre tutti si affannano ad individuare la squadra che possa rivestire l’agognato ruolo di “anti-Juve” del campionato.

Continuiamo quindi a lamentarci di questo trattamento, ma in realtà neppure a Genova e nella stessa società rossoblù si fa granché per cominciare a modificare le cose.

Abbiamo già detto molte volte come il Genoa abbia enormi possibilità di sviluppo del proprio brand attraverso la promozione della sua coinvolgente storia, in cui è racchiusa il carismatico fascino dell’iniziatore e nel contempo quel mistico sortilegio, in atto ormai da ben 92 anni, su una grande serie di scudetti vinti che pareva non doversi fermare mai, e che invece non è mai più ripresa proprio sulla soglia dell’alloro più ambito.

Uno sviluppo del marchio societario che non può non far leva sull’incremento del bacino d’utenza visto finalmente in un’ottica nazionale, perché la storia del club rossoblù ha infatti tutti i requisiti per uscire definitivamente dal suo ambito locale e catturare simpatizzanti – quelli, tanto per intenderci, che pigiano il tasto del telecomando e costituiscono la fortuna delle cosiddette “grandi” – in giro per l’Italia.

Ora è arrivato il momento di varare un programma di questo tipo.

Il Genoa nelle prime posizioni della classifica non può essere solo un fatto casuale ed estemporaneo, ma un evento che deve veicolare la sua grande storia ed il suo significato ancestrale a tutto il calcio italiano.

Certamente questo è un compito del Presidente Preziosi, il quale, essendo rimasto alle redini della società, da grande imprenditore ed esperto di calcio qual è siamo convinti saprà trovare in futuro anche le risorse economiche per incrementarne l’immagine e rafforzarne sempre più la squadra.

Ma questo deve anche e soprattutto partire da tutti noi tifosi, giornalisti e commentatori che compongono l’ambiente Genoa.

Occorre cioè fare tutti insieme un po’ di training autogeno, cominciare una buona volta a dismettere quell’atteggiamento molte volte troppo rinunciatario e remissivo, diretta conseguenza di decenni di delusioni sportive, per valorizzare invece quanto di importante il Genoa in questo momento riesce a fare, mantenendo l’imprescindibile criterio dell’obiettività ma anche senza temere di essere tacciati per visionari o incompetenti solo per aver sottolineato con forza ed ottimismo il momento molto positivo che il Grifone sta oggi vivendo.

Come la Città Metropolitana di Genova dovrà essere finalmente consapevole – a patto di voler veramente abbandonare i provincialismi – del ruolo primario che in futuro potrà tornare ad assumere nell’economia del nostro Paese, allo stesso modo tutto l’ambiente del Genoa dovrà decidere cosa fare da “grande“, se cioè continuare a sminuirsi nella politica del vivere alla giornata oppure rivendicare il ruolo dell’anti-Juve anche se questo durasse solo per una settimana.

Ma una settimana in cui promuovere il proprio nome come una grande squadra del calcio italiano.

Questo è il primo, fondamentale passo da compiere per far sì che le copertine di Rai e Sky si accorgano finalmente del Vecchio Grifone e dei suoi impareggiabili tifosi.

Certo, avere il coraggio di confessare i propri sogni.

Io, povero visionario, incompetente di calcio, marketing, promozione del brand, bacini di utenza e ripartizioni dei diritti televisivi l’ho fatto.

Vediamo quanti altri riusciranno a farlo.

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