Un sabato al cardiopalma, un sabato da Genoa!

La terza vittoria di un 2017 amaro è decisa da Lapadula

L'esultanza di Lapadula e Veloso (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Se è vero che alla fine il Genoa ha vinto, perché di fatto occorreva solo e soltanto vincere, è altrettanto vero che non s’è fatta mancare la solita partita vissuta al cardiopalma tipica del Grifone. Ed è così che, con la passione tipica di una piazza qual è Genova, Davide Ballardini ha ottenuto i suoi primi tre punti casalinghi stagionali. Sono 9 in tutto il 2017, anno da cancellare, nel quale gli unici festeggiamenti al Ferraris risalgono allo scorso maggio, con Pandev a punire l’Inter e il suo Rigoni-Simeone a firmare la salvezza contro il Torino. Acqua passata, ora che si darà presto il benvenuto al nuovo anno.

Ultimo minuto, su rigore, sotto la Nord. Pessimo approccio alla gara, involuzione chiare, idee di gioco confusionarie. Pare quasi che il Benevento abbia più grinta, e non è un caso che gli Stregoni di De Zerbi arrivino a un passo dal vantaggio (prima con Puscas, poi con Chibsah). Giornata storta, arrivano i primi fischi e un contropiede otto contro tre non viene finalizzato dagli ospiti tra i sospiri di sollievo del tifo di casa. Taarabt inventa, imbecca Pandev che, costante degli ultimi tempi, spreca malamente: palla che danza sulla linea di porta dopo aver accarezzato il palo. Passa poco più di un minuto ed è Veloso, con tocco di Rigoni o senza, a scheggiare la traversa. Sembra una maledizione, un continuo andirivieni di occasioni non sfruttate da una ma neanche dall’altra parte. Il Benevento arriva davanti a Perin ma trova sempre il modo di gettare alle ortiche quanto fatto di buono: alzando ben oltre la traversa i palloni, sbagliando passaggi semplici, mancando in precisione proprio nella fase conclusiva dell’azione. E’ dilaniante, l’attesa che la partita prenda una direzione. Una o l’altra che sia.

Squadra ai blocchi di partenza (foto di Genoa CFC Tanopress)
Squadra ai blocchi di partenza (foto di Genoa CFC Tanopress)

“Sveglia, ragazzi” urla la Gradinata Nord con un tono comprensibilmente duro. C’era un “vittorie casalinghe numero zero” da togliere, proposito da depennare tra quelli che in questo periodo di scrivono in vista del nuovo anno. Ma sul campo è sempre il solito copione: Lapadula serve Pandev che calcia su Belec in uscita, Taarabt dispensa magie centellinando il suo talento ma il numero 10 non fa lo stesso. Prima Lucioni salva sulla linea di porta il suo colpo di testa, poi ancora una volta l’italo-peruviano perde il tempo e per qualche strana ragione il pallone è ancora lì, a un passo da quella dannata linea che pareva oggetto di un sortilegio. Mica una roba da poco, quando hai davanti gli Stregoni. Sembra finita per il Grifone, destinato all’ennesimo gigante punto interrogativo di un stagione scialba e ambivalente da più punti di vista. Mattia Perin deve fare gli straordinari su Chibsah, dopo che Izzo s’era fatto uccellare da Lombardi e prima che Laxalt salvasse capra e cavoli respingendo il successivo tap-in dell’ex Frosinone. Come detto, sembra finita. E invece no, perché Lapadula guizza in area come un salmone risale la corrente e cade a terra come un rugbista intento a difendere la piazzaforte conquistata. Rigore. Niente Var, “il” o “la” che sia. Abisso indica il dischetto, De Zerbi è una furia, fiume in piena, ma la moviola darà ragione al fischietto palermitano.

L'urlo del guerriero inca (foto di Genoa CFC Tanopress)
L’urlo del guerriero inca (foto di Genoa CFC Tanopress)

Sistema il pallone Lapadula, che con tanto ardore s’era procurato la preziosissima chance. Il cronometro tocca il minuto 92. Come nelle migliori favole, ci troviamo sotto la Nord. Silenzio tombale. Il Ferraris trattiene il fiato, in contemplazione verso quei secondi che separano uno 0-0 da un 1-0, quegli istanti nei quali il numero 10 del Genoa calcia in modo rabbioso lasciando trasparire tensioni e grinta. Non è stata la sua stagione finora, è ovvio, ma c’è tempo per rifarsi. Partendo da un rigore segnato in Genoa-Benevento.

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