Bravo Bizzarri, ma io ho la mia teoria

Il Genoa ha illuso i quasi 30mila del Ferraris con una prova bella ma purtroppo inutile. Vince la Juve, a Marassi dove ha sempre faticato

Bertolacci e Pjanic (foto Valerio Pennicino/Getty Images)

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Luca Bizzarri, il genoano Luca Bizzarri, twittò poco prima che iniziasse il campionato un “Maltrattaci ancora, Vecchio Balordo”. Suona tremendamente profetico il modo con cui il conduttore ligure aveva scelto di salutare la nuova Serie A, ora che il Grifo ha ceduto per 2-4 al Ferraris non rendendo (troppo) onore allo storico precedente del novembre scorso. Ma cosa dire, ad una squadra che già dopo soli 18 secondi era in vantaggio? Così come la scivolata di Bonucci, la corsa di Luca Rigoni e la doppia conclusione di Simeone, allo stesso modo abbiamo visto Pandev saltare Alex Sandro in tunnel, Chiellini svirgolare un pallone addosso a Pjanic che si è poi trovato un’autorete sulla coscienza. Dopo soli 18 secondi, ribadisco. Il resto è riassumibile in un prodigioso intervento di Perin a salvare una potenziale deviazione killer di Gentiletti, almeno fino al 7′: tocco di Rugani su Galabinov, calcio di rigore trepidamente atteso dopo qualche interminabile secondo di consultazione VAR, poi finalmente il bulgaro dal dischetto e 2-0.

Un sogno, la migliore delle eventualità possibili. Peraltro nel mio precedente editoriale scrissi come avrei sperato nel numero 16 in quanto nuovo Cholito (QUI il pezzo), risultando profetico ma allo stesso tempo precipitoso. Dybala farà magie, al 14′ rimetterà in pari la contesa, poi al 3′ minuto di recupero ecco un tocco col braccio di Biraschi. Pure qui VAR, pure qui attesa dilaniante (ma stavolta non ha sorriso al Genoa), poi Joya dal dischetto e 2-2. Il resto del primo tempo è stato questo: due grandi azioni orchestrate da Galabinov, due miracoli di Perin, due iniziative pericolose di Mandzukic. Tutto raddoppiato, come la sofferenza. Il Grifo ci ha maltrattati, proprio come voleva Bizzarri. Ecco perché nel secondo tempo si è esposto alle folate di Higuain, venendo punito da una sgusciante serpentina di Cuadrado. Ci stava l’orgoglio, ci stavano le occasioni (ne ho contate molte: Laxalt, Veloso, Palladino, Lapadula), prima che Dybala decidesse di portarsi il pallone a casa firmando la tripletta e che Centurion sprecasse una ghiottissima occasione. Altro aspetto da evidenziare, in questa eterna lotta tra concretezza e pseudo-timore.

Voglio però lasciarvi con un po’ di speranza, amici. Gli ultimi 10 precedenti al Ferraris con la Juventus erano questi:
– 9 marzo 2008, 0-2 (Grygera, Trézeguet)
11 aprile 2009, 3-2 (2 Thiago Motta, Palladino – rig. Del Piero, Iaquinta)
– 24 settembre 2009, 2-2 (Mesto, Crespo – Iaquinta, Trézeguet)
– 21 novembre 2010, 0-2 (aut. Eduardo, Krasic)
– 11 marzo 2012, 0-0
– 16 settembre 2012, 1-3 (Immobile – Giaccherini, rig. Vucinic, Asamoah)
– 16 marzo 2014, 0-1 (Pirlo)
29 ottobre 2014, 1-0 (Antonini)
– 20 settembre 2015, 0-2 (aut. Lamanna, rig. Pogba)
27 novembre 2016, 3-1 (2 Simeone, aut. Alex Sandro – Pjanic).

Su dieci partite, ne abbiamo vinte tre. Ne abbiamo pareggiate due, e ne abbiamo perse cinque. Ma le emozioni di Genoa-Juventus, partita che per il popolo rossoblù è la più sentita dopo il derby, non hanno eguali. Vedere l’angelo del fango Antonini irrompere su un pallone al 94′, osservare Simeone volare ad impattare di testa il cross di Lazovic col contagiri, godere del vantaggio al fotofinish firmato da Palladino. A parte questo, è beffardo ripensare a quando Calaiò sbagliò un rigore e poi nel finale Pirlo mise dentro una punizione, o magari tornar con la mente alle sfortunatissime autoreti di Edu o Eugenio Lamanna. In ogni caso, il concetto è sempre lo stesso: storicamente, qui a Marassi, i campioni d’Italia faticano e non poco. Se vinciamo noi, lo facciamo contro tutto e tutti. Se vincono loro, lo fanno dopo aver sudato sette camicie. Non ci si scansa, almeno qui a Genova, in barba ad ogni possibile teoria complottistica. Ha ragione Luca Bizzarri, dunque, sicché siamo stati brutalmente illusi e poi scaraventati giù dalle nuvole fin dove eravamo saliti, ma voglio pensarla così. Siamo sempre quelli “che danno fastidio”. Sono convinto che i bianconeri abbiano provato la sensazione di “sudar freddo” lungo la schiena. Si chiamano brividi, cara Juve, e sono una bella abitudine ogni qual volta venite a trovarci…

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