Gianni Fossati, oggi direttore sportivo della Rari Nantes Bogliasco, è intervenuto ai microfoni di Telenord per ricordare la figura di Gigi Meroni nell’ambito del cinquantenario dalla scomparsa dell’ex centrocampista del Genoa: “Io in questi giorni ho seguito tanto, anche sulle tv nazionali, la storia di Gigi. Ho un ricordo da bambino di questo personaggio: ricordo che papà, che allora era un dirigente accompagnatore del Genoa, mi portava nel ritiro ad Albisola penso. Era il Genoa di Santos, e c’era questo fenomeno di Meroni. Ogni qual volta mia mamma mi faceva uscir di casa e mi pettinava come si usava una volta, poi mi metteva il cappottino e appena arrivavo in ritiro c’era questo ragazzo che mi veniva incontro. La prima cosa che faceva era che mi spettinava, poi mi tirava su il colletto. Avevo sette o otto anni, me lo ricordo ancora adesso”.
Il figlio dell’ex presidente del Grifone Renzo ha poi continuato: “Seguendo le televisioni nazionali, sento che parlano di Meroni, giustamente grandissimo giocatore, ma lo associano sempre al Toro. Per l’amor di Dio, al Torino ha fatto tre stagioni e nella quarta purtroppo ha avuto l’incidente, però ha giocato anche due grandissime stagioni nel Genoa. Sono stati bravi i dirigenti ad andarlo a cercare al Como, prendendolo e portandolo a Genova: mi sembra che il primo anno abbia fatto benissimo, in tutto 45 partite e 7 reti. Il primo anno eravamo finiti ottavi, fin quel periodo vincemmo la Coppa delle Alpi per la seconda volta. A quei tempi era un trofeo importante. Come mi raccontava papà, era un personaggio sì estroso, strano: girava con la gallina al guinzaglio vestito da hippy, quando allora gli hippy non c’erano ancora, ma era un ragazzo di una dolcezza unica, semplice e disponibile”.
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