Giovanni Simeone ne calciò uno importantissimo, a Firenze. Molti tifosi non guardarono l’esecuzione perché preferirono voltare lo sguardo verso le colline di Fiesole. Con l’incoscienza dei vent’anni, Gìo superò il portiere della Viola e regalò un punto vitale al Genoa. Stiamo parlando del rigore, il gesto tecnico più difficile del calcio. E’ un vero e proprio duello uno contro uno dove le pistole sono gli occhi e il pallone diventa la pallottola letale, che può finire in rete, fuori, sul palo, tra le braccia del portiere ovvero respinta. Una sfida mentale tra chi calcia e chi para.
Il Genoa ha beneficiato in stagione di tre rigori, di cui uno solo sbagliato (sappiamo tutti quale): due li ha battuti Simeone e uno Lucas Ocampos, contro il Crotone al Ferraris. A ragion veduta, alcuni si sono chiesti perché contro il Chievo non si sia presentato sul dischetto un giocatore più esperto dell’argentino: ad esempio Goran Pandev – in questo momento il miglior calciatore rossoblù per condizione psicofisica – o Miguel Veloso. Il portoghese calcia tutte le palle inattive, compresi i corner, e da posizione ravvicinata è un affidabile tiratore.
A quattro giornate dal termine della stagione i dettagli marcheranno ancora di più il confine tra improvvisazione e programmazione. Simeone ha perso la leadership di primo rigorista? Da fuori non si capisce quale sia la gerarchia del Genoa dagli undici metri, ammesso che ce ne sia una preventivata da Juric: alcune squadre, infatti, lo decidono di partita in partita. Chi calcerà i penalty nel futuro prossimo? Probabilmente è giusto dare ancora fiducia a Simeone ma da domenica gli errori diventaranno imperdonabili.
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