Da Pescara a Pescara: la crescita di Simeone

Un girone fa Gìo mise a segno il suo primo gol con il Genoa

Giovanni Simeone (Foto Tullio M. Puglia/Getty Images)

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Sorprese la stampa con un sorriso radioso, il giorno della sua presentazione a Villa Rostan. Un ragazzo normale, che ama la pesca e vive di calcio. Con un cognome che peserebbe come un macigno se non fosse per il carattere positivo. Giovanni Simeone esponeva con fierezza la maglia rossoblù al flash dei fotografi, in quella torrida giornata d’agosto. Un cronista, arrivato in sala stampa con il fiato lungo per la corsa, tentò di chiedergli delle ultime infelici avventure con allenatori argentini, Olarticoechea (Nazionale Olimpica) e Gallardo (River Plate). Dribbling fulmineo del n.9.

Sei mesi dopo, il cuore del Genoa batte al ritmo dei gol di Giovanni Simeone. Pavoletti dimenticato: adesso c’è Gìo. Un attaccante modello, in allenamento come in partita. Ha un’innata sete di conoscenza e una solida mentalità vincente, ereditata da papà Diego: probabilmente non vuole perdere nemmeno a cirulla, gioco di carte che avrà certamente conosciuto durante il soggiorno genovese. Ha gestito il peso dell’attacco rossoblù con leggerezza da veterano, portando in dote otto punti con dieci centri in campionato. E come non ricordare quel magico pomeriggio contro la Juventus…

Simeone è cresciuto tanto e in fretta. Una metamorfosi kafkiana al rovescio. Da brutto anatroccolo venuto da lontano a centravanti stimato dai grandi club. Juric lo sta scolpendo fisicamente e nei movimenti dentro l’area di rigore, casa sua: protegge meglio la palla, l’aggredisce senza paura, attacca di più la profondità e si sacrifica senza crollare atleticamente nei minuti finali. Inutile spiegargli come si segna. Quello lo sa già o, se non lo sa, lo imparerà da solo. Un calciatore moderno che sta facendo le (poche) fortune del Grifone. Con i gol e con la forza del sorriso.

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