Il tormento e l’estasi: riflessioni semiserie su una giornata particolare

“Letture genoane” questa volta cambia ambientazione (o, come direbbe, qualche patito dei termini stranieri, “location”): dal chiuso delle biblioteche, dall’atmosfera rarefatta degli archivi, dal clima tutto sommato rassicurante delle librerie e delle fiere librarie decide di “gettarsi” nel mondo. Ebbene sì, chi vi scrive ha partecipato, per la prima volta in vita sua, alla trasferta […]


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“Letture genoane” questa volta cambia ambientazione (o, come direbbe, qualche patito dei termini stranieri, “location”): dal chiuso delle biblioteche, dall’atmosfera rarefatta degli archivi, dal clima tutto sommato rassicurante delle librerie e delle fiere librarie decide di “gettarsi” nel mondo.

Ebbene sì, chi vi scrive ha partecipato, per la prima volta in vita sua, alla trasferta a Siena con un gruppo di tifosi genoani, il pullman “Red & Blue”. Dopo avervi indicato, cari lettori, per mesi le teorie e le riflessioni più ardite sul “fenomeno-Genoa”, abbiamo deciso di conoscere da vicino chi quelle analisi ha – o dovrebbe avere – ispirato: il popolo rossoblù.

Ci si potrebbe domandare cos’abbia a che fare una rubrica di recensioni con una semplice trasferta. Al contrario, ha molto a che fare: esiste un legame strettissimo tra il Genoa e le persone che lo seguono. E’ un movimento che – piaccia o no – parte dal basso e che negli ultimi decenni non ha più le caratteristiche elitarie delle origini, ma mantiene intatta la sua valenza culturale. Questa trasformazione testimonia come la squadra più antica d’Italia abbia saputo “storicizzarsi”, interpretando i cambiamenti e gestendoli da protagonista.

Il Genoa e i suoi tifosi

E’ una relazione inscindibile, mai uguale a se stessa, spesso caratterizzata da sofferenza, felicità, odio-amore…ma pur sempre una relazione che dura nel tempo.

L’ho capito – semmai ce ne fosse stato bisogno – vivendo questa esperienza con altre persone di provenienza, età, cultura e tradizioni diverse, ma estremamente disponibile verso gli altri.

Ci siamo ritrovati insieme, in questa drammatizzazione collettiva che è la gradinata, a dimenticare noi stessi, ad inveire (anziani, giovani, donne e bambini) contro i senesi, ad incitare i giocatori, soprattutto a sostenerli.

Nell’era dello sport a scopo di lucro, del consumismo a tutti i costi, di chi vorrebbe che il calcio fosse visto soltanto a casa propria, si afferma un valore insostituibile: il contatto diretto della squadra con chi la sostiene.

Termino con una riflessione, cari lettori. Cosa rispondereste a chi, vedendovi entrare in una sala cinematografica o in un teatro, vi chiedesse di assistere allo stesso spettacolo a casa, magari ripreso fedelmente in televisione?

Monica Serravalle

monica.serravalle@tin.it

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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