I racconti dei ritiri del Genoa dai diari di Carlo Denei

Un divertente viaggio in due volumi nell'universo del Grifone, tra i soggiorni a Neustift e le crociere rossoblù


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Sta arrivando l’estate (o almeno, così speriamo). E’ una stagione nella quale il tifoso genoano, estenuato dal campionato appena trascorso e sensibile alle sirene del calciomercato, medita.

Ritiro sì o ritiro no?

Sembra un dilemma da niente, ma non lo è. Persino il celebre monologo shakespeariano impallidisce, al confronto. Si tratta di una radicale scelta di vita. Seguirò la mia squadra da lontano (grazie ai mezzi di comunicazione e ai social network, possiamo sapere quasi tutto), oppure attuerò, con la mia famiglia, un piano organizzativo degno dello sbarco in Normandia per andare a Neustift? Nell’eventuale seconda ipotesi, dovrò anche prevedere sacrifici umani, sortilegi, rituali di ogni tipo per propiziare il bel tempo (atmosfericamente parlando)?

Tranquilli, cari lettori. Nell’attesa, godiamoci le “Noterelle di uno dei rossoblù”, i diari del ritiro di Carlo Denei, che, a quanto mi risulta , nel mondo genoano – e non – è persino più celebre del garibaldino Giuseppe Cesare Abba.

Vi chiederete perché recensire due opere anziché una. E’ presto detto: per la continuità ideale, il fil rouge che le collega. Inoltre, perché si tratta in realtà di un diario ininterrotto, di una epopea, iniziata con “Dove osano i grifoni” e proseguita con “Gocce di Genoa su di noi” (nel secondo volume arricchisce la narrazione un delizioso, piccolo resoconto sulla crociera rossoblù 2004… spassosissima la sosta a Napoli). Il lettore impara a conoscere quella sterminata e variegata tribù che è la famiglia Denei in vacanza; segue con trepidazione il loro destreggiarsi tra calciatori, allenatori (è anche il modo di ricordare alcune glorie del passato recente), bellezze locali, servizi igienici, parchi gioco e lingua (più o meno) germanica; segue la crescita dei giovini Cristiano e Riccardo; condivide (specialmente se donna) le sorti di Elettra…e altro ancora. Credetemi, bisogna leggere per credere.

Una menzione a parte meritano gli animali filosofi. Sono creature montane – mucche, coniglietti, cervi – che, in varie parti del testo, commentano il tutto con le loro nuvolette.

In chiusura, una richiesta all’autore. Visto che i diari sono due, perché non scriverne un terzo? Così si potrà dire: Tolkien, con la sua trilogia, gli fa un baffo…

Monica Serravalle

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