Correva l’anno 1992: Onorati aprì e chiuse le marcature di una rocambolesca vittoria sul Pescara

Da 3-0 per il Genoa al 3-3 a fine primo tempo: poi i rossoblù vinsero 4-3

Roberto Onorati

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Non è cosa di tutti i giorni per i tifosi del Genoa vedere la propria squadra in vantaggio di tre reti dopo un quarto d’ora di gioco, ma lo è ancor meno vederla, dopo un avvio così bruciante, andare al riposo sul 3-3! È quanto accadde domenica 25 ottobre 1992 nell’incontro poi vinto 4-3 dalla compagine rossoblù, che nei primi sei incontri portati a termine in quel Campionato (quello valido per la V giornata con i padroni di casa del Milan in vantaggio per 1-0 al “Giuseppe Meazza” domenica 29 settembre era stato interrotto per impraticabilità di campo al 4′ della ripresa e, secondo il regolamento dell’epoca, annullato) non aveva mai conosciuto la gioia della vittoria e l’amarezza della sconfitta, sul Pescara.

Al 4′ Roberto «Roby» Onorati schiacciò di testa il pallone, ben crossatogli dalla destra dall’olandese-canadese Johannes Nicolaas «Johnny il bello» van’t Schip, nell’angolino destro della porta difesa da Marco Savorani, che venne violata cinque minuti dopo da un diagonale di destro di Gennaro «Gennarino» Ruotolo, smarcato in area di rigore da una «torre» del ceco Tomas «Fisico» Skuhravy, rifinita da un esterno destro volante di Onorati. Al quarto d’ora salì sul proscenio Igor Ivanović «Dobro» Dobrowolsky, al suo esordio nel Campionato Italiano, dopo essere stato – successivamente all’acquisto dalla Dinamo Mosca – «parcheggiato» per due stagioni, prima agli spagnoli del Castellon e poi agli svizzeri del Servette di Ginevra: il russo-ucraino, dopo essersi liberato del suo marcatore Salvatore Alfieri con un sapiente dribbling a rientrare con l’esterno sinistro, entrò in area di rigore e beffò con un «tocco-sotto» di interno sinistro l’estremo difensore abruzzese che gli si era fatto incontro in uscita bassa. Dieci minuti dopo uno schema su calcio di punizione preparato dall’allenatore Giovanni «il Profeta» Galeone permise al Pescara di andare a segno con il bosniaco Blaž Slišković.

Al 43′, essendosi mosso anzitempo dalla barriera genoana, Dobrowolsky si vide sventolare il cartellino giallo dal signor Massimo Chiesa di Milano, il quale, però, annotò in maniera sbagliata l’ammonizione, attribuendola ad Onorati (lontano una decina di metri ed avulso dalla dinamica dell’azione; semmai la confusione si sarebbe potuta creare con Andrea Fortunato); nella ripetizione Slisković con un tiro indiretto di destro su punizione da 26 metri deviato con il piede sinistro da Fortunato spedì il pallone nell’angolo alto sinistro della porta difesa da Stefano «Capitan Fracassa» Tacconi.

Al terzo minuto di recupero del 1° tempo un tiro di destro da 28 metri di Edi Bivi trovò impreparato Tacconi e si infilò nell’angolino destro, dando il provvisorio pareggio agli ospiti. Al 7′ della ripresa Dobrowolsky simulò in area di rigore di essere stato agganciato da Alfieri e venne ammonito, però sorprendentemente non espulso (il signor Chiesa non avallò la riserva scritta del Pescara con l’ammissione dell’errore tecnico che avrebbe portato alla ripetizione dell’incontro), uscendo due minuti dopo dal campo, ma in quanto sostituito da Michele Padovano, autore al 33′ di un’ottima verticalizzazione per Onorati, il quale con un preciso interno destro, appena dentro l’area di rigore, avrebbe mandato il pallone nell’angolino sinistro, dando la vittoria al Genoa.

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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