Ballardini, nonno Primo e un lavoro da vero contadino

A novembre ha trovato una palude: in due mesi circa l'ha bonificata ricavando un terreno che solo a febbraio si è scoperto essere fertile

Il mitico "pugno" mister di Ballardini (foto di Genoa Tanopress)

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Riecco nonno Primo. Ballardini l’ha rievocato nella conferenza stampa di ieri, a Villa Rostan. Ritorna la figura dell’avo contadino che, a giudicare dalla dolcezza delle parole del tecnico di Lugo, è stato qualcosa di più di un semplice elemento famigliare. Questione di genetica, questione di campagna, quella romagnola, che guarda da lontano il mare dell’Emilia forse con la stessa faccia dei genovesi di Paolo Conte. Ballardini si riferisce molte volte a nonno Primo o alla cultura contadina, una delle più floride di sempre: grazie a lui sappiamo che alzare il pugno all’indirizzo di qualcuno può essere anche un sprono a fare meglio.

Che personaggio, Ballardini. Allenatore che accetta quasi imbarazzato i complimenti ma che respinge con altrettanto garbo la dicitura di sereno. L’antidoto contro il giornalismo d’etichetta, vien da pensare. Ditegli qualsiasi cosa però evitate di ricordargli che la voce bassa da camomilla prima di andare a nanna, che il viso che non accoglie bronci nemmeno dopo Verona-Palermo, che la scelta parsimoniosa di parole morbide e l’accurata elusione dei termini spigolosi… tutto ciò concorra a renderlo esteriormente un uomo in equilibrio mistico con il mondo. Proprio no, non gli va bene.

Ballardini merita tanti complimenti perché per la terza volta su tre salverà il Genoa. Stavolta interpretando il ruolo del contadino, paragone che nobilita il lavoro svolto sinora. A novembre ha trovato una palude: in due mesi circa l’ha bonificata ricavando un terreno che solo a febbraio si è scoperto essere fertile. E allora l’aratro rassoda la terra per i semi del suo Genoa del domani. Tanto vale l’uomo, tanto vale la sua terra, recita un proverbio popolare che tratteggia a sufficienza la figura di Ballardini. E oggi il romanzo di campagna si arricchisce di un nuovo capitolo in quella Bologna che masticò troppo in fretta il tecnico di Lugo, infierendogli una cicatrice professionale che nonno Primo avrebbe commentato con un solo inequivocabile ed eloquente gesto con la mano.

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