Perin, un uomo orgoglioso del suo lavoro al Genoa

L'Airone ha tenuto la porta inviolata per quarantasei volte; la gara dell'andata con il Toro avallò definitivamente la tesi del suo apogeo rossoblù

Perin Genoa
Mattia Perin (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Proud man walking. Un uomo orgoglioso che cammina. E’ il titolo di una vecchia biografia di Claudio Ranieri scritta a quattro mani con un giornalista romano tifoso dell’Arsenal. E’ il titolo del protagonista del finale di Genoa-Torino, Mattia Perin. Un portiere che può andare fiero del suo decennale lavoro al Genoa. Prima era un pischello quindicenne, imberbe e con i capelli da ribelle: ora è un padre di famiglia che ama definirsi finalmente «equilibrato», con il ciuffo più ordinato e la barba. L’Airone, il vecchio soprannome delle giovanili rossoblù, è cresciuto fino a diventare un portiere di spessore internazionale.

Ha riso, ha pianto, è salito in cielo e, poi, sul più bello, il buio. Il crociato, poi la spalla, la ricaduta, e l’altro crociato. “Che ho fatto di male per meritarmi tutto questo…” pensò in Genoa-Roma. Mattia piangeva e stringeva forte le gambe di Diego Perotti, il suo ex compagno di squadra, per cercare conforto. Un immagine colma di un’umanità incommensurabile. L’incidente, però, lo fece evolvere, come la farfalla che si libera della crisalide: in quel freddo e maledetto pomeriggio di gennaio Mattia lasciò sul campo i vestiti da ragazzo per diventare uomo.

Un lungo percorso, dal debutto (nel 2011 a diciotto anni e mezzo) voluto da Ballardini fino a ieri, passando per mille parate e tenendo la porta inviolata per quarantasei volte. Sette salvezze e una qualificazione europea guadagnata sul campo, centocinquantadue presenze totali con il Genoa e il debutto in Nazionale a Genova, nel 2014 contro l’Albania. E’ difficile trovare la partita perfetta di Perin, forse la gara dell’andata con il Toro avallò del tutto la tesi del suo apogeo rossoblù. A ogni buon conto l’Airone ha fatto le fortune del Genoa e il Genoa è stata la sua fortuna. Giusto parlare al passato perché le lacrime rivelano ogni sentimento interiore e gli occhi non mentono mai. Nemmeno quelli di un proud man walking come Perin.

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