Laxalt è tornato: perdonata la sbandata d’amore con la Lupa

Mister Ballardini ha messo in discussione lo status di titolare dell'uruguagio azionando in lui un meccanismo interiore di rivincita

(foto di Genoa CFC Tanopress)

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Le gare con Lazio e Chievo Verona certificano il ritorno ad alti livelli di Diego Laxalt. E non solo per il contributo in fase realizzativa che ha permesso di mettere in tasca sei punti in una settimana. C’è molto di più. La testa dell’uruguagio è finalmente libera, leggera come gli appoggi quando sprinta: il mese di gennaio è stato il punto più profondo della sua crisi lavorativa, con un “sì” alla Roma pronunciato ancor prima che all’altare del calciomercato mancasse improvvisamente Bruno Peres. Così è la vita, Laxalt è restato e con due gol nei recuperi ha issato il Genoa al dodicesimo posto in classifica.

Dieguito è tornato, allora: e si è fatto perdonare la sbandata amorosa avuta con la lupa. I momenti di debolezza accadono anche nelle migliori relazioni. I genoani hanno capito le fragilità emotive di un ragazzo del ’93, lo hanno riabbracciato, seppur in trasferta. É il lieto fine che archivia un anno complicato, sicuramente il periodo più brutto attraversato da Laxalt al Genoa. Anche in questa fattispecie, però, è tangibile l’intervento di Ballardini poiché ha avuto il coraggio di mettere in discussione il suo status di titolare. Nessuno lo aveva relegato in panchina prima d’ora.

Evidentemete questo ha azionato in lui un meccanismo interiore di rivincita. Come se le panchine avessero messo a digiuno una persona abituata ai conviti luculliani, restituendo al Grifo un calciatore più affamato di prima. Linfa vitale per il Genoa, splendida invenzione del tecnico di Lugo. I risultati sono evidenti: Laxalt è brillante, Laxalt è di nuovo fulcro degli equilibri rossoblù. Cassato senza possibilità di revoca quel fantasmino trecciato che per diversi mesi ha presidiato senza personalità la fascia sinistra. Gli occhi di Diego parlano chiaro: sono famelici, non ha più paura se si getta di faccia, come nel duello con Caceres, o se calcia a tutta gamba l’ultimo rovente pallone della partita. Per sua fortuna, e non solo sua, dentro la rete.

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