Lapadula è stato il pezzo forte del calciomercato estivo del Genoa. Pagato un milione di euro da Enrico Preziosi per il prestito, e i restanti dieci per il riscatto tra un anno, l’attaccante arrivava con forti motivazioni dopo la parentesi non troppo felice al Milan. Arrivava, altresì, con una forte fascite plantare, infiammazione particolarmente fastidiosa per un calciatore. Passata la quarantena, manco fosse a Ellis Island, Lapadula è stato costretto a iniziare la preparazione che gli altri compagni avevano già ultimato e smaltito dopo le prime giornate di campionato. Una lenta ma necessaria rincorsa iniziata dal centro Riattiva di Lavagna e non ancora terminata.
Lo staff del Genoa ha dovuto rimettere in piedi Lapadula entro termini ragionevoli e consegnarlo alla prima squadra in forma. Ballardini dovrà gestirlo con cura per fargli riacquistare ritmo partita senza incappare in una ricaduta o, peggio, in una lesione muscolare da stress. Fosse per Lapadula, attaccante animato dallo spirito del guerriero inca, giocherebbe già da agosto. Meglio aspettarlo ancora qualche giorno per evitare guai peggiori: magari una nuova maglia da titolare arriverà nella sua Torino contro la Juventus, sua ex squadra, in occasione degli ottavi di Coppa Italia.
Intanto Lapadula ha portato un preziosissimo punto alla causa del Genoa, scaraventando in rete quel rigore guadagnato mettendoci la faccia (in ogni senso) con la Roma. E’ questo il Lapagol che il popolo rossoblù vuole vedere: la sua bramosia per il calcio, il rincorrere ogni pallone come se fosse l’ultimo, sono caratteristiche che i genoani sapranno apprezzare e valorizzare nel tempo attraverso il tifo. Il subentro con l’Atalanta non ha spostato l’inerzia del match in favore del Grifo, anzi Lapadula è stato beccato più volte in fuorigioco. L’attaccante è l’ombra di se stesso, non c’è dubbio: ma il tempo sarà galantuomo e gli restituirà tutto.
