Lo hanno lanciato verso l’alto, verso il cielo. Tanto in alto da poter essere più vicino ad Alessandro per un solo istante. Lo hanno lanciato in alto per dirgli grazie e per fargli respirare l’aria migliore, quella della Serie A. Che effetto fa? “Abbiamo fatto una grande impresa sportiva tutti quanti, ma i connotati della favola li ha solo l’ultima partita con la Lazio; oggi sembra quasi un merito crederci fino alla fine, invece penso sia la normalità per un allenatore. Non sono schiavo di moduli, penso che il 4-3-3 o 4-2-3-1 siano quelli più internazionali ma l’importante resta sempre la fase di possesso e non possesso” spiega Davide Nicola durante la trasmissione We Are Genoa in onda su Telenord.
Il tecnico del Crotone spiega la crescita della squadra durante la parte finale di stagione: “Il percorso di maturazione alla categoria deve caratterizzare ogni neopromossa: in rosa avevamo nove debuttanti in A, difatti inizialmente partivamo a mille all’ora prima di perdere tanti punti nella ripresa. Le prestazioni ci sono sempre state. Ho avuto la fortuna di avere una società coerente che ci ha stimolato a fare il massimo ogni giorno: mi hanno fatto sentire grato. Io al Genoa? Sarebbe bellissimo tornare, se è una tappa obbligata allora spero di passarci: per ora faccio un grande in bocca al lupo a Juric, anche se a Crotone non ho più meriti di lui per la salvezza“.
“La lettera a mio figlio? Sono passati quasi tre anni, non serve dire cosa provo: ho metabolizzato l’avvenimento. Il mio desiderio è quello di raggiungere dei risultati sportivi e dedicarli ad Alessandro, mi sembra normale, come farebbe ogni padre nella mia situazione: ho la fortuna di essere un personaggio pubblico, quindi la cassa di risonanza è maggiore” aggiunge Nicola, ex difensore del Genoa.